Maria Francesca Chiappe
di GIGI MAESTRI
Una giornalista e un poliziotto in vacanza a Porto Cervo indagano sul misterioso ritrovamento di un cadavere su una delle spiagge per una storia che descrive la destinazione attraverso il Noir
È uscito lo scorso mese di giugno il sequel di Giallo Sardo, un lavoro collettivo che ha visto la luce nel 2020 grazie a Piemme e che quest’anno, in considerazione del successo della prima edizione, vuole replicare l’entusiasmo tributato dai lettori con una nuova raccolta di dieci racconti scritti da altrettanti esponenti della letteratura isolana che da tempo sono riconosciuti e apprezzati a livello nazionale. Del gruppo di narratori fa parte un’amica storica di Porto Cervo, già ospite della rassegna di incontri con gli autori che da tantissimi anni si svolge nel borgo fondato dal Principe Karim Aga Khan e che l’anno passato è stata tra le protagoniste di un indimenticabile evento a più voci dedicato al drammatico tema della violenza di genere.
È la giornalista Maria Francesca Chiappe, scrittrice affermata e firma di punta de L’Unione Sarda, che, dopo i brillanti risultati dei suoi due primi romanzi editi da Castelvecchi, Non è lei e Ostaggio, torna in libreria, seppure in forma corale, con un nuovo racconto che promette grandi emozioni. Ma non è solo per la straordinaria capacità di raccontare storie criminali che abbiamo voluto incontrare una delle più apprezzate croniste di giudiziaria che la stampa quotidiana annoveri nel sistema editoriale italiano: pagine che la caporedattrice cagliaritana ha seguito per oltre vent’anni, diventando punto di riferimento per gli appassionati del genere e gli addetti ai lavori, oltre che per i suoi colleghi della Penisola e, nei casi più eclatanti, per gli inviati esteri. L’ambientazione del suo mini noir è tutta smeraldina, un caso eccezionale che farà scoprire a tanti lettori angoli inediti del paradiso gallurese conosciuto in tutto il mondo per le sue straordinarie bellezze ambientali e naturalistiche.
Cosa ci può dire del suo racconto inserito nella seconda avventura di Giallo Sardo? «All’alba di Ferragosto, durante il concerto sulla spiaggia di Capriccioli, quando si leva il sole, gli spettatori e i musicisti notano un cadavere sulla battigia. Annalisa Medda e Fernando Corallo, la giornalista e il poliziotto protagonisti dei miei precedenti romanzi, sono in vacanza da quelle parti e si intrufolano nelle indagini. Viene fuori un mondo di persone in cerca di un facile successo a Porto Cervo e non si accorgono, tanto meno apprezzano, le meraviglie che la natura ha regalato a questo fazzoletto di terra».
Come è nata l’idea di questa antologia creata da autentici campioni dell’apprezzatissima letteratura sarda? «Merito di Francesco Abate che ha avuto un’intuizione bellissima: raccontare i territori della Sardegna attraverso storie noir scritte da autori rigorosamente sardi. Il primo volume è stato un successo. Mi ha voluto inserire tra i dieci giallisti di questo secondo volume e devo dire che sono veramente emozionata».
Due romanzi di Castelvecchi tra i best seller della narrativa quattro mori. Cosa si devono aspettare i lettori visto che il proverbio recita “non c’è due senza tre”? «Mica posso smentire i proverbi!»
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