Il numero di residenti in Sardegna continua a diminuire: dal 2016 a oggi l’Isola ha perso 83.110 abitanti pari a circa il 4,4% della sua popolazione. Una diminuzione continua, che dal 2019 ha subito un’accelerazione.
Il tasso di natalità è il più basso in Italia e quasi tutti i comuni presentano un saldo naturale e migratorio negativo. Lo scorso anno si era registrato un leggero arresto della dinamica in calo, e invece il dato del 2023 dice che siamo di fronte a una nuova accelerazione con -12mila persone. Anche perché nel frattempo sono diminuiti i numeri dell’immigrazione: la Sardegna non solo non riesce ad attrarre nuovi migranti, ma non riesce a trattenere neppure quelli che ci sono.
Lo dice il rapporto Mete 2023, su immigrazione e emigrazione in Sardegna curato dal Crei Acli presentato a Cagliari. “Anche quest’anno – spiega il presidente dell’Acli Mauro Carta – abbiamo esaminato una serie di aspetti che riteniamo essenziali per comprendere meglio la Sardegna: l’emigrazione dei sardi ma anche l’immigrazione sull’isola (oggi in stasi), le decisioni degli studenti sul dove studiare e lo stato delle immatricolazioni, il dato demografico legato al reddito nei comuni e altre dinamiche ancora. Crediamo che questo rapporto possa essere utile a tutti coloro che sono interessati a capire meglio le dinamiche demografiche della Sardegna”.
Il dato del saldo generale viene considerato preoccupante: solo 6 comuni hanno un saldo positivo ma si tratta di piccolissimi comuni con una o due unità di nati in più dei morti. Tutti perdono popolazione, indipendentemente dalle condizioni economiche. I rischi? Una bassissima percentuale di persone in età lavorativa e un aumento ulteriore di anziani ultrasessantacinquenni. I dati per regioni storiche e nuove 8 province mostrano alcune differenze interessanti tra territori: in particolare spicca la Gallura, unico territorio che sembra continuare a crescere, assieme a poche isolate eccezioni. Fase di stasi con una forte riduzione numerica degli immigrati. Chi arriva – secondo quanto emerge – ha soprattutto licenza elementare o media inferiore, una quota minima possiede un diploma professionale, molti sono privi di ogni titolo di studio.
Tra le curiosità del report anche l’aumento di giovani argentini, che decidono di trasferirsi in Sardegna con la speranza di trovare un lavoro e di ottenere la nazionalità italiana. “Arginare un fenomeno – questo il commento del consigliere regionale del Pd Valter Piscedda – come lo spopolamento della Sardegna è un’opera molto difficile ma tutto va tentato quantomeno per ridurlo. Uno degli elementi che potrebbe contribuire al suo rallentamento è assicurare la presenza di servizi sanitari e socioassistenziali decenti e fare in modo che i costi economici e sociali non siano a carico dei cittadini. L’abbandono sanitario di ampi territori della Sardegna non sta solo implementando la fuga da questi centri ma sta causando anche un peggioramento generale della qualità della vita”.