di GIANRAIMONDO FARINA
Certamente non vi ha vissuto, ma il legame di Grazia Deledda con la città di Monza è, ormai, indelebile e radicato. E questo per almeno tre ordini di motivi. In primo luogo, per il grande impegno, profuso dal 1993 (anno della sua fondazione) ad oggi, dal Circolo Culturale Sardegna, sotto la presidenza ed il dinamismo di Salvatore Carta. In secondo luogo, perché nella città di Teodolinda vivono i pronipoti della grande scrittrice nuorese, soci del circolo e presenti e partecipi alle attività proposte. In terzo luogo, perché la Deledda era anche una cittadina lombarda d’adozione, avendo vissuto per buona parte della sua vita in quel di Cicognara, frazione di Bozzolo, nella Bassa mantovana. Luoghi, questi ultimi, in cui è stato, peraltro, ambientato il romanzo Annalena Bilsini risalente al 1927. Per ribadire questo particolare legame, il Circolo Culturale Sardegna di Monza organizza, ogni anno, almeno un evento che possa ricordare la prima Premio Nobel italiana e la seconda donna in assoluto della storia. E quest’anno l’attenzione è ricaduta sul capolavoro che l’ha resa immortale e conosciuta in tutto il mondo, quel Canne al vento del 1913, simbolo di una Sardegna misteriosa ed antica ma, soprattutto, profonda analisi di quell’immortale similitudine tra la condizione delle canne e la vita degli uomini. Allocuzione legata all’altra grande opera della Deledda, Elias Portolu, del 1903 con quel chiaro e distinto “Uomini siamo, Elias, uomini fragili come canne, pensaci bene. Al di sopra di noi c’è una forza che non possiamo vincere”. Ed è questo profondo legame con l’umano, ben radicato nella storia e nel vissuto deleddiano, che ha spinto i componenti del direttivo del Circolo Culturale Sardegna ad allestire una documentata mostra fotografica di una ventina di pannelli dal titolo “Canne al vento- Omaggio a Grazia Deledda da Galtellì a Monza”. Mostra che, sabato 19 novembre 2022, presso il centro civico “Liberthub”, in cui è rimasta dal 19 al 30 novembre, ha già visto l’onore della visita inaugurale del sindaco di Monza Paolo Pilotto e dell’assessore Andreina Fumagalli.
I criteri ed i fili conduttori che hanno portato gli organizzatori ad allestirla, proponendola alla cittadinanza, sono stati, sostanzialmente quattro: 1. Grazia Deledda intima e familiare; 2. La “Galte” di Canne al vento fra storia e romanzo; 3. Il Nobel “annunciato” e l’alto “ideale” per la vita in Sardegna; 4. Monza e l’impegno del circolo Sardegna dal 1993 ad oggi per Grazia Deledda.
La prima parte della mostra, quindi, si compone di tre pannelli di un certo interesse. Siamo nella sezione della fotografia e della ritrattistica che descrivono la Deledda prima del conferimento del Nobel. In primo luogo vi è una foto di una giovane scrittrice, cui fa seguito quella scattata su un suo pregevole ritratto con il costume sardo di Nuoro. Questo primo percorso termina con l’esposizione fotografica di un’ altrettanto pregevolissima opera: il ritratto della Deledda prima del conferimento del Nobel, eseguito dalla pittrice monzese Mariella Convertini con tecnica della china. La scelta della Convertini non è avvenuta per caso: si tratta di una pittrice affermata e conosciuta, che insegna disegno presso la scuola d’affresco “Andrea Sala” di Monza.
Il secondo e centrale blocco della mostra ci porta letteralmente in Sardegna o, meglio, nella “Galte” di Canne al vento. Siamo in un villaggio non lontano dalla costa tirrenica dell’isola e dalla foce del Cedrino. E’ la Galtellì di “Galte”,l ‘antico ed aristocratico paese sotto il Monte Tuttavista, prima sede vescovile fino dal XII al XV secolo poi, nel 1779, nuovamente sede episcopale, solo contitolare, Diocesi di Nuoro. Località cui la grande scrittrice era particolarmente legata per via delle lunghe permanenze familiari estive. Nella Galtellì di Canne al vento ecco, allora rivivere ogni angolo di questo splendido borgo, porta delle Baronie, della Marina di Orosei e del Parco letterario deleddiano.
La mostra fotografica, quindi, sapientemente organizzata è la ricostruzione di un’ “immersione” nel borgo. Si avrà modo di visitate “simbolicamente” la casa delle dame Pintor, protagoniste delle vicende raccontate. Cui si aggiungono altri luoghi citati nel libro: la parrocchiale del trecento dedicata al Santissimo Crocifisso, che deve il nome al crocifisso ligneo risalente al XIV secolo, che presenta anche un organo settecentesco e una cinquecentesca statua in legno policromo della Trinità. Per arrivare ai dipinti descritti dalla Deledda e presenti all’interno dell’ex cattedrale di san Pietro apostolo, risalente al XII secolo. Di non minore valore sono le foto scattate all’ interno di Casa Marras, museo etnografico allestito in una dimora patronale del XVIII secolo, contenente oggetti e manufatti della civiltà agropastorale. Altre foto- scorcio rappresentano la casa di don Pedru, la casetta riattata del Milese, la foce e la valle del Cedrino con i ruderi del castello di Galte,le vie selciate ed il “pozzo- nuraghe” del cortile.
Si arriva, quindi, alla terza parte, quella del Nobel “annunciato” del 1927. Già, perché una cosa bisogna ribadirla una volta per tutte, come ha fatto la più importante critica deleddiana contemporanea Neria De Giovanni: la Deledda non si aggiudicò il Nobel “per caso” o “per mancanza di concorrenti”. Il suo Nobel fu “annunciato” da ben ventisei candidature precedenti. E questa sezione è degnamente illustrata dalla foto d’epoca di conferimento del premio e dallo splendido ritratto eseguito su china dalla citata maestra monzese Mariella Convertini. A queste si aggiunge la riproduzione fotografica di parte del murales dell’artista sardo Giampiero Bernardini di Villamassargia, amico e socio del circolo. Rappresentazione che è parte dell’intera opera muralistica eseguita dallo stesso artista in occasione del centenario di Canne al vento (2013), su committenza del circolo Sardegna di Monza, in via Col di Lana.
Il percorso, infine, si conclude a Monza con, in evidenza, le tantissime ed importanti iniziative portate avanti dal Circolo nei suoi trent’anni di vita. Iniziative che, per interesse e rilievo, farebbero “impallidire” qualsiasi altro maturo sodalizio culturale. Per non parlare di alcuni dei circoli sardi dell’emigrazione “organizzata” che portano la titolatura “Grazia Deledda” solo nel nome. O dell’emigrazione sarda “organizzata” in generale, più propensa a sponsorizzare e ad organizzare mega convegni letterari, peraltro poco incisivi al fine di un nuovo studio e riscoperta della scrittrice. Non ultimo, il recente convegno organizzato dall’Università di Siena, assieme ad Università per stranieri, emigrazione sarda “organizzata” e comitato per le celebrazioni deleddiane dal titolo “Grazia Deledda fuori dall’isola: lingue, letteratura e folklore”. Motivante ed interessante per alcuni spunti originali, ma completamente assente per quanto riguarda la Deledda “lombarda”.
Aspetto, quest’ultimo, che, invece, il circolo Sardegna di Monza, essendo fuori dal “giro” della summenzionata “emigrazione”, senza alcuna sponsorizzazione “isolana”, e con il solo sostegno delle istituzioni locali brianzole, è riuscito a far valere molte volte ed in più occasioni. Non ultima, la mostra personale ed originale su Grazia Deledda e le sue novelle del già ricordato Giampietro Bernardini, che lo scorso dicembre 2021, ha avuto il privilegio, in occasione del centocinquantenario della nascita della grande scrittrice, di essere inaugurata ed esposta presso la prestigiosa sala espositiva del “Binario 7” di Monza, la seconda della città dopo le Gallerie Civiche. Occasione nella quale si è potuto riflettere sulla rivalutazione di Grazia Deledda, non solo come scrittrice e narratrice della Sardegna, ma anche della Lombardia, grazie alla prolusione tenuta dal sottoscritto avente per oggetto il retroterra storico- economico sottostante il romanzo “padano” Annalena Bilsini, opera ancora poco rivalutata e conosciuta, ma densa di tanti riferimenti e significati sociali e culturali. Senza dimenticare il legame e la corrispondenza della Deledda con il “suo” parroco bozzolese, quell’indimenticato servo di Dio don Primo Mazzolari, definito da papa Giovanni XXIII “la tromba dello Spirito Santo in terra mantovana”. Tutti aspetti per niente considerati né dal comitato sardo istituzionale, messo su lo scorso anno da Provincia, Comune di Nuoro, MAN, UniNuoro e Fondazione di Sardegna, né dalla direzione artistica, nonostante le proposte avanzate dal Circolo Culturale Sardegna di Monza per ospitare nella città di Teodolinda un momento delle celebrazioni coronato da un gemellaggio culturale fra Monza e Nùoro .Si veda per questo il puntuale articolo del giornalista nuorese della Nuova Sardegna Luciano Piras pubblicato sul quotidiano sassarese lo scorso 26 ottobre 2021 dal titolo quantomai emblematico Omaggio della Brianza a Grazia Deledda. Tra dipinti, murali, mostre e convegni il Circolo culturale Sardegna a Monza propone un gemellaggio con Nùoro.
Nonostante l’ “assenza” delle istituzioni sarde, il Circolo Culturale Sardegna è andato avanti per la sua strada. E l’ultima sezione della mostra, rappresenta, appunto, le tappe più salienti di questa significativa ed ultratrentennale attività, culminata con la dedica a Grazia Deledda della più importante sala polifunzionale del Centro Civico di via Correggio, sede delle varie associazioni culturali monzesi.
Sezione che inizia con il ricordo del primo convegno avvenuto a Concorezzo nel 1993, alla presenza del nipote Alessandro Madesani, dal titolo ” Grazia Deledda, una Nobel sarda”. A questo hanno fatto seguito tutta un’altra serie di iniziative e convegni aventi come protagonista Neria De Giovanni, maggiore critica deleddiana. Ed una serie di importanti convegni con la già deputata e dirigente scolastica Elena Centemero.
Anche qua bisognerebbe fare una piccola digressione da far conoscere ai sardi (e non ) immemori. Elena Centemero, socia onoraria del circolo, brianzola, è stata la deputata della XVII legislatura (dal 15 marzo 2013 al 22 marzo 2018) , prima firmataria e proponente, sostenuta da quanto fatto fino ad allora dal sodalizio culturale sardo di Monza, della proposta di legge (Atto Camera 1548) dal titolo “Disposizioni per la celebrazione del centenario della pubblicazione del romanzo Canne al vento di Grazia Deledda”. Siamo nella seduta della Camera del 3 settembre 2013 e l’intervento introduttivo dell’allora parlamentare brianzola (non sarda, si badi bene), è quantomai significativo già nel suo incipit: “Tra le donne italiane che hanno fatto la storia si deve certamente annoverare la scrittrice nuorese Grazia Deledda che, nel 1926, unica italiana, fu insignita del Premio Nobel per la letteratura grazie ai suoi romanzi e in particolare al suo capolavoro intitolato Canne al vento , di cui quest’anno ricorre il centenario della pubblicazione (…)”. Poi il discorso prosegue con un importante j’accuse verso tutte le istituzioni culturali e scolastiche italiane che hanno dimenticato, e continuano a dimenticare, volutamente il grande apporto dato dalla Deledda alla nostra letteratura, non inserendola, in alcuni casi, neppure nei programmi curriculari. Un atto di accusa che chiama in causa anche le istituzioni sarde ed i vari circoli della sempre citata emigrazione “organizzata”, più tesi a fare eventi celebrativi che ad operare nel concreto. Anche in quel caso il “piccolo” Circolo Culturale Sardegna, tramite proprio la proposta di legge Centemero, era riuscito, nel deserto generale, a vincere la sua battaglia: riportare ed attualizzare nel dibattito culturale italiano la figura e l’operato di Grazia Deledda. Ed il resto del discorso della Centemero è, quantomai, ancora efficace : “(…) Nonostante tutto ciò, però, oggi la figura di Grazia Deledda resta il più delle volte trascurata, sia dai programmi scolastici curriculari che da gran parte della critica. Quest’anno ricorre il centenario della pubblicazione della sua opera più significativa, Canne al vento , ispirata al tema profondo della fragilità umana e del dolore dell’esistenza, grande esempio di modernità (…)”. La stessa Centemero, infine, ricordava come nella precedente legislatura (la XVI) era stata ancora lei stessa a proporre la risoluzione n.7- 01066, “finalizzata appunto a individuare iniziative per far conoscere su scala nazionale e far studiare nelle scuole di ogni ordine e grado la figura straordinaria e l’opera di Grazia Deledda, per il suo importante contributo culturale, nonché a individuare per il 2013 le modalità di celebrazione dell’autrice sarda (…)”. E’, purtroppo, sotto gli occhi di tutti come né della risoluzione, né della proposta di legge se ne fece nulla perché, soprattutto, non appoggiata né dai deputati sardi (gelosi che tali iniziative non fossero partite dall’isola), né dai circoli sardi “organizzati”, legati alle loro politiche “di quartiere”. Ovviamente tranne il pieno appoggio dato, in merito, dal circolo Culturale Sardegna di Monza che, a più riprese, aveva ospitato l’on. Centemero per presentare ed illustrare la già ricordata proposta di legge. Proposta di legge di cui, una volta assegnata in sede referente alla VII Commissione Cultura il 27 ottobre 2017, dopo aver ricevuto il parere favorevole delle Commissioni “Affari Costituzionali” e V “Bilancio e Commissione parlamentare per gli affari regionali”, non se ne fece più nulla.
Altre iniziative su Grazia Deledda, organizzate a Monza, hanno visto come relatori anche il prof. Francesco Dettori, docente di letteratura ed Antonietta Carrabs,letterata e presidente dell’Associazione ” Zero confini- Monza”.
La mostra, infine, non può avere migliore e degna conclusione con la foto del già citato e ricordato murales di Giampiero Bernardini, che fa bella mostra di sé in via di Col di Lana.
In questo modo si è conclusa l’inaugurazione dell’ennesimo, importante, percorso culturale che si è svolta domenica mattina, 4 dicembre 2022, presso i locali del centro civico San Rocco a Monza alla presenza autorevole della pronipote Grazia Madesani Deledda, nata e residente nella città di Teodolinda. Mostra che rimarrà aperta e visitabile fino al 30 Dicembre 2022, proprio per stimolare, decisamente ed ulteriormente, l’amministrazione del capoluogo brianzolo verso l’agognato e desiderato conferimento della cittadinanza onoraria postuma alla grande scrittrice sarda. Scrittrice che, per concludere, così si definiva nel discorso affidatole in occasione del conferimento del Nobel proprio grazie a Canne al vento: “Sono nata in Sardegna. La mia famiglia, composta di gente savia ma anche di violenti e di artisti primitivi, aveva autorità e aveva anche biblioteca. Ma quando cominciai a scrivere, a tredici anni, fui contrariata dai miei. Il filosofo ammonisce: se tuo figlio scrive versi, correggilo e mandalo per la strada dei monti; se lo trovi nella poesia la seconda volta, puniscilo ancora; se va per la terza volta, lascialo in pace perché è poeta.
Senza vanità anche a me è capitato così. Avevo un irresistibile miraggio del mondo, e soprattutto di Roma. E a Roma, dopo il fulgore della giovinezza, mi costruì una casa mia dove vivo tranquilla col mio compagno di vita ad ascoltare le ardenti parole dei miei figli giovani. Ho avuto tutte le cose che una donna può chiedere al suo destino, ma grande sopra ogni fortuna la fede nella vita e in Dio. Ho vissuto coi venti, coi boschi, colle montagne. Ho guardato per giorni, mesi ed anni il lento svolgersi delle nuvole sul cielo sardo. Ho mille e mille volte poggiato la testa ai tronchi degli alberi, alle pietre, alle rocce per ascoltare la voce delle foglie, ciò che dicevano gli uccelli, ciò che raccontava l’acqua corrente. Ho visto l’alba e il tramonto, il sorgere della luna nell’immensa solitudine delle montagne, ho ascoltato i canti, le musiche tradizionali e le fiabe e i discorsi del popolo. E così si è formata la mia arte, come una canzone, o un motivo che sgorga spontaneo dalle labbra di un poeta primitivo”.
Grazie Gianraimondo, io credo che attorno alla figura di Grazia Deledda, sopratutto in Sardegna, ci siano dei pregiudizi legati alla sua cultura non cultura, in considerazione del fatto che ha ottenuto il massimo, a livello mondiale, con il minimo della sua frequentazione scolastica e cioè la IV elementare.