di LUCIA BECCHERE
Viaggio di sola andata quello di Andrea Napoli il quale, conseguito il diploma di geometra all’Istituto Tecnico Chironi, aveva lasciato la sua amata Nuoro per quel di Oristano in cerca di sistemazione. Era partito nel 1962 con la speranza di poter rientrare un domani al suo paese, ma avendo trovato lavoro si era stabilito definitivamente nella città di Eleonora d’Arborea dove aveva messo su famiglia. Tuttavia non aveva mai rinunciato agli affetti e ai ricordi del suo vissuto in terra barbaricina da cui si era allontanato e dove aveva trascorso l’infanzia e la giovinezza, affetti e ricordi che ancora oggi, a distanza di 61 anni, si porta nel cuore. Il geometra scrittore, autore di “Frammenti di storie Barbaricine e Tabarchine” e “La cena delle anime”, recentemente ha dato alle stampe la sua nuova opera “Le storie e i personaggi custoditi nella tela di Eleonora” dove, per non dimenticare, fa rivivere le sue memorie di vita familiare, umana e professionale. Il libro, che con le sue due precedenti pubblicazioni forma una trilogia di storie e personaggi, ricorda la sua esistenza da esule ripercorrendo le tante difficoltà che ha dovuto superare nel mondo lavorativo, ma anche le affermazioni personali e professionali. Il suo raccontare è permeato dalla nostalgia di chi guarda con affetto e rimpianto al passato che si porta dentro, alle proprie radici, ai giochi spensierati, agli anni trascorsi fra i banchi di scuola, agli amici di un tempo, alle esperienze vissute che, con abilità descrittiva, fa rivivere nelle pagine dei suoi libri.
Nel testo la storia di un uomo che ha sempre creduto nella vita e nelle proprie capacità, oggi gode della sua meritata pensione, vive circondato dall’affetto della sua famiglia e dei tanti amici, felice di coltivare la passione per la scrittura.
Nelle pagine è palpabile questo grande attaccamento agli affetti vicini e lontani, al lavoro, alle tradizioni, al rispetto verso tutti e all’enorme voglia di raccontarsi perché niente di ciò che è stato vada perduto. L’autore che mai si è arreso di fronte alle difficoltà, con orgoglio tutto barbaricino afferma di aver sempre faticato per raggiungere i propri obiettivi e ringrazia quanti gli hanno voluto bene e lo hanno stimato facendogli dono dei buoni consigli e dei buoni insegnamenti che lui ha saputo apprezzare, custodire e mettere in pratica con rispetto e riconoscenza, messaggio positivo ai giovani per dire che l’onestà, l’impegno, e i sacrifici ripagano sempre.
Storia di un lungo percorso umano e professionale, perché le due cose non possono essere disgiunte, storie di scelte lavorative e familiari che ha dovuto privilegiare rispetto ad altre, incontri determinanti che lo hanno formato e strutturato.
Nel libro sfila una umanità intera, personaggi variegati, spesso Maestri di vita come lui li definisce, persone che ha incontrato nel lavoro, colleghi, superiori, titolari d’impresa, clienti, amministratori pubblici, nella comunità dove è vissuto, amici e conoscenti, senza dimenticare le due comunità, barbaricina e tabarchina, da cui trae origine la sua famiglia.
I personaggi che popolano le sue pagine sono numerosi e si caratterizzano ognuno per il proprio bagaglio di esperienza, conoscenza e sentimenti: Battistin, Emilio, l’uomo con la valigia, l’uomo del Monte, l’uomo della cartolina, l’uomo degli oceani, l’uomo del pane, il ferroviere, la signora in nero e tanti altri, ciascuno con la propria storia e il proprio carico di umanità.
Nuoro, il suo paese mai dimenticato perché sempre incastonato nell’anima, “andava sempre più allontanandosi dalle frequentazioni ma non dal cuore”. Gli ritornano in mente “le cotte tutto fumo e arrosto, le vasche nella via Maiore, gli approcci amorosi, i vialetti nascosti dietro la chiesetta della Solitudine con le ragazzine” ma anche la bici, dono del Direttore tecnico dell’Impresa Marino per raggiungere i comuni limitrofi ad Oristano, sedi di lavoro, la prima Vespa 125 della Piaggio nel 1961, la Fiat 500 usata, “la stessa che ci aveva accompagnato in viaggio di nozze”, il suo viaggio a Carloforte nella campagna del Macchione quando per la prima volta conobbe Pina, la ragazza che sarebbe poi diventata sua compagna di vita e con la quale di recente ha festeggiato il 59esimo anniversario di matrimonio.
Un profondo grazie alla Prof. che da tre anni ,badando alla sostanza dei miei ricordi e non alle possibili imperfezioni grammaticali, unitamente alla disponibilità di Tottus Impari , mi hanno gratificato con una onorevole attenzione.