di GIANNA ZAZZARA
Giorgia Trudu, da Serramanna, è la campionessa mondiale di bocce, ed ha appena 17 anni. Il trionfo a Roma, ai Mondiali giovanili (organizzati per la prima volta in Italia), in coppia con l’emiliana Martina Zurago, nella Raffa (una delle tre specialità delle bocce che si gioca con campi e bocce sintetiche). In finale Giorgia e Martina hanno liquidato le austriache Evi Werth e Sonja Gleissner 12-0. In semifinale hanno battuto 10-4 le argentine Donatella Levriero e Brenda Ledesma. Un percorso nettissimo.
Complimenti Giorgia, ha sfatato una convinzione radicata. Una ragazza giovanissima numero uno al mondo di bocce, come si sente? «Sono felicissima, ci ho sempre creduto ma non è stato semplice. Le avversarie erano tostissime. Con Martina c’è stata subito una forte sintonia anche se ci siamo conosciute solo a giugno al raduno della Nazionale».
Chi ha festeggiato con lei a Roma? «Mia mamma e mio padre, i miei più accaniti tifosi. Ormai conoscono tutte le regole delle bocce, ho trasferito loro la mia passione, sarebbe bello se iniziassero a giocare».
Uno sport insolito per una ragazza, molte preferiscono il volley o la danza. «Con le bocce è stato un colpo di fulmine. L’ho scoperto alle scuole medie con un progetto proprio sulle bocce. Ho preso in mano una boccia, l’ho lanciata e da allora non ho più smesso. La mia è stata una scelta sincera, non l’ho fatto per seguire un’amichetta. Purtroppo i praticanti sono ancora pochi, rimane uno sport ancora poco conosciuto dai giovani. Peccato, perché è una disciplina completa che richiede preparazione fisica e mentale, non si lancia una boccia a casa. Ci vuole concentrazione, precisione, bisogna controllare tutti i muscoli e soprattutto le emozioni».
Lei è un talento puro. In pochi anni è passata dai campi di bocce di Serramanna a quelli della Nazionale. Fino a diventare campionessa mondiale. «Sembra una favola ma ci ho messo del mio. Tra allenamenti e scuola non è semplice ma i miei professori sono sempre stati comprensivi».
Quale gioco preferisce? « In attacco, non mi accontento di avvicinarmi al pallino».
Il Mondiale le ha portato soldi? «Solo la medaglia, che tengo in bella vista nella mia cameretta. Le bocce non sono uno sport ricco come la pallavolo, la Federazione italiana bocce al massimo rimborsa le spese di viaggio, nulla di più. Comunque per me il premio è aver vinto il Mondiale».
A Roma ha vinto il titolo iridato la domenica, due giorni dopo era già sui banchi di scuola, al liceo scientifico, a Serramanna. «Per forza! Non potevo perdere neanche un giorno, quest’anno devo sostenere la maturità».
Come l’hanno accolta i suoi compagni di classe e i professori? «È stato molto emozionante, sono entrata in classe ed è scoppiato un applauso lunghissimo. Sul banco ho trovato pure un bouquet di fiori, non potevo chiedere di meglio da questo Mondiale».
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