di MARIA VITTORIA DETTOTO
“Ozieri, Comune contro la violenza di genere”. Questo cartello è stato affisso nella mattina del 24 novembre 2022, all’ingresso del comune di Ozieri, allo scopo di sensibilizzare la collettività sul problema della violenza di genere. Ma basta un cartello a sensibilizzare o meglio portare ad una diminuzione dei reati nei confronti delle donne? A mio avviso no.
Ed i dati purtroppo lo confermano.
Il 25 novembre è notoriamente la giornata mondiale contro la violenza sulle donne, istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 17 dicembre 1999 con la risoluzione n°54/134. A seguito delle iniziative promosse da quel momento a livello internazionale, andate ben oltre ad un cartello all’ingresso di un paese con tutto il rispetto per lo stesso e per chi lo ha promosso, il numero dei femminicidi e dei casi di violenza sulle donne, non solo non è diminuito, ma è addirittura aumentato.
Secondo un’indagine ISTAT del 2014, il 31.5% delle donne italiane tra i 16 ed i 70 anni, ha subito una qualche forma di violenza fisica o sessuale. Anche nel luogo di lavoro, dove 1.100.000 donne sono state vittime di ricatti sessuali per ottenere un lavoro, mantenerlo o fare avanzamenti di carriera. Nel 2018 è stato calcolato che ben l’82% degli autori di omicidi femminili è un familiare, cosa che rende il dato se vogliamo ancora più eclatante o comunque un congiunto, sia esso il marito, compagno o partner. Nel 2020 in Italia le donne vittime di femmicidio sono state 101; nel 2021 le vittime sono state 109. Ad oggi, 25 novembre 2022, le donne vittime di femminicidi in Italia sono già 104, ovvero una ogni tre giorni. Questo a conferma del fatto che non solo i femminicidi non sono in calo, ma hanno registrato un aumento congiuntamente alle violenze di vario tipo sulle donne, anche a causa della pandemia da Covid e dell’annesso lockdown soprattutto, che ha coinciso con un periodo di convivenza forzata tra le vittime ed i propri carnefici. Non a caso durante questo periodo, anche secondo i dati forniti dal numero antiviolenza 1522, il numero delle vittime è più che raddoppiato.
Neanche l’introduzione del cosiddetto codice rosso, attraverso la legge n°19 del 2019 n° 69, volta ad una modifica del codice penale e del codice di procedura penale, con conseguente inasprimento delle pene per reati come i maltrattamenti in famiglia, lo stalking, la violenza sessuale o la violenza di gruppo riguardanti donne o minori, è servita come deterrente per la diminuzione o addirittura l’eliminazione di questo genere di reati. La stessa modifica delle misure di custodia cautelare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa, quali ad esempio l’utilizzo di strumenti come il braccialetto elettronico, non sono fondamentalmente serviti a molto, stando ai fatti di cronaca che tutti ci ritroviamo a leggere e noi giornalisti a raccontare.
In questi giorni si parla tanto dell’uccisione della giovane ragazza pachistana Saman Abbas per mano dei suoi familiari, che si configura come un delitto d’onore architettato e posto in essere per lavare l’onta ed il disonore di una giovane che si rifiutava di sposare il proprio cugino e voleva semplicemente vivere l’amore con il suo fidanzato in modo libero. Questa vicenda che agli occhi di noi occidentali appare quantomeno surreale, non tiene conto del fatto che ancora oggi nei paesi come il Pakistan il delitto d’onore è tuttora legittimo ed anzi nasce proprio in Medio Oriente dove se ne ha già traccia in un codice del 1750 a.c.
Il delitto d’onore previsto insieme al matrimonio riparatore dal Codice Rocco di epoca fascista, è stato abrogato in Italia solo il 5 agosto 1981, ovvero 41 anni fa.
Nel 1968 viene abrogato dall’ordinamento italiano il reato di adulterio. Ma questi refusi culturali badate bene, esistono ancora nelle menti di molti, secondo cui una donna non ha un’autonomia o una propria libertà, risultando piuttosto una proprietà del proprio marito, compagno, maschio. E se questa decide legittimamente di ribellarsi, autodeterminarsi o peggio tradire il proprio partner o anche rifarsi una vita dopo una relazione finita, secondo questi individui lei non ne ha diritto. Devono essere loro a continuare a decidere per lei. Anche a costo di ucciderla appunto.
Le iniziative per porre l’accento su questa problematica possono servire a qualcosa, forse. Ma occorre a mio avviso cambiare in primis la mentalità di una società nella quale le prime nemiche delle donne spesso sono proprio le donne. E quando una donna trova la forza ed il coraggio di denunciare, nella maggior parte dei casi poi non ha né un supporto psicologico, sociale o economico. Ecco perché spesso le vittime di violenza non denunciano i soprusi e subiscono passivamente per anni, specie se sono madri ed al contempo devono badare anche alla crescita dei figli.
Occorre dunque in primis attuare le pene che già esistono, piuttosto che diminuirle attraverso le attenuanti del caso e far sì che i colpevoli dopo poco tempo dai reati commessi, siano liberi di tornare a delinquere anche talvolta nei confronti della stessa vittima. Occorre infittire la rete di associazioni e misure di welfare a sostegno delle vittime di violenza. E soprattutto occorre credere a chi denuncia, non fare finta di nulla quando si assiste alla violenza, aiutare la vittima e mai sottovalutare la problematica o peggio deridere la vittima o addirittura come spesso accade, dire che una donna se l’è cercata quella violenza fisica o psicologica perché libera o disinibita nella vita reale o virtuale.
Serve un vero e proprio cambio di passo per invertire la rotta delle violenze di genere. Altro che un cartello che probabilmente gli autori di questi reati, neanche vedranno o lo useranno come strumento di scherno nei confronti del genere femminile.
Il contenuto dell’articolo è ottimo, degno di attenzione e di filessione sulla grave situazione che riguarda la ” violenza di genere”.
NON ritengo sufficiente il “messaggio” riportato sul cartello se questo non verrà accompagnato da altre iniziative più visibili che coinvolgano direttamente le istituzioni locali e la popolazione.
Chi di dovere si inventi qualche altra cosa che risvegli le coscienze.
Altrimenti si copi da Palazzo Chigi illuminando si rosso la sede del Municipio.
Altrimenti avremo un “cartello stradale” in più in una zona dove i cartelli per ” lavori in corso” abbondano.