di FRANCESCA PISANO
Benedetto Mameli presidente dell’ANIAD, un’associazione di volontariato, senza fine di lucro, che propone la diffusione dello sport per tutte le persone che convivono con il diabete.
Di cosa si occupa, nello specifico, la vostra associazione? L’ANIAD (Associazione Nazionale Italiana Atleti con Diabete) nasce in Italia nel 1990, mentre in Sardegna nel 2006. L’obiettivo è quello di diffondere una sana cultura dell’esercizio fisico e dello sport fra i soggetti con diabete, al fine di migliorare il livello di consapevolezza, di educazione terapeutica e di qualità della vita. Nel corso degli anni abbiamo organizzato eventi di vario tipo: come manifestazioni sportive fra diabetici e non, convegni, incontri con le scuole e con la popolazione, campi scuola, progetti fotografici e filmati didattici sul nostro canale YouTube. Tutto ciò è stato possibile anche grazie alla collaborazione del Servizio della Diabetologia di Oristano, che si è sempre contraddistinta, per la sua attiva partecipazione, a queste iniziative. Nel 2019 insieme ad altre associazioni del territorio sardo, abbiamo fondato la federazione Rete Sarda Diabete. Un’importantissima realtà che lavora per l’emancipazione e per il diritto alla salute. In questi anni, nelle scuole sono stati realizzati diversi incontri con i ragazzi, gli insegnanti, il personale scolastico e i genitori per spiegare cos’è il diabete e far capire che non bisogna averne paura, ma che è importante conoscerlo per non far sentire diversi i bambini.
Quanti sono i ragazzi diabetici che praticano sport in Sardegna? E nella provincia di Oristano? Purtroppo, non sono dati in nostro possesso. Da poco è stato istituito in Regione, grazie al lavoro fatto con Rete Sarda Diabete, il registro delle persone con Diabete. Uno strumento utile soprattutto per capire quali siano le risorse da destinare, ma che ancora non è attivo.
Quanto è importante, in base al tipo di diabete, fare attività sportiva? Per il diabete di tipo 2 è importante per evitare complicanze e l’aggravarsi della malattia. Se praticato prima di ammalarsi, rallenta o elimina il rischio dell’insorgenza del Diabete o di altre malattie dismetaboliche. Invece, per il diabete di tipo 1, un’attività fisica costante permette di accrescere la sensibilità all’insulina e poter avere una glicemia più stabile. Grazie ai nuovi sistemi CGM (monitoraggio continuo della glicemia) e alle nuove tecnologie predittive dei microinfusori (sempre abbinati a un sensore CGM), si abbassano i rischi di ipoglicemie. Ossia, episodi di scarso contenuti di zuccheri nel sangue che provocano malori e altri gravi problemi.
Possono esserci casi in cui un ragazzo diabetico dovrebbe evitare di fare sport? C’è uno sport che potrebbe essere più indicato per un ragazzo con il diabete? L’ostacolo principale a fare sport, si trova nelle società sportive o negli istruttori che non conoscendo la patologia, evitano di allenare atleti diabetici o li relegano ai margini. Per superarlo, l’ANIAD, si è prefissata di fare formazione e istituire corsi per tecnici, cercando di coinvolgere CONI e istituzioni locali che al momento non hanno risposto positivamente. Ovviamente noi non demordiamo, seppur soli, andiamo avanti nel progetto, sperando di trovare un supporto economico che ci permetta di realizzare il corso. Bisogna sempre stare attenti e conoscersi per evitare problemi, per farlo si può tenere un diario per annotare pasti, boli, allenamenti. Sono stati superati tanti tabù. Atleti con Diabete fanno Triathlon, ultramaratone, scalano montagne, fanno immersioni, arrampicata, pilotano auto da rally, praticano sport da combattimento, vincendo medaglie olimpiche, militano in club sportivi blasonati o praticano il tennis, tanto da diventare primi al mondo come Zverev. Non esistono limitazioni, conoscendosi bene niente è precluso.
Di recente avete organizzato un campo scuola per ragazzi incentrato sulla gestione del diabete nello sport: può parlarcene? Quali risultati? Il titolo del campo scuola era Diabete no Limits e il risultato ottenuto è stato quello di aver dimostrato la veridicità di quanto ho affermato prima, portando per esempio, come testimoni, tre ragazzi diabetici che fanno sport di cui, alcuni di questi, a livello professionale. Coinvolgendo anche la diabetologia di Oristano, che sempre ci supporta grazie al benestare della ASL, diabetologi, infermieri, psicologi e laureati in scienze motorie hanno cercato di coprire tutti i campi di interesse per dare tutte le informazioni necessarie per potersi gestire durante l’attività fisica.
A novembre c’era la Giornata mondiale del diabete. In che modo far parlare di questa patologia senza aspettare una giornata celebrativa? Durante l’ultima giornata mondiale, siamo andati in una scuola primaria dove erano presenti alunni diabetici per fare formazione al personale scolastico. Sarebbe utile che la formazione fosse un passo obbligatorio e non legato a eventi del genere. Sino al 2018 esisteva un protocollo regionale che faceva formazione nelle scuole. Ora, il Protocollo è scaduto e non è mai stato rinnovato.