Fabrizio Raccis
di FRANCESCO COGONI
In questa intervista a Fabrizio Raccis approfondiremo sulla sua vita e sulla sua scrittura con particolare rilievo al suo libro “Edgar Allan Poe. il mistero della morte”.
Quando e come nasce la tua passione per la scrittura? La mia passione per la scrittura nasce dall’esigenza di trovare un modo per dire qualcosa, per farmi sentire, certe volte anche per esorcizzare brutte sensazioni. Quando ero piccolo sono stato un bambino molto chiuso in me stesso, molto introverso, riuscivo ad esprimermi molto facilmente attraverso delle letterine che consegnavo a mia madre, alle maestre, anche agli amici e alle amiche. Certe volte venivo ritenuto un po’ strano per via della mia personalità, tra la folla mi sono sempre sentito solo (per citare Bukowski), preferivo passare del tempo scrivendo o disegnando, ascoltavo molta musica. Poi con il tempo sono riuscito ad aprirmi di più, superati i quattordici anni sono cambiato ma, ho sempre tenuto viva la passione per la scrittura e la lettura.
Quali persone, situazioni o scrittori hanno influenzato maggiormente il tuo lavoro di scrittore? Durante le scuole superiori il mio professore di lettere aveva notato che ad ogni spiegazione ero quasi sempre impegnato a scrivere. Un giorno si avvicinò scoprendo che non erano appunti quelli che continuavo a scrivere ma erano pensieri, certe volte canzoni rap, riflessioni, lui con grande sorpresa non reagì male, anzi, mi chiese in prestito il quaderno e dopo una settimana mi disse “le tue poesie sono molto belle, ma hai bisogno di leggere alcuni scrittori che ti aiuteranno in futuro…” Fino ad allora non avevo mai pensato che i miei testi potevano essere definiti “poesie”, così mi propose i testi di Arthur Rimbaud, Charles Baudelaire, Edgar Allan Poe, Paul Verlaine e molti altri, contribuendo a formare il mio bagaglio culturale letterario. Devo davvero molto a questo professore.
Cosa vuoi esprimere attraverso la scrittura? Per quanto riguarda la poesia mi piace molto che non sia fine a se stessa, che non sia concentrata sull’io, per questo molte volte ho rivisitato storie d’amore epiche come quella del Re Davide e di Betzabea nel libro “Carne di Betzabea”, Catartica Edizioni, 2019, riportando in versi emozioni che ho vissuto in prima persona, mi piace questo metodo, ho raccontato attraverso gli altri la mia vita.Ho pubblicato anche diverse raccolte di racconti ambientati a Cagliari come i “Racconti del mistero e del grottesco”, Eretica Edizioni, 2017, riportando le tematiche degli scrittori gotici americani in Sardegna, alcuni racconti sono ispirati anche agli horror anni 80. Con la saggistica invece ho cercato di indagare dentro la vita misteriosa di Edgar Allan Poe dentro un labirinto sconfinato e, più volte, ho rischiato di perdermi. Mi sono cimentato nella traduzione dei suoi testi, è stata una bella avventura.
Parlaci del tuo lavoro di scrittore (in generale) e del tuo libro “Edgar Allan Poe. il mistero della morte” Il mio lavoro di scrittore è più un piacere che un dovere, ho sempre collaborato con giornali e riviste fin da ragazzino, appena quattordicenne dirigevo una rubrica di poesia sulla rivista storica “Sardegna Magazine” di Roberto Copparoni, con il tempo sono riuscito a fare della scrittura una piccola fonte di guadagno anche attraverso le mie recensioni su varie piattaforme.Il libro su Edgar Poe credo sia uno dei libri più importanti che abbia scritto, dietro ci sono tante sinergie di contatti, una ricerca ed uno studio che sono durati circa una decina di anni. Ho collaborato con il Baltimora Society che contiene uno dei maggiori archivi delle opere in lingua originale su Poe, e stretto delle collaborazioni con una insegnate della Boston University.Sono riuscito a fare una vera e propria indagine su tutte le ipotesi della morte misteriosa di Poe, ho raccolto ogni elemento per formulare una mia personale teoria alla luce di tutte le mie ricerche. Inoltre ho tradotto il necrologio diffamatorio che fu scritto dopo la morte di Poe, ho tradotto gli ultimi due manoscritti incompleti e alcune delle sue poesie meno conosciute. Ho cercato di ripulire la biografia di questo grande scrittore americano che è stata più volte calunniata da critici e giornalisti vecchi e moderni. Non è stato facile.
Qual è il tuo rapporto con le case editrici e che possibilità ci sono di emergere per un giovane scrittore tra social e possibilità di self-publishing? Ho sempre cercato di scegliere dei buoni editori per i miei libri, soprattutto editori non a pagamento, l’editoria è in continua evoluzione e in giro ci sono tanti lupi travestiti da pecore, ogni anno vengono pubblicati migliaia di libri ed è davvero difficile emergere e trovare il proprio spazio. Pensa che le ultime statistiche hanno confermato che in Italia esistono circa 90.000 scrittori o aspiranti tali, questo giusto per capire quanto è vasto il panorama letterario italiano che vanta circa 20.000.000 di lettori.In circa 18 anni, dalla mia prima pubblicazione, ho sempre scelto dei buoni editori, ti parlo di editori indipendenti che svolgono un lavoro accurato per le proprie opere. Al contrario dei grandi marchi questi “medi editori” danno grande valore umano ai propri scrittori e riescono ad allacciare un rapporto onesto e duraturo nel corso degli anni, come è successo con Catartica Edizioni (Sassari) nel mio ultimo periodo. Sono davvero molto affezionato a questa casa editrice.
Fabrizio Raccis, e sui giovani scrittori? Per quanto riguarda i giovani scrittori, quando decidi di dedicarti alla scrittura lo devi fare onestamente senza pregiudizi e senza nessuna pretesa, i risultati arrivano con il tempo, la scrittura è una disciplina che deve essere coltivata continuamente, un esercizio che migliora con gli anni e le esperienze. I social e il Self sono strumenti che posso aiutare molto, ma come ho già detto in altri articoli e interviste bisogna saperli sfruttare al meglio, non basta stampare un libro per autoproclamarsi scrittori o poeti. Bisogna avere cura delle proprie opere, come scrittori abbiamo un compito importante, dare voce al nostro libro, questo lo possiamo fare con le presentazioni, i reading, gli articoli, le recensioni, anche youtube è un ottimo strumento per parlare di libri. Una volta messo in commercio un libro ha bisogno di tutto il nostro supporto, se non crediamo nella nostra pubblicazione, non crediamo in noi stessi.
Cosa consiglieresti ad uno scrittore che vorrebbe vivere di quest’arte? Vivere di questa arte è quasi impossibile, a meno che non sei un personaggio televisivo, un editore, un politico, un influencer da milioni di follower. Io riesco a guadagnare qualcosa ma la scrittura non è la mia fonte di guadagno principale. Stiamo vivendo un periodo difficile, il costo della vita non ci permette di vivere soltanto di arte in generale, oggi ci sono tante famiglie in difficoltà. Nonostante questo, pur facendo diversi lavori, continuo a mantenere viva la mia attività di scrittura, questo è fondamentale. Se abbandoniamo tutto al primo ostacolo buttiamo all’aria tutto il lavoro che abbiamo fatto negli anni, l’importante è perseguire i propri obiettivi e raggiungerli gradualmente, anche tra mille difficoltà.