Lidia Fancello
di LUCIA BECCHERE
A rivendicare la genialità di Bachisio Fancello (1897-1962), il fotografo dorgalese inventore dell’incisione della colonna sonora, è la nipote Lidia. La copia conforme del brevetto venne sottratta da una persona a lui molto vicina che aveva facile accesso ai documenti custoditi in casa, nel momento in cui il legittimo scopritore avviava diverse interlocuzioni, perfino coi fratelli Lumière e Gavino Gabriel. Lidia Fancello, nel suo libro “Il brevetto scomparso” edizioni Taphros, ripercorre l’intera vicenda con amarezza e rimpianto.
Perché ha scritto questo libro? “Per dare il giusto riconoscimento e rendere giustizia ad un uomo per bene che nella vita ne ha subito tante.
Come è venuta a conoscenza di questa storia? Era una storia che si tramandava in famiglia per via orale, in particolare attraverso racconti di zia Pasqualina, figlia di Bachisio, che aveva vissuto tutta la vicenda”.
In che modo è avvenuto il ritrovamento? “Non è stata un’impresa facile.Dopo anni di ricerche, testimonianze e documenti gettavano una nuova luce su tutta la storia eil brevetto, depositato nel 1924 presso il Ministero dell’Industria, è stato ritrovato all’Archivio di Stato a Roma nel 1996 dove era stato trasferito prima del secondo conflitto mondiale”.
Cosa ha provato in quel momento? “Ho avuto una sorta di rivelazione. Un’emozione grandissima. Nei fogli ingialliti che mi trovavo fra le mani, ogni cosa era descritta da mio nonno punto per punto, dai disegni al fotogramma, dalla sezione della sala cinematografica ai numeretti che indicavano i vari meccanismi dove passava la pellicola, la puntina che leggeva la banda magnetica, perfino la premessa alla descrizione scientifica e dettagliata dell’invenzione”.
Bachisio Fancello
Chi l’ha aiutata in questa ricerca? “Ho chiesto aiuto ad amici, archivisti, studiosi e giornalisti particolarmente interessati al caso, ma nessuno riusciva a venirne a capo. Determinante è stato l’aiuto del padre dei miei figli”.
Nel momento del ritrovamento, cosa avrebbe detto a suo nonno? “Ce l’ho fatta! A differenza di altri, io ci avevo sempre creduto”.
Che figura era Bachisio Fancello? “L’ho conosciuto solo attraverso i racconti dei familiari. Da piccola mi ero fatta l’idea di un uomo burbero, strano e scostante. In seguito, analizzando gli eventi, ho capito il perché fosse severo e irascibile: la vita lo aveva bastonato tanto. Rimasto vedovo a 62 anni coi bambini piccoli, doveva esercitare necessariamente un certo rigore”.
Quale la reazione della comunità dorgalese? “I giornalisti diffusero la notizia. Un docufilm sulla figura di mio nonno, realizzato da Nieddu e Boeddu, due ragazzi di un’associazione culturale e presentato dal regista dorgalese Salvatore Mereu, rese la notizia di dominio pubblico. L’amministrazione comunale gli intitolò una via. Un primo passo, non abbastanza. Nel 2021 gli è stato intitolato il Centro Culturale col cinema restaurato”.
Cosa direbbe all’individuo che si è macchiato di questo orribile gesto? “Gli direi che, col suo ignobile gesto, ha rovinato la vita, il lavoro, la speranza di un uomo e di una famiglia, al di là della ricaduta economica. Privo di valori e sentimenti, ha approfittato di una persona per bene che anche quando aveva capito di avere una serpe in seno per averlo accolto amorevolmente in casa, ha soffocato e dominato nel silenzio sofferenze e delusioni”.
Come vive oggi questa storia? “Come un’avventura continua, perché il cerchio ancora non si è chiuso. Mio nonno ha vissuto la solitudine del genio circondato da un ambiente incapace di riconoscere i suoi meriti, di proteggerlo e valorizzarlo. Una disattenzione assoluta nei suoi confronti. Vorrei che un ente, un museo o il comune stesso di Dorgali si facessero carico del progetto di ricostruzione di questa straordinaria invenzione affinché il nome di Bachisio Fancello venga iscritto fra gli inventori o comunque fra gli sperimentatori della colonna sonora nel mondo”.
Grazie per l’attenzione