di GIANRAIMONDO FARINA
Per capire meglio a che punto sia arrivata la tanto conclamata continuità marittima da e per la Sardegna, bisognerebbe che classe dirigente, politica ed imprenditoriale sarda (e siciliana) si facessero un giro lungo l’unica rotta “disponibile”, la Palermo-Cagliari e viceversa. A rendere ancora più realistico “il quadro” ci pensa sempre quel tabellone estivo che fa bella mostra di sé nella stazione marittima di Genova e che delinea una Sardegna “presa d’assalto” nei suoi porti “settentrionali”, Olbia e Porto Torres, dai traghetti della flotta Onorato- Aponte, Moby- Tirrenia e GNV. Il resto, le “briciole” si fa per dire, agli altri: “in primis” la Grimaldi che, dopo aversi garantita la tratta Livorno – Olbia, è riuscita ad entrare, a regime” convenzionale (continuità territoriale marittima per i sardi, i residenti e le loro famiglie ndr), lungo la bistratta tratta che collega, nei loro capoluoghi, le due isole, le più grandi del Mediterraneo. Sette milioni e mezzo di abitanti. Un collegamento ridottosi “al lumicino”: uno settimanale. Con partenza, soprattutto in periodo estivo, a regime “da tour de force” da Cagliari la sera del sabato e da Palermo la mattina successiva della domenica. Poi niente per tutto il resto della settimana. Come se le tratte commerciali, produttive lavorativi, per sette milioni di isolani fossero sospese ad “intermittenza”. Con buona pace dei tanti “mercati” siciliani scoperti dai prodotti sardi (basti pensare alla Cooperativa lattiero casearia Arborea, ormai fra i “leaders” nel Trapanese) e viceversa (soprattutto l’ortofrutta). Dodici ore di durata che, in particolare nella stagione estiva, diventano, nella destinazione Cagliari, un calvario. Nel silenzio generale della politica regionale e della cosiddetta emigrazione sarda “organizzata”. “Organizzata”, da e per la Sardegna, si fa per dire, più per il Centro ed il Nord Italia che per il Sud e la Sicilia. A proposito, sulla linea Palermo-Cagliari a/r, sebbene in regime di convenzione, non figura alcuna promozione riferibile ai tanto sponsorizzati, altrove, prodotti di “Sarda Tellus”, così “cari” ai sardi “organizzati”. Qualche domanda occorrerebbe farsela. E qualche risposta sarebbe il caso di fornirla. Il collegamento con la Sicilia, dopo l’ultima fallimentare gestione parastatale “Tirrenia” che, fino al 2011, garantiva, comunque, due linee settimanali, Cagliari-Palermo e Cagliari- Trapani, dopo era “caduto in disgrazia” con l’improponibile affidamento, in appalto, con la Tirrenia in regime di concordato preventivo, ad una compagnia greca. Della serie: era meglio quando si stava peggio. Proprio perché il collegamento “parastatale” bisettimanale, con dentro Trapani, e con una tratta di percorrenza di durata per giunta inferiore a quella di Palermo (dieci ore contro dodici), aveva permesso, soprattutto per i produttori dei Campidani sardi, la “scoperta” dell’interessante fascia produttiva e di smercio occidentale e sud-occidentale siciliana, fino alla zona sud-orientale. Traffico commerciale, logicamente, reso più “complicato” con la chiusura del collegamento ed il relativo declassamento del porto di Trapani. E, “naturaliter”, il conseguente “accentramento” a Palermo. Con buona pace di imprenditori sardi e siciliani. La successiva aggiudicazione, in via definitiva, della tratta alla Grimaldi dopo i vari e fallimentari tentativi di Sardegna e Sicilia di “entrare” nel CdA Tirrenia. La Sicilia, onestamente, qualcosa in più ha fatto; la Sardegna, a parte i “proclami” no. Si era, infatti “tutti presi”, allora, nel periodo della Giunta Cappellacci (2009-2014), dalle aspirazioni ad avere la “flotta sarda”. Aspirazioni “troncate” dall’Europa ma giuste nel merito. Che, però, avevano “offuscato” quel che stava,allora, accadendo all’interno di Tirrenia in regime concordatario. Spianando, di conseguenza, la strada al gruppo Onorato, il vero “Signore dei mari sardi”. E lasciando “le briciole” alla Grimaldi, per esempio. Che, comunque, nonostante le criticità della gestione attuale, è riuscita a “salvare” il collegamento fra le due isole. Con un traghetto “ro/ pax”, la motonave Venezia che, però, per cabotaggio, non è assolutamente in grado, di sostenere una simile distanza. Sia per il trasporto merci, con una capacità di oltre 2000 metri lineari, che passeggeri (fino a mille ma che, in periodo estivo, tranquillamente, raddoppia). Ed a farne le spese sono, ovviamente, i disservizi, addebitabili, in questo caso, alla latitanza della classe politica statale e regionale, più che alla Compagnia, che è andata a “coprire” un vuoto lasciato da Tirrenia (e giudicato non “appetibile” economicamente per il gruppo Moby). Classe politica sarda che, sostenuta anche dalle flatue, demagogiche e stantie battaglie per l’inserimento del principio d’insularita’ in Costituzione, ha, di fatto, “perso di vista” come questo principio non sia garantito neppure fra le due isole che ne dovrebbero essere le maggiori interessate. Ma, si sa’, purtroppo: i politici sardi non viaggiano in nave. E, per certi versi, neppure i sardi emigrati “organizzati” (visti ora i costi altamente proibitivi persino della continuità marittima, nonostante gli ultimi ribassi). Ed a maggior ragione non viaggiano lungo la tratta Palermo- Cagliari…
Bravissimo, Gianraimondo Farina! Un articolo doveroso nella speranza che la situazione migliorerà unendo gl’isolani in un’amicizia affettiva oltre che economica e culturale.
Quando il nostro governo fara in modo di migliorare questa situazione è sempre tardi
Dai che adesso nella campagna elettorale si riempiranno la bocca di “risolveremo, faremo” per tutelare il diritto dei sardi alla mobilità…
E ci sarà chi li voterà ancora questi #senzavergogna
Vediamo chi si presenta OLTRE ai due schieramenti mascherati da indipendentisti….e valuterò…di certo non sarò complice dello scempio dell’isola e della colonizzazione di stato portata avanti da tzeraccus #senzavergogna
Astensione. E non parlarmi di male minore, sono il MALE.