l’Eremo di Santa Caterina a Leggiuno in provincia di Varese
di GIANRAIMONDO FARINA
Per capire Gigi Riva e quello che lui è stato, occorre ritornare alle origini, alle radici. A sas raighinas come si scrive e si dice in lingua sarda. Da notare: il termine raighinas è lo stesso in lingua sarda, sia nel dialetto logudorese che campidanese. Quasi a rimarcare l’unità della lingua di un popolo, quello sardo, che Gigi Riva da Leggiuno ha adottato ed amato, come una sua seconda terra. Quasi un “lascito” ed un invito che il campione, che ci ha abbandonato la sera del 22 Gennaio a 79 anni, ha voluto donare alla Sardegna, con un minimo comune denominatore: unità. E le radici di Luigi Riva, 1944-2024, sono chiare. A Leggiuno, sul lago Maggiore, sponda “povera” lombarda. Per lui sardo d’adozione, campione d’Italia con il Cagliari 1969-70, vicecampione del Mondo a Messico 1970 , campione d’Europa nel 1968, tre volte capocannoniere della Serie A ed ancora miglior cannoniere di sempre della nazionale con ottima media realizzativa : 35 reti realizzate in 42 partite. Per conoscere Riva, il suo carattere e la sua personalità occorre, quindi, andare in questo piccolo borgo di 3000 anime a 40 km da Varese, situato all’imbocco della Valcuvia. A Leggiuno si và, di solito, per due motivi: uno turistico ed uno religioso. Turistico, per godere dell’amenità del lago, anche se dal borgo, più incastonato nell’entroterra, non si può vedere. Religioso, per il famoso plesso monastico di Santa Caterina del Sasso Ballaro, che, invece, dà direttamente sul bacino lacustre in uno splendido ed unico scenario. In passato set suggestivo di film e sceneggiati. Ora mèta imprescindibile di un crescente e significativo turismo religioso. Che porta tanti pellegrini in quest’eremo del XII secolo, edificato a strapiombo sull’acqua e depositario della salma del beato Alberto Besozzi da Arolo, paese confinante con Leggiuno. Una storia unica anche questa del beato Besozzi. Da raccontare. I documenti archivistici, consultati anche dal sottoscritto, raccontano di un mercante ed usuraio che, attorno al 1170, scampando ad un naufragio durante una traversata del lago, ha fatto voto a Santa Caterina d’Alessandria di ritirarsi per il resto della vita in preghiera e solitudine in una grotta in questo tratto della costa. Sito in cui ha costruito una cappella dedicata alla Santa, ancora oggi individuabile nel fondo della chiesa. A seguito della sua beatificazione, da laico, la sua salma riposa all’interno della chiesa. Uno dei primi momenti e luoghi con cui il sottoscritto è “entrato” a contatto con il paese natale di Gigi Riva è stato proprio quest’eremo. Ben presente e documentato nelle ricerche di natura storico economica negli archivi diocesani e statali di Milano. Assieme all’antica ed importante pieve di Leggiuno, facente parte ancora della vasta Arcidiocesi ambrosiana. E non posso non nascondere l’emozione e l’attenzione con cui, da sardo e tifoso del Cagliari, trattavo e consultavo questi documenti. Anche se non parlavano di Gigi Riva, raccontavano i suoi luoghi, il suo lago ed il suo ambiente. Leggiuno è diventato, pertanto, per il sottoscritto, non solo méta di turismo storico e religioso, ma anche di “pellegrinaggio sportivo”. Non solo mio, ma anche dei tanti sardi emigrati e tifosi del Cagliari che vivono nei dintorni. A Leggiuno Riva non si vedeva, certamente. Ma, nei momenti delle mie visite, l’ultima delle quali un 25 Aprile di dieci anni fa, si sentiva. Eccome. Al cospetto di gente orgogliosa e riservata, proprio come quella sarda, famiglia adottiva del loro e nostro eroe. Percorrere le strade deserte del paese, in quelle occasioni, era come fare un percorso a ritroso nei paesi della Sardegna o di qualsiasi altra realtà provinciale italiana. Ove tutte le strade, con le ville ed i campi, ti portano al centro del paese. Ricordato come “il paese del silenzio”. Eppure, quando mi era capitato di entrare nel bar del centro, non avevo potuto non distogliere lo sguardo dalla foto del Cagliari dello scudetto che faceva bella mostra di sé all’ingresso del locale. E da lì è stato abbastanza facile poter “attaccare bottone” con alcuni avventori. Che non avevano disdegnato di ricordare come Riva fosse già bravo fin da piccolo. Almeno, fino agli otto anni, quando la sua fanciullezza fu “travolta” dalla perdita prematura del padre, seguita, a sedici anni, da quella della madre. Con la sorella, la sola rimasta a fargli da spalla per affrontare la durezza della vita. E la prima ad accompagnarlo, controvoglia, a Cagliari. Quando la Sardegna era considerata alla stregua di terra di confino e colonia. Il percorso inverso che, invece, molti sardi facevano proprio in quegli anni del boom economico. Alla ricerca di lavoro e di un futuro migliore. Dall’isola alla Lombardia. Ed anche a Leggiuno. Perché, incredibile a raccontarsi, proprio nelle vicinanze della casa natale di Riva, in via San Primo, luogo di pellegrinaggio pagano di noi tifosi, faceva bella mostra di sé, esposta dal balcone di una casa, una bandiera dei quattro mori. Era l’abitazione, mi si era detto, di un emigrato sardo originario di Ottana. Non ho avuto l’opportunità di poterci parlare, ma ho lasciato Leggiuno soddisfatto, canticchiando i versi di quella bella, struggente e profonda canzone del cantautore nuorese Piero Marras, uno mai banale: “Quando Gigi Riva tornerà, a noi ci troveranno ancora qua. Con la vita in fallo laterale e il sorriso fermo un po’ a metà. Tornerà la voglia di sognare…”. Grazie Gigi per averci fatto sognare.
Un bell’omaggio a un mito che ha molto amato la Sardegna.
Complimenti, Gianraimondo Farina
Santa Caterina del Sasso. Bellissimi luoghi natali di Gigi Riva sul Lago Maggiore. Ho visto anche Leggiuno.
Grandissimo abbraccio!
Eremo di Santa Caterina ❤️
Bellissimo L Eremo di Santa Caterina, ci sono stata due volte❤️
Bellissimo omaggio,commovente e assai interessante per avere incluso anche le radici del”nostro”eroe: Leggiuno, dove lui era nato, ha molto del suo carattere schivo e silenzioso ma anche una sua singolarità di borgo affascinante.
Un’unicita’ che ben si accorda con la la patria piu’ che adottata, divenuta sua per sempre a tutti gli effetti. Per puro amore ricambiato.
Complimenti Gianraimondo!
A quando lo stadio intitolato a
“GIGI RIVA”