L.Bidoni, S.Gelsomino, G.Serra, don P.Borrotzu
di CRISTOFORO PUDDU
La tavola rotonda, dal tema forte e doloroso della situazione carceraria in Italia, ha evidenziato tutte le problematiche e gli evidenti segni di drammaticità sul fronte delle persone in condizione di detenzione.
Dal sovraffollamento (tasso medio pari al 120%, con circa 10 mila detenuti in più rispetto alla capienza regolamentare) ai tanti – troppi! – casi di suicidio, alle inaccettabili “via crucis” per tempi di attesa di giudizio e, non ultimo, il rilevante numero di donne e stranieri come popolazione carceraria di giovane fascia anagrafica. La criticità delle molteplici situazioni di vita carceraria, estremi numeri di malessere e disagio, sono segnalati da operatori, dagli infiniti rapporti ufficiali e dalle puntuali analisi di Antigone (associazione per i diritti e la garanzia nel sistema penale), che denuncia e stimola la necessità attuativa di operare nell’immediato dei profondi e radicali cambiamenti nel sistema carcerario italiano. Non ultimo il dramma delle ingiuste detenzioni ma anche la situazione degli staff penitenziari, preoccupantemente sotto organico.
Si è parlato ampiamente di 41-bis ed ergastolo ostativo – regime di condanna che interessa principalmente capimafia e stragisti – e della effettiva dubbia utilità di una soluzione estrema carceraria, in “conflitto” con la teorica ed istituzionale funzione rieducativa del carcere, quando si realizza la conseguente totale perdita e privazione degli eventuali benefici per un detenuto. Certo una sfida e contrasto forte alla criminalità ma anche alla dignità umana e agli inviolabili diritti della persona: assoluta garanzia di uno stato democratico e di diritto. Discipline spesso in collisione con la Convenzione europea dei Diritti dell’Uomo, in quanto afferma che nessuna persona può essere sottoposta “a pena e trattamenti inumani e degradanti”, ed in contrasto con valori e principi fondamentali contenuti nella stessa Carta costituzionale. Insomma, fin dove può spingersi uno stato fondato su valori democratici?
Hanno dialogato nella sede I.B.I.S. di Nuoro, a cui è pervenuto il saluto della presidente APS I.B.I.S. Haydèe Bermudez Guevara, Lisetta Bidoni, presidente e fondatrice dell’I.B.I.S. nuorese, Simone Gelsomino, regista de La luna del pomeriggio, don Pietro Borrotzu, Cooperativa Ut Unum Sint di Nuoro, Giovanna Serra, garante dei diritti delle persone private della libertà personale del Comune di Nuoro.
La coordinatrice dell’incontro Lisetta Bidoni, ha definito con numeri ed informazioni, il “tema sensibile” e l’impegnata azione politica e sociale da promuovere, operare ed attuare in un percorso di coscienza-conoscenza dei diritti-doveri. Ricordati i diversi progetti realizzati nel nuorese a favore del mondo carcerario e per rendere “meno dura” la detenzione a Badu ‘e Carros. Evidenti e significativi i tanti segnali di attenzione dimostrati a livello di volontariato locale, con una rete di associazioni attive a cui partecipano anche i soci dell’I.B.I.S.
Il giovane regista Simone Gelsomino ha presentato, con passione e profonda sensibilità verso l’umanità carceraria, il suo percorso creativo teatrale compiuto in collaborazione con Luisanna Cuccuru e tratto dal volume La luna del pomeriggio a cura di Giovanni Gelsomino. L’opera, nata all’interno della Casa di reclusione Paolo Pittalis di Nuchis (Tempio Pausania), è il frutto di un progetto di scrittura creativa in cui i detenuti hanno riversato le loro storie “pericolose” con l’emozione sofferente e dolore riflessivo. Simone Gelsomino, oltre all’attività teatrale, svolge un importante ruolo da conferenziere nel circuito scolastico per sensibilizzare i giovani alle problematiche dell’universo carcerario; recentemente ha promosso incontri in diverse scuole isolane e con studenti universitari interessati ai corsi di laurea in Comunicazione pubblica e a quelli in Teoria Sociologica e Ricerca Sociale. L’intervento di Simone, parlando dei carcerati, ha proposto un’attenta analisi su giudizi-pregiudizi critici all’interno di una scala di valori e significative considerazioni sullo spazio-tempo, svuotato dal senso di identità ed appartenenza; dunque, di un tempo carcerario (tra personale e collettivo) in cui la luna del pomeriggio rappresenta l’esistenza non definita ed “ancora in forse”.
L’intervento della garante Giovanna Serra è stato caratterizzato, oltre che da linee generali sulle problematiche legate al ruolo di tutela e verifica delle condizioni di vita nei luoghi di detenzione, dalle specificità e reali esperienze vissute alla Casa Circondariale di Nuoro e nell’operatività di salvaguardia degli interessi delle persone sottoposte a misure restrittive o limitative della libertà personale. Determinante nel ruolo di Garante la promozione di iniziative volte all’informazione e sensibilizzazione anche della collettività; dunque un punto determinante di contatto ideale tra “la società di fuori” e quella oltre gli “alti muri”.
A riflettere in modo concreto, attivamente e in prima persona di giustizia riparativa, è don Pietro Borrotzu. Attraverso la sua cooperativa sociale si attiva per riannodare i legami “tra vittima-reo-comunità”, in un percorso di profonde riflessioni e solidarietà di servizio. L’azione riparativa interessa e coinvolge strategicamente tutto il tessuto sociale e nel centro di accoglienza, per detenuti e loro familiari, creato e gestito dalla cooperativa Ut Unum Sint (lat. “perché siamo una cosa sola”, un condensato della preghiera sacerdotale di Gesù, secondo il Vangelo di Giovanni) si sperimenta la rinascita di una nuova umanità, rigenerata in orizzonti di speranza e rimediando con acconsentimento libero “alla risoluzione delle questioni risultanti dal reato con l’aiuto di un terzo imparziale”.
All’incontro hanno presenziato gli amministratori Sebastian Cocco, presidente del Consiglio comunale di Nuoro, Fausta Moroni, assessora ai servizi sociali, Giovanna Obinu, consigliera e il sindaco Andrea Soddu che, in un breve intervento, ha dichiarato un grande interesse per le criticità dei carcerati e sottolineato come da avvocato abbia “guadagnato una esperienza importante ed umana a contatto con il mondo carcerario, con i detenuti e con le problematiche dell’istituzione”. Difronte ai reati ritiene estremamente necessario “sviluppare una condizione riflessiva che conduca la comunità a considerare determinanti i valori della riabilitazione, della giustizia riparativa e del reinserimento, premessa da ottenere con l’educazione civica ai valori della democrazia”. Numerosi e stimolanti gli interventi del numeroso e attento pubblico.
Resoconto puntuale di un incontro molto partecipato, arricchito dalle riflessioni di Cristoforo Puddu, sempre inappuntabili. Relatrici e relatori hanno catturato l’attenzione del numeroso pubblico, stimolando interventi che hanno contribuito ulteriormente a mettere a fuoco le criticità della vita carceraria,ma anche le opportunità che il sistema, coadiuvato dal grande lavoro delle cooperative sociali e del volontariato, mette a disposizione delle persone private della libertà personale.