di GRAZIA BRUNDU
Allo Spazio Bunker fino a marzo in scena i linguaggi del contemporaneo
con giovani compagnie e scritture originali che dialogano col presente
Teatro contemporaneo, performing art, musica, danza, incursioni multimediali. Allo Spazio Bunker ritorna la rassegna Teatri in via di estinzione, organizzata dalla compagnia Meridiano Zero, con una programmazione lunga ben tre mesi, dal 14 gennaio fino al mese di marzo, dedicata ai linguaggi del contemporaneo. I Meridiano Zero e lo Spazio Bunker si riconfermano così un punto di riferimento importante per le giovani compagnie che propongono scritture originali e nuove poetiche e per un pubblico attento ai nuovi sguardi sul presente.
Il primo appuntamento è sabato 14 gennaio alle 21 (in replica domenica alle 19) con lo spettacolo “Discobunker” di Stefano Mereu e Marianna Bianchetti, produzione Centripeta. “Discobunker racconta di un essere umano che sceglie di sopravvivere affidandosi ai propri impulsi, un uomo solo in un mondo distrutto dalle forze della natura che hanno preso il sopravvento, ridefinendo la presenza umana sulla Terra… “Discobunker” racconta la necessità, oggi più che mai, di fare quello che serve per essere presenti a noi stessi, per essere in contatto con i nostri desideri, con le nostre passioni e lasciare che ci tengano in vita. Ogni momento è sempre quello giusto per scegliere di essere vivi”.
“Le foglie immobili” (28 e 29 gennaio) è il titolo dello spettacolo musicale dei Magnificat, un duo composto da Alessandro e Sebastian Muroni, padre e figlio, insieme in un che riflette sul presente che scorre.
Nadia Imperio e le sue marionette a filo sono protagoniste l’11 e il 12 febbraio in “Casa Con Bambole Rotte Ovvero Thelma e Louise Sono Morte”, dove le due eroine del titolo trascorrono il loro tempo eterno a guardare il reality “Casa di Bambola”, tentando un dialogo che mai si sviluppa d ponendosi domande che spesso non hanno risposta…”.
Il 25 e 26 febbraio la compagnia Teatro d’inverno porta al bunker la pièce teatrale “Venere in pelliccia”, liberamente tratta da La Vénus à la fourrure di David Ives, ispirato all’omonimo romanzo di Leopold von Sacher-Masoch, regia di Giuseppe Ligios e Aaron Gonzalez, con Antonello Foddis e Giuseppe Ligios. “Tutto si svolge in un teatro di periferia, dopo una giornata passata a fare audizioni per trovare l’attrice che possa interpretare il lavoro che si prepara a mettere in scena … Nessuna di loro possiede lo stile necessario per il ruolo da protagonista quando appare un attore alla ricerca disperata di un lavoro, sfrontato e pronto a tutto pur di fare il provino…”.
A marzo la programmazione continua con la performance partecipativa per 12 spettatori di Maria Luisa Usai, dal titolo “I’ll write you something new”, una produzione Spazio-T Mamatita Festival: «una performance partecipativa che utilizza la comunicazione via posta come strumento per interrogarsi sulla realtà del presente. L’esperienza solitaria dello scrivere, diventa nella performance un’esperienza condivisa, un atto intimo si trasforma in un’azione pubblica».