L’autore dell’articolo
di VIRGILIO MAZZEI
. La Barbera sarda non rientra fra i vitigni cosiddetti “blasonati” che, grazie a citazioni, premi e riconoscimenti vari, danno alla Sardegna lustro e notorietà in campo enologico.
Questo vitigno, in passato era stato considerato sinonimo di quello piemontese, essendo emersa tra i due tipi qualche affinità riguardante foglia e acidità ecc, ma non si andava oltre.
Già dalle prime ricerche, il vitigno di Barbera Sarda ha convinto gli studiosi a ritenerlo, invece, un “autoctono” sardo dalle origini incerte, dotato di particolari caratteristiche e pertanto meritevole di essere geneticamente studiato come vitigno autonomo.
Questo splendido ceppo è presente in quasi tutto il vigneto sardo, ma lo è principalmente nel centro-sud dell’Isola ove ha trovato non solo il suo habitat ideale ma ha trovato soprattutto i cultori che ne hanno permesso lo sviluppo e la sopravvivenza, essendo sempre stato per tutta la sua esistenza di solo supporto o “taglio” per la produzione di altre tipologie di vino.
Gli studi condotti sul suo DNA hanno consentito di associarlo ad un gruppo di vitigni sardi come il Bovale e il Muristello, ceppi molto diffusi e apprezzati in Sardegna.
Nel corso degli anni, la ricerca sinora sviluppata ha indotto gli studiosi a prendere in considerazione anche la possibilità che questo vitigno potesse avere geneticamente origini dalla domesticazione di vite selvatica presente nel centro Sardegna.
Il primo studioso della Barbera Sarda è stato Sante Cettolini, alla fine del 1800, il quale indicava per la prima volta la presenza di questa vite nel territorio cagliaritano e dell’Iglesiente.
Sino agli inizi del 1900, il vitigno Barbera sarda non figurava tra quelli coltivati in Sardegna, ma appariva già negli annali della Regia Scuola di viticoltura e di enologia di Caglari nel 1897, quando viene “raccomandata” la diffusione della varietà Barbera sarda nel territorio dell’Isola, in quanto indicata come una “novità”.
La sua classificazione nel Registro Nazionale delle varietà di vite come Barbera Sarda risale invece al 1971.
La Barbera sarda, per le sue particolari caratteristiche, specie per quanto riguarda il grado di acidità, buon tenore zuccherino e notevoli contenuti di polifenoli e antociani, si presta egregiamente a creare degli assemblaggi con altre uve coltivate nel territorio dove questo vitigno è presente.
Come si è già accennato, per un certo periodo di tempo si era pensato ad un “imparentamento” con la più blasonata Barbera del Piemonte, ma gli studi e le ricerche compiute sin ora sul vitigno hanno escluso categoricamente questa possibilità.
Il suolo vitato a Barbera sarda nell’Isola, si aggira attorno ai 170 ettari situati principalmente nell’areale viticolo del territorio cagliaritano.
Questo vitigno ha il pregio di essere resistente alle principali malattie della vite, ma ha il difetto di avere un rendimento piuttosto basso.
La Barbera sarda, oggi, si sta affermando anche nella produzione in purezza. Sta inoltre dimostrando, grazie alla sua struttura complessiva, una predisposizione all’invecchiamento.
Se al termine del percorso sperimentale verranno confermati questi pregi, la Sardegna potrà vantare un nuovo prodotto caratteristico della sua terra che andrà ad arricchire il patrimonio vitivinicolo autoctono. Insomma, un altro gioiello da incastonare nel patrimonio enologico dell’Isola.
Ampelografia:
Foglia: di media grandezza, pentagonale, quinquelobata, seno peziolare a lira, colore verde scuro. La parte superiore è glabra e quella inferiore risulta piuttosto setolosa;
Grappolo: di forma conica o cilindrica piuttosto compatto, di media grandezza;
Acino medio-grande, elissoidale, buccia mediamente pruinosa, blu nera, polpa incolore e consistente.
Il vino prodotto da questo vitigno, considerate le sue caratteristiche organolettiche, si presta a degli interessanti abbinamenti con piatti della variegata cucina sarda.
In particolare:
Primi piatti importanti ben strutturati con sensazioni grasse e succulente.
Paste asciutte con sughi robusti, anche di cacciagione;
Secondi piatti con carni rosse di pregio, lesse o alla brace.
Si sposa bene anche con l’untuosità della tradizionale cordula e tattalliu alla gallurese, purchè cucinati al forno o alla brace.
Va servito ad una temperatura di 16-18 gradi, in bicchieri a tulipano leggermente svasati e a gambo medio.
Fra i commentatori della Barbera Sarda figura anche Carlo Andò, il quale nel suo Breviario dei vini Italiani, Ed.1980, illustra al maschile “Il Barbera Sardo” descrivendolo come:
“Buon vino da pasto, rosso, intenso, quasi violaceo. Leggermente tannico, migliora sensibilmente con un moderato invecchiamento. Secco, di buon corpo, armonico. La sua gradazione alcolica di 13-15 gradi, ne fa un ottimo vino da pasto. Va servito ad una temperatura di 15-18 gradi”.
Questa nota finale sta a significare che dal primo ed antico commento di Sante Cettolini (1800) il vitigno di Barbera sarda ha continuato a interessare gli studiosi sino ad arrivare ai giorni nostri, in cui si sta per concludere un lungo percorso di ricerca che, a breve, si spera, possa concretizzarsi con una produzione generalizzata in purezza della Barbera sarda.
I presupposti sembrano esserci, dal momento che più di una cantina sarda ha già iniziato questa tipologia di produzione.
La Sardegna così ricca di vitigni autoctoni “minori”, con un ulteriore sforzo nella ricerca, potrebbe dar vita ad un arricchimento del patrimonio vitivinicolo con nuovi vini caratteristici provenienti da antichissimi vitigni, che sin ora non hanno avuto il giusto ruolo nel mondo vinicolo.
Conforta però, e dà speranza, l’encomiabile progetto di AKINAS e Agri Sardegna che sotto la guida di Gianni Lovicu, e il lavoro della sua equipe, sta procedendo nella ricerca e nello studio per la valorizzazione degli autoctoni” minori” della Sardegna.
Gli organi d’informazione e le riviste specializzate dovrebbero dare sempre maggiore risalto a questo vitigno antico e particolare della Barbera sarda, essendo la stessa annoverata fra i cosiddetti “autoctoni minori” importanti di cui la Sardegna è particolarmente ricca.
Virgilio sempre sul pezzo 🤗
Virgilio re del Cannonau, palato fino e naso da tartufo
Pietro Congiu mai una volta che Virgilio ci chiami a degustare
Maria Olianas hai ragione Maria. Io ho dovuto creare ponti d’oro per farlo venire a Bolzano e si è e ci ha fatto onore. Maria di Virgilio, che conosco dal 1956,posso permettermi tanto, ma hai fatto bene stuzzicarlo. Forse si commuove e ci invita,magari a mezza strada
Virgilio Mazzei è una bella persona , lo conosco dal 93 un bel po di anni anche per me , magari una rimpatriata a Milano con alcuni di voi la farei volentieri dal compleanno del caro Filippo non ho più visto nessuno e questo mi dispiace