di CARMEN SALIS
Presentato a Sarroch, nella storica chiesa di Santa Vittoria, il libro di Luca Tolu:STÒRIA E IDENTIDADI DE SARROCU – Edizioni Amicolibro, un saggio che vuole ripercorrere l’evoluzione di un paese che, in un intervallo breve, passa da essere una comunità rurale a cittadina industriale.
Da dove nasce la necessità di scrivere questo saggio? Dalla presa di coscienza sull’esistenza di due Sarroch: la prima è la Sarroch pre industriale legata alla terra e a un modello economico e culturale tradizionale. La seconda Sarroch è, invece, il paese odierno risultante di sessant’anni di presenza industriale e di ciò che, a tutti gli effetti, possiamo definire come un grande sconvolgimento che ha cambiato il paese.
La vecchia Sarroch dei campi, del pascolo e della cultura tradizionale, non si è amalgamata con la Sarroch industriale. Con essa è sparita la sua storia, eliminata dalla memoria popolare o sminuita nei rari momenti di spontanea emersione. La negazione dell’esistenza di un qualcosa da conservare è la migliore via per la sua distruzione. Il giudizio di sottovalutazione sulle risorse e sulla storia di Sarroch ha avuto infauste conseguenze nella costruzione dell’identità locale. Ed è in tale spazio che si colloca questo lavoro per raccontare non solo la storia del paese, ma la storia di un’intera isola e di quella “catastrofe antropologica” figlia anche del Piano di Rinascita e di ciò che Eliseo Spiga definì come “paracadutaggio dall’alto” della grande industria in Sardegna.
Sei molto giovane, come hai vissuto il cambiamento che è iniziato all’inizio degli anni sessanta a Sarroch? Sono nato nel 1985 e la mia è la generazione dei “figli della raffineria”: sarrochesi che non hanno mai conosciuto l’altra Sarroch. Proprio per questo sono stato cresciuto con l’idea riduzionista del paese che non ha sacrificato nulla di importante sull’altare dell’industrializzazione, come se non ci fossero state risorse ambientali, economiche e culturali degne di essere preservate. Parlando con gli anziani del paese ho avuto però modo di crearmi un’immagine più onesta ed equilibrata che ho poi raccontato nel libro. Sarroch subì uno “shock industriale”: campagne e pascoli furono abbandonati, la costa sabbiosa e cristallina che ospitava colture d’eccellenza e siti storici fu stravolta per far spazio a ciminiere e serbatoi. La Sarroch tradizionale fu fagocitata da una Sarroch artificiale, parte di un grande disegno economico che non fu certamente governato a livello locale. La comunità locale, sommersa dal “culto del moderno”, non è riuscita a creare una chiave locale di elaborazione subendo una rottura molto più forte rispetto ad altre realtà della Sardegna.
Conservare la memoria è un atto dovuto, chi prima di te lo ha fatto? Impossibile non citare l’opera curata dal compianto Prof. Roberto Coroneo che, dal punto di vista strettamente storico, colmò un vuoto importante nella storiografia locale. Da ricordare anche la raccolta di fotografie e storie di Teresa Tinti e il lavoro giovanile della Prof.ssa Lucetta Scaraffia. Questo libro mette insieme tutte le testimonianze in un’unica opera aggiungendo, insieme alla riflessione antropologica finale, importanti nuove testimonianze storiche d’archivio e lati di Sarroch finora mai descritti sulle feste popolari, tradizioni e racconti popolari.
Cosa ti aspetti da questo libro? Da questo saggio mi aspetto che, fuori dai confini del paese, aiuti a normalizzare l’immagine di Sarroch che merita di essere conosciuto anche per gli aspetti approfonditi nel testo. Mi auspico, inoltre, che l’opera diventi uno strumento di riappropriazione da parte dei sarrochesi stessi. La costruzione della raffineria, dal punto di vista culturale, fu seguita da un eccesso di determinismo economico che sollecitò un autoindotto fenomeno di cancellazione della propria storia: spero che dai racconti di questo libro potrà essere più semplice riallacciare i vari nodi e dare al paese un’identità condivisa.