di TONINO OPPES
Il cannello da riscaldo diventa pennello nelle mani sapienti di un artista che non è eccessivo definire un mago del ferro.
Roberto Ziranu non usa ossidi e neppure colori per dare luce ai suoi lavori: il suo giallo-oro o il blu cobalto sono dentro la materia, basta soltanto liberarli dalla massa che li tiene prigionieri “perché, dice con straordinaria semplicità, è il ferro stesso che ci dona il colore.”
Proprio il colore è l’elemento che più rapisce quando si ammirano le opere in ferro battuto di questo singolare artista di Orani, con laboratorio a Nuoro, che ci regala pezzi unici da custodire gelosamente.
Guardate la farfalla per la prima volta esposta ad Assisi e rielaborata nel periodo più cupo del lockdown: “per tanto tempo siamo rimasi fermi, impossibilitati a muoverci. Avevamo bisogno – non solo fisicamente – di spostarci con nuova leggerezza; ecco così è nata la farfalla, scultura che ci invita tutti a riprendere il volo verso nuovi orizzonti così bruscamente interrotti.”
Questa idea del cammino è presente anche in altri suoi lavori, come ci ricordano le vele nate dopo l’alluvione di Capoterra. La farfalla si libera nell’aria, la vela è strumento per solcare il mare e dirigersi verso luoghi talvolta sconosciuti: l’importante è mettersi in viaggio per inseguire il proprio orizzonte oppure si cerca una via per la salvezza.
La farfalla, la vela, il viaggio. Tutto questo non deve far dimenticare le proprie origini. “Vola alto chi ha radici profonde” ammoniva il professore Lilliu, e allora ecco le riproduzioni in ferro leggero del corpetto femminile, opera vincitrice alla Biennale Internazionale di Roma: un omaggio alle “sue” donne e all’universo femminile sardo mentre la nuova produzione registra i ritratti “in ferro” dedicati a dodici protagonisti del Novecento che si potranno ammirare presto.
Eppure la cosa che più rapisce quando si osservano i lavori di questo singolare artigiano-artista è il colore. Ogni oggetto ne ha uno che è frutto del dosaggio della fiamma ossidrica, che modella l’opera con il suo calore diretto, e delle condizioni climatiche al momento della lavorazione.
“Quest’anno le mie creazioni avranno il colore del mare e del cielo della nostra Sardegna: sarà il mio omaggio a Picasso e al suo periodo blu” mi dice, senza voltarsi, mentre sposta la fiamma sulla lastra di ferro, quasi per non lasciarsi sfuggire la magia del momento.
Più lo guardo e più mi rendo conto che Roberto Ziranu custodisce il dono della creatività che è insito negli uomini di talento. Finisce l’opera; la osserva con l’incanto del bambino e sussurra:” Sono un artigiano che ha avuto la fortuna di crescere nella bottega del padre, che poi era quella di mio nonno e di mio bisnonno dove il lavoro si svolgeva passando dalla forgia all’incudine per modellare zappe o preparare ferri da cavallo. Da allora molto è cambiato però in quella vecchia bottega-laboratorio ho ereditato la passione per il lavoro del fabbro che cerco di raccontare in maniera diversa perché anche il ferro ha un’anima che ci chiede solamente di essere liberata.” Fino a diventare arte, che viaggia per le strade del Mondo.
Fa sempre un certo effetto leggere gli articoli che raccontano il mio lavoro il mio essere artigiano , il mio creare, il mio viaggio… i miei complimenti a Tonino Oppes per aver reso leggero il ferro con questo bellissimo articolo.
Roberto Ziranu
Complimenti
Che meraviglia
Complimenti
Non può che farmi piacere, grazie TOTTUS IN PARI
Semplicemente grande!!!