LA VITA DI ANTONIO GIUSEPPE DELEDDA DETTO “PEPPE COA” A NUORO

Nato a Nuoro il 6 novembre 1912 da Giovannantonio e Tomasa Solinas, Antonio Giuseppe Deledda noto Peppe Coa, secondo di 5 figli, non ha mai frequentato la scuola.

Abitava in via Manzoni vicino al vecchio convento e fin da piccolo aiutava Il padre ortolano a coltivare i terreni dei Nieddu-Monni mentre la madre vendeva i prodotti dell’orto al mercato cittadino. In seguito la famiglia si era trasferita in una casa comunale in via Ragazzi del 99 e in quella piccola comunità di Monte Gurtei si era in qualche modo inserito perché la gente lo aveva accolto com’era e tutti gli volevano bene.

Affetto da un disturbo borderline della personalità, non fiti pro nuddha de ideas malas. Dotato di forza fisica, era un gran lavoratore e svolgeva tanti piccoli lavoretti. In seguito fu assunto come operaio forestale maturando una modesta pensioncina. Bravo e disciplinato, portava a termine il compito che gli veniva assegnato e proprio per questo era stimato anche nell’ambiente lavorativo. Nella sua ingenuità era quasi infantile, tuttavia sapeva distinguere i ruoli e in qualche modo li rispettava, riconosceva l’autorità del capo cantiere del vivaio forestale e della mamma che riusciva sempre a ricondurlo alla ragione.

Magro, altezza media, appariva incerto nel camminare, ma non lo era affatto. Portava barba e capelli bianchi lunghi e incolti, la tuta da lavoro blu ornata in vita da una cintura di pelle era la sua divisa. Il suo ritratto campeggiava sempre in Piazza Vittorio Emanuele nella vetrina esterna del fotografo Goffredo Guiso.

Non si sa bene perché tutti lo chiamassero Peppe Coa, di sicuro si sa che lui non gradisse affatto essere apostrofato con quell’epiteto che riteneva alquanto offensivo.

Era affettuoso e sensibile, capiva perfettamente anche se presentava una certa difficoltà nell’eloquio. Pepe aveva 40 anni alla morte del padre e 63 quando perse la madre, la sua scomparsa fu per lui un duro colpo perché il suo amore era tutto per “mamedda mea”. Si accompagnava sempre con la sua foto e baciava di continuo l’immagine con forte commozione.  

Cedeva spesso ai piaceri del vino con la conseguente alterazione umorale, in seguito aveva smesso. Nella casa di Monte Gurtei conduceva una vita normale sotto lo sguardo vigile dei nipoti, in particolare di Pinuccia che si è sempre presa cura di lui. Era credente e da giovane aveva frequentato la chiesa di Santa Maria. In tarda età era stato affidato a Progetto Uomo che lo aveva assistito con affetto e professionalità, organizzando perfino una grande festa al suo 90esimo compleanno. Un giorno, per sollazzo, qualche buontempone lo indusse a cedere al richiamo de su zilleri. Prese una sbornia così solenne da temere il peggio, ma grazie alle premure dei suoi venne curato e riportato nella retta via.

“Ha sempre lavorato e tutti gli hanno voluto bene – ricorda la nipote Rosanna che gli è stata vicina e lo ricorda con molto affetto -. L’unica cosa che gradiva era il thè, nient’altro. Aveva la mania degli occhiali e delle cinture, ne possedeva un’intera collezione. Spesso andava a trovare i parenti e si intratteneva con loro, soprattutto col nipote Marieddu. Aveva la percezione della morte e soffriva ogni qualvolta sapeva che uno passava a miglior vita, più volte aveva espresso il desiderio di non essere sepolto nella nuda terra ma in un loculo dove oggi riposa nel cimitero di Nuoro”.

Quando ormai vecchio e sofferente è stato necessario collocarlo in una casa di riposo, gli è stato detto che si trattava di un ricovero ospedaliero perché mai avrebbe accettato quella soluzione, ma lui aveva capito subito dove realmente si trovasse. Morì il 12 aprile 2003 ad un mese dal suo arrivo nella struttura.

“Con te se ne va un pezzo del mio cuore, mi manchi e mi mancherai sempre. Ti ho voluto un gran bene, grazie per i momenti trascorsi insieme, non ho parole per esprimerti quello che sento. So che non sai leggere, ma certamente saprai leggere il mio cuore. Ti voglio bene”. Questo l’omaggio di Graziella Giobbe di Progetto Uomo alla salma del caro Peppe.

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3 commenti

  1. Franchina Palla

    L’ho conosciuto quando ero bambina,
    Persona umile e buona.

  2. Ricordo bene questa persona a Nuoro ,sempre in fretta e adirato, ai semafori

  3. Conosciuto.

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