RIPENSARE ALLA STRUTTURAZIONE DELL’EMIGRAZIONE SARDA ORGANIZZATA: L’ESEMPIO DEL CIRCOLO SARDEGNA DI MONZA

evento in Sardegna per la presentazione del libro di Adriana Valenti Sabouret

Ecco quello che un vero circolo culturale sardo dovrebbe, veramente fare: “portare” la Sardegna e la sua cultura anche nei villaggi turistici sardi ed i villaggi turistici sardi “fuori”, in Sardegna. Un dato oggettivo permane: nessun circolo sardo della cosiddetta “emigrazione organizzata”, fa questo. Una volta venuta l’estate, si “chiudono baracca e burattini” ed …arrivederci a Settembre. Tanto la Regione paga. Non è così. Non dev’essere così. Almeno non lo è per pochi, che sentono l’emigrazione come “missione”. E fra questi pochi vi è il Circolo Culturale Sardegna di Monza, sempre operativo tutto l’anno, fuori dalle dinamiche dell’emigrazione organizzata. Ma pur sempre Circolo sardo. Ed ambasciatore della Sardegna in Brianza ed… in Sardegna. Ripensare l’emigrazione sarda, è anche questo: non chiudere i circoli da luglio a settembre ma “portarli” ovunque e, principalmente, in Sardegna.  Uscire dall’ “ala protettiva” di Federazioni da rivedere ed iniziare a “vivere di vita propria”, poggiandosi su agenzie di viaggio che ti possano garantire prezzi migliori e concorrenziali. Senza aspettare indicazioni “eterodirette”. Questo ti permette meglio di “entrare” nel territorio anche sardo, a diretto contatto con la viva attività culturale e produttiva della nostra isola. E, di converso, farebbe conoscere meglio, apprezzandola, ai sardi, ogni singola attività che un circolo sardo fa’, relazionandosi e rapportandosi con le realtà associative ed istituzionali che lo ospitano. Le varie iniziative portate avanti dal Circolo Culturale Sardegna di Monza, da solo, e senza alcun diretto contributo regionale sardo (che non sia quello del riconoscimento ufficiale) evidenziano tutto ciò. E soprattutto anche quest’estate in Sardegna. Non ci si è “rintanati” in un villaggio turistico (peraltro bello ed accogliente) ma si è “portata” la Sardegna nel villaggio e “fuori” dal villaggio. Le presentazioni continue dell’opera deleddiana e del libro “Madame Dupont” di Adriana Valenti Sabouret, socia onoraria ed amica, ben stanno a dimostrarlo. E, cioè, che bisogna sempre “alimentare” in modo diverso le nostre radici perché, come ha scritto Lev Tolstoj, “noi moriamo soltanto quando non riusciamo a mettere radice in altri”. Ripensare l’emigrazione sarda vuol dire anche questo: non morire.

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9 commenti

  1. Pietro Paolo Curreli

    Xchè abbiamo qualche associazione che si è preoccupata??? Cosa mi dite la f.a.s.i ???😭x carità loro pensano ai loro interessi no a quelli degli emigrati sardi

  2. Angelino Mereu

    Una visione che, di fatto, privilegia la divisione rispetto all’unità e che esprime concetti al limite dell’offesa per i tanti circoli e per i tanti sardi che, quotidianamente, offrono il loro lavoro volontario a favore della Sardegna.

  3. Adriana+Valenti+Sabouret

    Riflessioni notevoli, caro amico.
    Grazie!

  4. complimenti !!!

  5. Alessandra Sorcinelli

    Saluti dal gruppo culturale Alessandra Sorcinelli

  6. Luigino Camedda

    Una bellissima rassegna con tanti cari amici complimenti a tutti 💐🍀

  7. Matteo Coiladu

    Concordo in pieno

  8. Valentina Perez

    Auguri a tutti

  9. Adriana Valenti Sabouret

    Grazie di cuore

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