di STEFANO IUCCI
No alle nuove regole sul dimensionamento scolastico che ridurrebbe drasticamente il numero delle scuole in Sardegna. Per questa battaglia di civiltà la Flc Cgil della regione ha chiamato a raccolta sardi celebri che hanno accettato di prestare voce e volto – dal musicista Paolo Fresu all’ex calciatore Gianfranco Zola – per un appello che si spera non passi inosservato.
Questa battaglia si salda idealmente con quella contro l’autonomia differenziata, che rischia di peggiorare ulteriormente la situazione. Proprio su questo tema, la scorsa settimana la Flc sarda ha organizzato un importante convegno a Cagliari (“Istruzione differenziata”) nel corso del quale la segretaria generale regionale della categoria del sindacato della conoscenza della Cgil, Emanuela Valurta, ha snocciolato i numeri già drammatici della situazione nel territorio. L’isola è agli ultimi posti in tutte le classifiche, a partire dal tempo pieno. Un motivo in più per dire no all’autonomia differenziata
“La Sardegna – ha detto – detiene diversi primati negativi tra questi una forte incidenza dell’abbandono degli studi da parte dei giovani (la regione si colloca primo posto in Italia per quanto riguarda il tasso di dispersione totale, pari al 37,4%), una minore percentuale di giovani laureati (solo 21,6% di giovani laureati rispetto all’obiettivo del 40% per il 2020) – specie in materie scientifiche – e la difficoltà nel trovare lavoro”.
Oggi, nascere al Sud significa, ha aggiunto, “perdere di fatto un anno di scuola perché mancano infrastrutture, risorse, tempo pieno. E la situazione rischia, addirittura, di peggiorare per via della denatalità che sta attanagliando la nostra isola, e degli scarsi investimenti”.
Proprio per questo, ha attaccato, “l’autonomia differenziata sarebbe il colpo di grazia e non risolverebbe nessuno dei problemi che si propone di affrontare”, mentre “è prioritario fornire agli studenti uguali opportunità”.