CROLLA IN SARDEGNA LA PERCENTUALE DEI GIOVANI CHE NON STUDIANO E NON LAVORANO: I RISCONTRI DEL “NEET”, LA PROGRAMMAZIONE EUROPEA

La percentuale dei giovani tra i i 19 e 29 anni che non studiano, non seguono corsi di formazione e non lavorano (Neet) in Sardegna è crollata in sette anni dal 27,7% all’attuale 16%, allineandosi quindi la media nazionale. Un crollo di quasi 12 punti, pari a oltre il 40% in valore assoluto, che segna un’inversione di tendenza ottenuta anche grazie alle iniziative messe in campo con le politiche di coesione finanziate dal Fondo sociale europeo (Fse) nel corso della programmazione 2014-2020. Il dato è emerso nel corso della riunione del Comitato di Sorveglianza del programma operativo regionale Fse che si è svolta martedì 28 novembre a Cagliari.

«Un risultato importante – ha detto Adelina Dos Reis rappresentante della Commissione Europea-, raggiunto grazie al lavoro del partenariato nella gestione dei fondi strutturali». In questo ambito rientrano le diverse azioni portate avanti che spaziano dall’occupazione (con risorse impegnate per oltre 162,7 milioni di euro e spesa per oltre 141,8 milioni di euro), inclusione sociale e lotta alla povertà (con 91,2 milioni di euro di risorse impegnate e spesa per oltre 84,2 milioni) e infine con l’asse che riguarda la formazione e l’istruzione. In questo caso le risorse impegnate sono pari a 164,2 milioni e la spesa supera i 128,7 milioni.

La tendenza al miglioramento della situazione dei Neet in Sardegna era parzialmente stata anticipata da Eurostat e che in Italia riguarda solo altre tre regioni: Marche, Molise, Campania, mentre sono in peggioramento tutte le altre nei due anni segnati anche dalla pandemia, in particolare in Friuli-Venezia Giulia, Provincia di Trento, Liguria, Umbria e Lombardia.

I dati relativi non lasciano spazio a interpretazione: le regioni europee messe peggio sono in Italia, in particolare nel Mezzogiorno. Nel 2021, ultima in assoluto era la Sicilia con il 30,2%, in peggioramento di quasi un punto rispetto al 2020. A seguire la Campania, con il 27,7% (28% l’anno prima). E risalendo, dopo una regione bulgara, la Calabria (27,2%). La media europea è del 10,8% (in miglioramento rispetto all’11,1% di un anno prima) ma in Italia solo la Provincia autonoma di Bolzano supera appena la media europea, fermandosi al 10,5%. Il problema dunque riguarda tutti, non solo il Sud. In Piemonte, giusto per fare un esempio, i Neet nel 2021 erano il 17,7%, come nel Lazio. Leggermente migliore la condizione della Lombardia: 17,3%, ma erano al 15,7 un anno prima. L’Emilia-Romagna viaggia con una percentuale del 13,5%. Una situazione migliore si trova nelle regioni olandesi e in Svezia dove i Neet sono tra il 3,5 e il 3,6%, quasi nove volte meno della Sicilia.

Nel corso dell’assemblea plenaria di Cagliari, poi, è stato esaminato anche il dato sulla spesa certificata del periodo 14-20 che al 24 ottobre era di 285 milioni di euro, di cui 196 milioni in quota Ue. «Le previsioni finanziarie per l’ultima parte del 2023 – annunciano dalla Regione – indicano una spesa totale cumulata che al 31 dicembre riuscirà a superare 332,3 milioni di euro, di cui in quota UE oltre 223,4 milioni di euro superando il target finanziario in quota Ue pari a 222,4 milioni di euro». Tradotto, non si perderanno risorse del programma.

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