È finalmente arrivata la decisione del Consiglio di Stato che conferma in via definitiva e senza possibilità di appello, quanto associazioni, comitati, sindacati e cittadini sostengono ormai da sei anni e cioè che l’ampliamento dello stabilimento RWM di Domusnovas-Iglesias è del tutto abusivo in quanto l’iter autorizzativo seguito per il rilascio delle autorizzazioni non ha rispettato le leggi e le norme vigenti.
Con la sentenza n. 03014/2022 del 21-02-2023 il Consiglio di Stato ha rigettato la richiesta di revocazione presentata dalla RWM Italia avverso la sentenza emessa dallo stesso Consiglio nel 2019 con la quale accoglieva le ragioni di Italia Nostra, Unione Sindacale di Base per la Regione Sardegna, Assotziu Consumadoris Sardigna sulla obbligatorietà della Valutazione di Impatto Ambientale dell’intero stabilimento: vecchie e nuove strutture produttive.
La sentenza odierna ribadisce “il divieto di artificioso frazionamento del progetto per evitarne la sottoposizione a VIA” e pertanto “il progetto di ampliamento dello stabilimento attraverso la realizzazione dei due nuovi reparti R200 ed R210 che quello relativo alla realizzazione del Campo Prove 140, avrebbero dovuto essere sottoposti a VIA obbligatoria, sulla base di tutta una serie di argomentazioni”. In particolare il riferimento è al codice dell’ambiente, alla normativa europea e al principio di precauzione, anch’esso di derivazione europea.
Sono serviti tanti anni e numerosi ricorsi per dimostrare quanto appariva ovvio fin dal 2017 e cioè l’illegittimità di numerose autorizzazioni rilasciate con troppa disinvoltura da pubbliche amministrazioni e da pubblici funzionari. Alcuni dei questi dovranno presentarsi il prossimo 3 marzo davanti al giudice di Cagliari, assieme a dirigenti e tecnici della RWM, per rispondere del reato di falso e di numerosi reati urbanistici.
Nella prospettiva di una sentenza negativa da parte del Consiglio di Stato la RWM ha già presentato alla Regione Sarda richiesta di Valutazione Ambientale ex-post per cercare di sanare gli abusi esistenti. Tentando ancora una volta di aggirare la normativa e proseguendo nell’assurda pretesa di non voler assoggettare a VIA le numerose strutture, opere, edifici e infrastrutture realizzate in questi anni.