I CAMMINI DELLA FEDE: NOSTRA SIGNORA DI BONARIA IN SARDEGNA E NOSTRA SIGNORA DI TINDARI IN SICILIA

È bello pensare a come Sicilia e Sardegna siano isole profondamente cristiane e mariane. E questo per il sottoscritto è un particolare aspetto che le accomuna anche nella venerazione dei due loro più importanti santuari: Tindari e Bonaria. Per i siciliani Tindari rappresenta la fede cristiana e mariana per eccellenza con una storia che affonda le sue radici all’ VIII secolo d. C e racconta del ritrovamento miracoloso di una statua greco bizantina della Madonna “Odigitria” a largo degli odierni e naturalistici Laghetti di Marinelli.  Un “Cammino”, però, purtroppo, quello di Tindari, violato e devastato dal recente e criminale incendio che, dal lato occidentale ha coinvolto il pittoresco sentiero di “Coda di Volpe”. Drammatiche quelle immagini della notte fra il 25 e 26 luglio che fotografavano un santuario avvolto e minacciato dalle fiamme. Rappresentazione triste e drammatica. Ma la Madonnina nera ha fatto, anche qui, il suo miracolo. Per quanto riguarda la Sardegna, invece, ogni sardo credente, che arriva o parte da Cagliari, non può non mancare di visitare i due luoghi simbolo della nostra fede: la Basilica di Nostra Signora di Bonaria ed il Convento cappuccino di Sant’ Antonio da Padova, ove sono custodite e venerate le salme di Sant’ Ignazio da Laconi e del Beato Fra Nicola da Gesturi, oltre al venerabile Fra’ Nicolò da San Vero Milis ed al Servo di Dio Fra Nazareno da Pula. Per capire la Fede sarda, cristiana, cattolica, apostolica e romana, bisogna partire da questi luoghi. Ed “in primis”, da Maria e da quell’incredibile storia che si riferisce al fatidico 25 marzo 1370 e che è ben descritta nello splendido chiostro- museo adiacente.  “Una nave, proveniente probabilmente dalla Spagna, si dirigeva verso l’Italia quando, all’improvviso, fu colta da una terribile tempesta, che mise a repentaglio la vita dell’equipaggio e dei passeggeri. Pur essendo esperti di navigazione, nessuno dei marinai riuscì a portare l’imbarcazione al sicuro. Il capitano, in un ultimo tentativo di salvare almeno gli uomini, ordinò di gettare in mare tutto il carico della nave”. Così fu fatto ma senza risultato alcuno. C’era anche una grande cassa, di cui s’ignorava il padrone e il contenuto.  Fu gettata per ultima. All’improvviso, quasi per incanto, la tempesta cessò. Si cercò di riprendere la rotta prestabilita ma la nave, quasi costretta da forze misteriose, seguì la cassa che, dopo qualche tempo, si arenò sulla spiaggia, ai piedi della collina di Bonaria.  “Molta folla”- continua la storia- “comprese le autorità religiose e civili, accorsero sulla spiaggia per rendersi conto dell’accaduto. Tutti contemplavano la cassa chiedendosi quale misterioso segreto racchiudesse. Si cercò di aprirla, ma nessuno ci riuscì. Si cercò di sollevarla, ma ogni tentativo fu vano. La cassa era troppo pesante. All’improvviso una voce di bimbo gridò: Chiamate i frati della Mercede! Questi arrivarono in fretta e, senza difficoltà alcuna, sollevarono la pesante cassa e la trasportarono nella loro chiesa”. In quella cassa vi era una meravigliosa statua della Madonna con il Bambino in braccio e, nella mano destra una candela accesa.

Da quel fatidico 25 marzo 1370, la piccola chiesa dei frati è diventata la casa di Maria, il Santuario di Cagliari e della Sardegna, destinato a diventare il “maggior centro di devozione alla Vergine di tutta l’Isola ed uno dei più importanti d’Italia”. In Sardegna tutte le strade della fede partono, arrivano e si dipanano, dunque, da Bonaria. È questo il senso del Cammino di Nostra Signora di Bonaria che “riallaccia” la Sardegna cristiana ai grandi “Cammini della nostra fede”: Santiago, Gerusalemme e Roma. Ed è stato commovente, la sera del 15 Agosto, sentirsi “accolto” da pellegrino, assieme alla propria famiglia come “a casa”, affidando le proprie preghiere alla potente intercessione di Maria, “Di Bonaria celeste Regina, Dietro d’Angeli schiera infinita, Salve, o Madre, che il cielo ci diè. Sovra l’onda placata del mar, Te saluta e devota s’inchina già s’appressa la Vergin gradita. La Sardegna che esulta per Te”.

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