
di GIANRAIMONDO FARINA
Le iniziative per valorizzare la figura e l’impegno culturale di Grazia Deledda in Brianza, il Circolo Sardegna guidato dal vulcanico presidente Salvatore Carta, non bada a soste e “tira dritto” verso un unico e prestigioso obbiettivo: far ottenere alla grande scrittrice sarda la cittadinanza onoraria postuma di Monza. Richiesta motivata sia per il fatto che, in città, vivono i pronipoti, soci del Circolo, sia per la trentennale azione di divulgazione dell’opera deleddiana nel territorio con mostre e convegni di grande spessore. Perché,a differenza di come la si pensi, il messaggio e l’insegnamento della scrittrice nuorese, prima Nobel italiana (unica femminile) per la letteratura, rimane sempre ricco di sorprese e profondamente attuale. Anche quest’anno, in cui si celebrano i 110 anni dalla pubblicazione di “Canne al vento”. E per farlo,il sodalizio culturale sardo brianzolo, nella prospettiva preannunciata, ha presentato alla città ed al territorio un programma culturale di tutto rispetto. Con il sostegno, ovviamente, dell’Amministrazione comunale. È il progetto consistente in una presentazione “a tappeto” dell’opera deleddiana in tutti i contesti territoriali della città e del territorio con “focus” sul suo romanzo principale. Iniziativa che, con le dovute proporzioni, non trova eguali fra molti degli altri circoli sardi della c. d. “emigrazione organizzata”, che difficilmente riescono ad uscire dal proprio “habitat” di sede finanziata dalla Regione Sardegna. È questo progetto ha trovato un prestigioso ed importante “interlocutore” sardo nel Distretto culturale nuorese “Atene della Sardegna ” e, più precisamente, nella persona dell’avvocato e docente della Cattolica Antonello Menne. Personalità di grande cultura e sensibilità, l’avvocato Menne, originario di Orotelli, è uno dei tanti esempi di sardi pienamente realizzati fuori,ma legati saldamente alle proprie radici. È quindi, con questo spirito che, ospiti degli amici del circolo culturale San Fruttuoso, il Circolo Culturale Sardegna di Monza ha iniziato il suo nuovo “excursus” deleddiano. La particolare e calorosa cornice della “Curt de long, prospiciente l’imponente chiesa dello storico quartiere, e l’attenta ed interessata presenza di un pubblico veramente coinvolto, non hanno fatto che rendere unico il momento. Momento introdotto dai saluti iniziali del presidente del circolo ospitante Massimo Arosio, seguiti da quelli di Salvatore Carta, presidente del Circolo Culturale Sardegna. Centro dell’incontro è stata la relazione storico-illustrativa della mostra fatta Gianraimondo Farina, vicepresidente del circolo Sardegna, accompagnata dalla lettura del messaggio di sostegno all’iniziativa da parte del prof. avv. Antonello Menne, presidente del Comitato Scientifico del Distretto culturale del nuorese “Atene della Sardegna”. A conclusione, naturalmente, l’intervento dell’assessora alla Partecipazione del Comune di Monza, prof. ssa Andreina Fumagalli , da tempo disponibile ad interloquire proficuamente con il circolo in tutte le sue arricchenti proposte culturali.
Venendo alla mostra, i criteri ed i fili conduttori che hanno portato gli organizzatori ad allestirla, proponendola alla cittadinanza, sono stati, sostanzialmente quattro: 1. Grazia Deledda intima e familiare; 2. La “Galte” di Canne al vento fra storia e romanzo; 3. Il Nobel “annunciato” e l’alto “ideale” per la vita in Sardegna; 4. Monza e l’impegno del circolo Sardegna dal 1993 ad oggi per Grazia Deledda.
La prima parte della mostra, quindi, si compone di tre pannelli di un certo interesse. Siamo nella sezione della fotografia e della ritrattistica che descrivono la Deledda prima del conferimento del Nobel. In primo luogo vi è una foto di una giovane scrittrice, cui fa seguito quella scattata su un suo pregevole ritratto con il costume sardo di Nuoro. Questo primo percorso termina con l’esposizione fotografica di un altrettanto pregevolissima opera: il ritratto della Deledda prima del conferimento del Nobel, eseguito dalla pittrice monzese Mariella Convertini con tecnica della china. La scelta della Convertini non è avvenuta per caso: si tratta di una pittrice affermata e conosciuta, che insegna disegno presso la scuola d’affresco “Andrea Sala” di Monza.
Il secondo e centrale blocco della mostra ci porta letteralmente in Sardegna o, meglio, nella “Galte” di Canne al vento. Siamo in un villaggio non lontano dalla costa tirrenica dell’isola e dalla foce del Cedrino. E’ la Galtellì di “Galte”,l‘antico ed aristocratico paese sotto il Monte Tuttavista, prima sede vescovile fino dal XII al XV secolo poi, nel 1779, nuovamente sede episcopale, solo contitolare, Diocesi di Nuoro. Località cui la grande scrittrice era particolarmente legata per via delle lunghe permanenze familiari estive. Nella Galtellì di Canne al vento ecco, allora rivivere ogni angolo di questo splendido borgo, porta delle Baronie, della Marina di Orosei e del Parco letterario deleddiano.
La mostra fotografica, quindi, sapientemente organizzata è la ricostruzione di un’ “immersione” nel borgo. Si avrà modo di visitate “simbolicamente” la casa delle dame Pintor, protagoniste delle vicende raccontate. Cui si aggiungono altri luoghi citati nel libro: la parrocchiale del trecento dedicata al Santissimo Crocifisso, che deve il nome al crocifisso ligneo risalente al XIV secolo, che presenta anche un organo settecentesco e una cinquecentesca statua in legno policromo della Trinità. Per arrivare ai dipinti descritti dalla Deledda e presenti all’interno dell’ex cattedrale di san Pietro apostolo, risalente al XII secolo. Di non minore valore sono le foto scattate all’ interno di Casa Marras, museo etnografico allestito in una dimora patronale del XVIII secolo, contenente oggetti e manufatti della civiltà agropastorale. Altre foto- scorcio rappresentano la casa di don Pedru, la casetta riattata del Milese, la foce e la valle del Cedrino con i ruderi del castello di Galte,le vie selciate ed il “pozzo- nuraghe” del cortile.
Si arriva, quindi, alla terza parte, quella del Nobel “annunciato” del 1927. Già, perché una cosa bisogna ribadirla una volta per tutte, come ha fatto la più importante critica deleddiana contemporanea Neria De Giovanni: la Deledda non si aggiudicò il Nobel “per caso” o “per mancanza di concorrenti”. Il suo Nobel fu “annunciato” da ben ventisei candidature precedenti. E questa sezione è degnamente illustrata dalla foto d’epoca di conferimento del premio e dallo splendido ritratto eseguito su china dalla citata maestra monzese Mariella Convertini. A queste si aggiunge la riproduzione fotografica di parte del murales dell’artista sardo Giampiero Bernardini di Villamassargia, amico e socio del circolo. Rappresentazione che è parte dell’intera opera muralistica eseguita dallo stesso artista in occasione del centenario di Canne al vento (2013), su committenza del circolo Sardegna di Monza, in via Col di Lana.
Il percorso, infine, si conclude a Monza con, in evidenza, le tantissime ed importanti iniziative portate avanti dal Circolo nei suoi trent’anni di vita. Iniziative che, per interesse e rilievo, farebbero “impallidire” qualsiasi altro maturo sodalizio culturale. Non ultima, la mostra personale ed originale su Grazia Deledda e le sue novelle del già ricordato Giampietro Bernardini, che lo scorso dicembre 2021, ha avuto il privilegio, in occasione del centocinquantenario della nascita della grande scrittrice, di essere inaugurata ed esposta presso la prestigiosa sala espositiva del “Binario 7” di Monza, la seconda della città dopo le Gallerie Civiche. Occasione nella quale si è potuto riflettere sulla rivalutazione di Grazia Deledda, non solo come scrittrice e narratrice della Sardegna, ma anche della Lombardia, grazie alla prolusione tenuta dal sottoscritto avente per oggetto il retroterra storico- economico sottostante il romanzo “padano” Annalena Bilsini, opera ancora poco rivalutata e conosciuta, ma densa di tanti riferimenti e significati sociali e culturali. Senza dimenticare il legame e la corrispondenza della Deledda con il “suo” parroco bozzolese, quell’indimenticato servo di Dio don Primo Mazzolari, definito da papa Giovanni XXIII “la tromba dello Spirito Santo in terra mantovana”. Tutti aspetti per niente considerati in Sardegna durante l’appena trascorso anno deleddiano. Si veda per questo il puntuale articolo del giornalista nuorese della Nuova Sardegna Luciano Piras pubblicato sul quotidiano sassarese lo scorso 26 ottobre 2021 dal titolo quantomai emblematico “Omaggio della Brianza a Grazia Deledda. Tra dipinti, murali, mostre e convegni il Circolo culturale Sardegna a Monza propone un gemellaggio con Nùoro”.
Nonostante l’ “assenza” delle istituzioni sarde, il Circolo Culturale Sardegna è andato avanti per la sua strada. E l’ultima sezione della mostra, rappresenta, appunto, le tappe più salienti di questa significativa ed ultratrentennale attività, culminata con la dedica a Grazia Deledda della più importante sala polifunzionale del Centro Civico di via Correggio, sede delle varie associazioni culturali monzesi.
Sezione che inizia con il ricordo del primo convegno avvenuto a Concorezzo nel 1993, alla presenza del nipote Alessandro Madesani, dal titolo ”Grazia Deledda, una Nobel sarda”.
A questo hanno fatto seguito tutta un’altra serie di iniziative e convegni aventi come protagonista Neria De Giovanni, maggiore critica deleddiana. Ed una serie di importanti convegni con la già deputata e dirigente scolastica Elena Centemero.
Anche qua bisognerebbe fare una piccola digressione da far conoscere ai sardi (e non) immemori. Elena Centemero, socia onoraria del circolo, brianzola, è stata la deputata della XVII legislatura (dal 15 marzo 2013 al 22 marzo 2018), prima firmataria e proponente, sostenuta da quanto fatto fino ad allora dal sodalizio culturale sardo di Monza, della proposta di legge (Atto Camera 1548) dal titolo “Disposizioni per la celebrazione del centenario della pubblicazione del romanzo Canne al vento di Grazia Deledda”. Siamo nella seduta della Camera del 3 settembre 2013 e l’intervento introduttivo dell’allora parlamentare brianzola (non sarda, si badi bene), è quantomai significativo già nel suo incipit: “Tra le donne italiane che hanno fatto la storia si deve certamente annoverare la scrittrice nuorese Grazia Deledda che, nel 1926, unica italiana, fu insignita del Premio Nobel per la letteratura grazie ai suoi romanzi e in particolare al suo capolavoro intitolato Canne al vento , di cui quest’anno ricorre il centenario della pubblicazione (…)”.
Poi il discorso prosegue con un importante j’accuse verso tutte le istituzioni culturali e scolastiche italiane che hanno dimenticato, e continuano a dimenticare, volutamente il grande apporto dato dalla Deledda alla nostra letteratura, non inserendola, in alcuni casi, neppure nei programmi curriculari. Un atto di accusa che chiama in causa anche le istituzioni sarde ed i vari circoli della sempre citata emigrazione “organizzata”, più tesi a fare eventi celebrativi che ad operare nel concreto. Anche in quel caso il “piccolo” Circolo Culturale Sardegna, tramite proprio la proposta di legge Centemero, era riuscito, nel deserto generale, a vincere la sua battaglia: riportare ed attualizzare nel dibattito culturale italiano la figura e l’operato di Grazia Deledda. Ed il resto del discorso della Centemero è, quantomai, ancora efficace :(…) Nonostante tutto ciò, però, oggi la figura di Grazia Deledda resta il più delle volte trascurata, sia dai programmi scolastici curriculari che da gran parte della critica. Quest’anno ricorre il centenario della pubblicazione della sua opera più significativa, Canne al vento, ispirata al tema profondo della fragilità umana e del dolore dell’esistenza, grande esempio di modernità (…)”. La stessa Centemero, infine, ricordava come nella precedente legislatura (la XVI) era stata ancora lei stessa a proporre la risoluzione n.7- 01066, “finalizzata appunto a individuare iniziative per far conoscere su scala nazionale e far studiare nelle scuole di ogni ordine e grado la figura straordinaria e l’opera di Grazia Deledda, per il suo importante contributo culturale, nonché a individuare per il 2013 le modalità di celebrazione dell’autrice sarda (…)”. E’, purtroppo, sotto gli occhi di tutti come né della risoluzione, né della proposta di legge se ne fece nulla perché, soprattutto, non appoggiata né dai deputati sardi (gelosi che tali iniziative non fossero partite dall’isola), né dai circoli sardi “organizzati”, legati alle loro politiche “di quartiere”. Ovviamente tranne il pieno appoggio dato, in merito, dal circolo Culturale Sardegna di Monza che, a più riprese, aveva ospitato l’on. Centemero per presentare ed illustrare la già ricordata proposta di legge. Proposta di legge di cui, una volta assegnata in sede referente alla VII Commissione Cultura il 27 ottobre 2017, dopo aver ricevuto il parere favorevole delle Commissioni “Affari Costituzionali” e V “Bilancio e Commissione parlamentare per gli affari regionali”, non se ne fece più nulla. Altre iniziative su Grazia Deledda, organizzate a Monza, hanno visto come relatori anche il prof. Francesco Dettori, docente di letteratura ed Antonietta Carrabs, letterata e presidente dell’Associazione ” Zero confini- Monza”.
La mostra, infine, non può avere migliore e degna conclusione con la foto del già citato e ricordato murales di Giampiero Bernardini, che fa bella mostra di sé in via di Col di Lana.
Molto bello e toccante, umanamente e culturalmente, è, infine, il bel messaggio istituzionale che è stato mandato dal prof. Antonello Menne, presidente del Comitato scientifico dell’ “Atene Sarda”. Una lettera d’intenti che è anche un “suggello” istituzionale e che, dato l’alto valore, riportiamo integralmente.
” (…) Ho accolto fin dal primo momento il vostro invito a collaborare all’importante progetto di promozione e conoscenza del Premio Nobel Grazia Deledda. Molta strada in questo senso rimane da fare. Poco si sa di questa donna. Non viene studiata nelle scuole superiori e nelle stesse università regna molta distrazione. Eppure, rimane l’unica donna in Italia cui è stato attribuito il più alto riconoscimento in campo letterario. Non solo le sue opere (oltre 50), ma anche la sua vita è di straordinaria rilevanza e merita un momento di attenzione, un esempio da proporre alle giovani generazioni per indicare un percorso di vita. Come sappiamo Grazia Deledda nacque nel 1871 in un borgo chiuso e diffidente verso chi avanzava ipotesi e visioni oltre il perimetro localistico. Grazia non fu amata dalla sua città natale. Cominciò a scrivere che era una ragazzina, con il dono e il genio degli autodidatti. Sulla scia della letteratura verista e fortemente ancorata al luogo di nascita e frequentazione, Grazia Deledda ambientò tutti i suoi romanzi nel cuore della Sardegna ancestrale, descrivendone usanze, paure, pregiudizi e modi di fare. Senza sconti. Era una donna caparbia, sapeva dove mettere i passi. Lasciò Nuoro, per trasferirsi prima a Cagliari e poi a Roma dove esplose il suo talento. Ma il suo cuore rimase nel quartiere di San Pietro del borgo natio. Non solo i suoi concittadini, anche i suoi cercarono di fermarla. Ecco come il 10 dicembre 1927, a Stoccolma, salutò i giurati al momento del ritiro del Premio Nobel. “Quando cominciai a scrivere, a tredici anni, fui contrariata dai miei. Il filosofo ammonisce: se tuo figlio scrive versi, correggilo e mandalo per la strada dei monti; se lo trovi nella poesia la seconda volta, puniscilo ancora; se va per la terza volta, lascialo in pace perché è un poeta”. Ecco, in queste parole c’è la struttura e la visione della grande grande scrittrice: caparbietà e visione, come sappiamo essere noi sardi quando iniziamo un percorso nel quale crediamo fino in fondo.
Nella mia qualità di presidente del comitato scientifico del Distretto culturale “Atene della Sardegna”, sono felice di associarmi al vostro percorso. Il Distretto è nato 10 anni fa nell’ambito dei master dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Oggi è la realtà di rete più avanzata in Sardegna: riunisce oltre 70 soci, tra enti pubblici e realtà del sistema culturale sardo. Il Distretto culturale del nuorese affonda le sue radici nella gloriosa storia dei suoi figli illustri. Gli attrattori sono loro: Grazia Deledda in primis, poi Sebastiano e Salvatore Satta, Francesco Ciusa e tanti altri. “Atene della Sardegna” è un’espressione della giovane Grazia Deledda: quando lo Stato centrale mandava l’esercito per stanare i banditi e i pastori nascosti nei monti del Logudoro e della Barbagia, negli stessi anni, uomini e donne, si stavano affermando nel campo della letteratura, della pittura e della politica. Una vera Atene, un luogo avanzato della cultura. Ancora oggi il nuorese è un’area dove l’industria culturale e creativa è avanzata.
Per questo sono felice di iniziare un percorso di condivisione e riflessione con voi. Vivo a Milano da oltre 40 anni, amo questa città e la Lombardia. Sono riconoscente perché sono stato accolto. Qui ho imparato molte cose. Ho consolidato il percorso di dignità appreso nella mia famiglia a Orotelli: Lombardia e Sardegna, sono due facce della stessa medaglia. Quindi nel nome di Grazia Deledda, forza paris. Un caro saluto. Antonello Menne”.
La mostra fotografica su Grazia Deledda rimarrà visitabile presso il Circolo Culturale San Fruttuoso fino al 24 febbraio 2023 secondo gli orari del circolo.
Complimenti!