di OTTAVIO OLITA
La Sardegna possiede una formidabile ricchezza, poco valorizzata ed anche poco nota: tutto il territorio – dalle realtà urbane alle campagne – presidiato da forme d’arte che raccontano la sua storia. Una di queste è lo stile romanico che trova una particolare espressione nelle chiesette che, come presìdi spirituali, occupano tutte le diverse aree culturali e linguistiche dell’isola. In tutto se ne contano un centinaio, buona parte delle quali sconosciute ai più, soprattutto al di fuori della propria zona di residenza. Per supplire a questa grave carenza di conoscenza il pittore Giuseppe (Peppino) Spanu ha percorso in lungo e in largo l’isola armato di pennelli, colori, tele, e ne ha rappresentate ben 33. Ha scelto le facciate alle quali ha dato – nei suoi dipinti – una luce speciale per valorizzare i materiali utilizzati e per sottolineare l’opera di progettisti e muratori che, alla loro costruzione, hanno lavorato in epoche diverse. Un documento artistico e storico che andrebbe fatto conoscere perché potrebbe concorrere a far migliorare l’autostima dei sardi, un popolo capace di immergersi nella spiritualità utilizzando la materia.
Spiritualità che è costantemente presente nell’opera di Peppino Spanu il quale attribuisce alla pittura un valore immenso. Valore scoperto fin da bambino ma che poi non aveva potuto coltivare a scuola per le motivazioni comuni a tanti adolescenti degli anni ’60: gli studi indirizzati verso uno sbocco lavorativo. Per Peppino il padre scelse l’istituto di geometri, ma lui fin da subito capì – e lo capirono anche i suoi insegnanti – che quella professione non l’avrebbe mai fatta. Coltivò la sua enorme passione in segreto e solo alla soglia dei 50 anni decise di rendere pubbliche quelle opere frutto di una continua ricerca affidata ai musei e alle pinacoteche di mezzo mondo, ma anche ai viaggi, dai quali ha costantemente tratto ispirazione: dal Cammino di Santiago, a Parigi, dalle città, al mare mettendo a frutto le tecniche acquisite sfruttando al massimo l’osservazione del lavoro di grandi pittori, anche nelle incisioni.
Perché dia inizio ad un lavoro l’orologio non esiste, l’immersione nel suo rapporto con l’arte è totale e lo sanno bene i suoi familiari che conoscono cosa significa, in termini di tempo, quella dedizione. Quando ritiene di poter offrire al pubblico il frutto della sua ricerca artistica propone delle mostre personali. Finora, tra Cagliari e Nuoro ne ha realizzate una decina. Il soggetto prevalente è l’umanità, in tutte le sue espressioni: dai bistrots parigini – luoghi di massima socializzazione – ai drammi vissuti quotidianamente dai profughi che fuggono da guerre, carestie, dispotismi, violenze per tentare la sorte sperando di raggiungere l’Europa attraversando quel Mediterraneo che troppo spesso si trasforma in un cimitero. Possibile che quei profughi non abbiano alternative ai barconi? Possibile che l’occidente finalmente non cominci a ritenerli viaggiatori come tanti? Peppino Spanu in alcuni suoi dipinti sembra volerlo sollecitare, quando rappresenta decine di migranti in mezzo al mare imbarcati su una valigia. Il simbolismo è l’altra strada scelta dal pittore per proporre la sua arte che è solare, luminosa, profonda, nella quale trovano spazio libri ed animali, donne e uomini nel loro quotidiano, la natura nella sua sfolgorante bellezza. Un’arte affascinante di un bravissimo pittore che, per eccessiva umiltà, continua a ripetere di non sentirsi artista e propone prezzi che a mala pena coprono le spese per i materiali impiegati. Chi ha la fortuna di immergersi nei suoi dipinti non ha alcun dubbio sulla sua bravura e sui valori che con la sua arte vuole diffondere.
Incantata. Sia dalla recensione che dai dipinti. Si ha urgente necessità di determinate tematiche. Oggi più di ieri. 👏👏👏💕