Ubaldo Serra presidente dell’associazione “Sardi in Romagna” con sede a Savignano sul Rubicone
di ANDREA SINI
La parola d’ordine è rimboccarsi le maniche. Il modus operandi è quello dei sardi quando fanno i sardi: fanno passaparola, si contattano, si stringono uno con l’altro e si mettono a disposizione di chi ha più bisogno. Il disastro dell’alluvione in Romagna ha colpito pesantemente anche la nutrita comunità di emigrati sardi che risiedono in riva all’Adriatico. Emigrati di prima e seconda generazione che in queste ore stanno facendo rete per provare a limitare i danni e ripartire.
Il circolo “Sardi in Romagna” con sede a Savignano sul Rubicone, in provincia di Forlì-Cesena, è il fulcro della solidarietà targata Quattro mori. Sulla pagina social “Sardi in Romagna”, da quasi 8mila follower, il presidente del circolo, Ubaldo Serra, smista con puntualità segnalazioni, richieste di soccorso e proposte di aiuto. In tutte le forme. «Noi siamo un’associazione molto attiva e in occasioni come queste i social sono molto utili – spiega Serra, originario di Ghilarza, oggi in pensione dopo 35 anni di lavoro nel campo dell’edilizia industriale –. Poi è chiaro che in questa fase ciò che serve di più è la presenza fisica, servono braccia e badili per spalare fango e pulire case, attività commerciali o aziende agricole. Perché la priorità è consentire a tutti di tornare alla normalità nel più breve tempo possibile. Più avanti faremo la conta dei danni, con calma, e allora magari serviranno altre forme di aiuto».
Le notizie girano veloci. Alcune zone sono state devastate, altre sono state risparmiate: è da qui che tanti sardi partono per soccorrere chi è in difficoltà. «Azienda Alessio Ponti Brisighella la frana ha distrutto la sua azienda», è stata la prima segnalazione, con i dettagli dei danni subiti dall’imprenditore cagliaritano che abita a Faenza». Poi a ruota ne sono arrivate tante altre, con richieste piccole e grandi: si cercano gruppi elettrogeni e pompe per aspirare l’acqua e il fango, a stretto giro arriva la risposta con un’impresa privata che offre le proprie attrezzature. A Forlimpopoli, nell’azienda di Piero e Vincenzo Palmas colpita dalla piena, è stata organizzata in fretta e furia l’evacuazione degli animali, con danni ingenti per le strutture.
Uno dei casi che hanno colpito di più la comunità sarda di Romagna, in questi giorni, è quello di Adamo Pittalis, nuorese, che era in procinto di inaugurare la nuova attività a Forlì. «L’acqua e il fango hanno invaso il locale appena ristrutturato – racconta Ubaldo Serra – e come se questo non bastasse la piena si è portata via anche la sua auto». Nell’immediato sono state richieste scope scacciacqua, secchi “e buona volontà”, e in poco tempo diverse persone si sono presentate per mettersi a disposizione. «Io vivo in una frazione di Ravenna che per fortuna è stata risparmiata – racconta ancora il presidente del circolo Sardi in Romagna –, e quindi mi sono potuto mettere a disposizione anche per coordinare la macchina dei soccorsi di questa nostra piccola comunità. La buona notizia è che in tanti si sono presentati nel bar di Adamo per dare una mano, riuscendo a limitare per quanto possibile i danni».
«Siamo stati contattati da tante persone in Sardegna – spiega ancora Serra – che ci chiedono come poter contribuire. Come ho detto, in questo momento la priorità sono le braccia e gli strumenti per spalare, pulire, asciugare. Noi al momento abbiamo scelto di non aprire alcuna sottoscrizione, anche perché non vogliamo che vengano fatte raccolte fondi poco chiare. Ora continueremo a fare il possibile per le famiglie in difficoltà, ovviamente non solo quelle di origine sarda, poi faremo il punto. E solo allora, d’intesa con qualche istituzione o qualche ente riconoscibile e super partes, potremo chiedere un contributo per aiutare a ripartire. Per ora possiamo soltanto ringraziare per la solidarietà. Ma d’altronde non potevamo avere dubbi. Siamo sardi».
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