di CRISTOFORO PUDDU
Il cantadore de Otieri Zuseppe Pirastru (23 ottobre 1858 – 27 aprile 1931), poeta di estrema inventiva e creatività, lega indelebile il suo nome alla prima generazione di aedi che plasmarono l’identità della nuova gara poetica pubblica, impresa inaugurata con “sa gara nodida de su 1896”. Non era raro, nell’improvvisazione di Pirastru, il ricorso all’esaltazione della propria arte con versi superbi: “Cando cantat Pirastru Deus falat\ e-i s’arcu balenu lu colorit…”, ma è anche vero che preferisce il confronto poetico con gli amici-rivali Contene e Cubeddu, sempre capaci di stimolare la sua “precisione, arguzia e lirismo”. Apprezzate di Pirastru le particolari composizioni con il metro del trintases e l’abilità nello sviluppare, con energia e argomenti, i temi proposti nelle disputas.
Nuova luce sulla figura ed arte lirica dell’ozierese ci viene donata dalla lettura della pubblicazione, edita dalla Grafica del Parteolla, titolata “Zuseppe Pirastru – De sos poetas su mastru”; l’opera curata da Francesco Cossu “Zizzantoni”, in collaborazione con il Centro di Documentazione della Letteratura Regionale del Premio Ozieri e con l’apporto determinante di tutti i nipoti del poeta, si avvale della prefazione di Antonio Canalis e delle introduttive considerazioni di Nino Pericu.
L’orgoglioso excursus del curatore sul ruolo svolto da Ozieri sulla radicata tradizione e coltivo letterario-poetico, s’immerge idealmente nelle opere in sardo del passato, fino agli attuali vitalizzanti contributi letterari e linguisti dei premi “Ozieri” e “Logudoro”. Il prezioso lavoro di Francesco Cossu, documentato ulteriormente in “sa ‘e duas edisciones”, rivitalizza e ricostruisce il clima poetico umano e sociale de “sos cantonalzos” e il cantare “in totu sas ocasiones comunales de festa”; ne narra storia e vicende legate agli antichi modelli e schemi delle disputas e alla dimensione veicolare di comunicazione poetica.
Tutto si concretizza in una pregevole raccolta “de prendas poeticas” di Zuseppe Pirastru, considerato “de sos poetas mastru”; interessante l’analisi-saggio su gare, temi, luoghi collegati a Pirastru e al rapporto intercorso con l’amico “coriale” Antoni Cubeddu e i suoi antagonisti contemporanei, nel segno di un percorso straordinario e confronto autentico di cultura identitaria.
Interessanti le ricche note a carattere biografico, tratte dal testo “Giuseppe Pirastru e le gare poetiche”, pubblicato nel 1980 dal poeta di Oliena Antoni Canu, che delinea la figura poderosa dell’aedo ozierese nel senso caratterizzante di esaltante unicità: “per genialità, arguzia, forza espressiva, irruenza, bontà d’animo, prontezza, logica serrata nell’argomentazione, purezza linguistica, spontanea e ricca vena”.
La prefazione di Antonio Canalis arricchisce il dibattito sull’eredità della poesia trasmessa dai poeti estemporanei; con estrema fiducia scrive del prezioso frutto lirico che anche tanti giovani “sun assaborende” come “su mele de una identidade chi in dies de oe at a resultare sempre pius saborida”. Le considerazioni di Nino Pericu, riportano alla “bottega dei sogni” dell’infanzia, vissuta nel laboratorio artigiano del padre, che rievocava i versi di tiu Peppe Pirastru con l’ammirazione “pro su traggiu e su manizu” di incisivi “versi, rapidi e leggeri”, ma nel contempo capaci di interpretare in modo compiuto ed elevato ogni tematica.
L’opera propone un appassionante e vario campionario di poesia in cui è protagonista Zuseppe Pirastru ( modas, trintatres, trintatres retrogadu, treighina repetida, ottavas iscàbulas, etc.).