di OTTAVIO OLITA
Le drammatiche condizioni in cui versa il pianeta sul quale viviamo vengono analizzate nell’edizione, nuova ed arricchita, del volume di Ugo Collu, docente di filosofia, pubblicista e instancabile attività di educatore, dal titolo “La terra in quarantena” stampato da Gangemi Editore.
Edizione ampliata perché completa con la sezione ‘Aria’ quella pubblicata nel giugno 2020, sempre da Gangemi, che, analizzando la situazione di terra, acqua e fuoco, aveva come sottotitolo “Tesori e allarmi”. Gli incendi devastanti, la distruzione continua di migliaia di ettari della foresta amazzonica, le alluvioni, le spaventose siccità, le pandemie, il crollo dei ghiacciai, l’inquinamento atmosferico che anno dopo anno si aggravano e rischiamo di trasformarsi in eventi mortali, hanno sempre, come unico responsabile, l’uomo che, invece di considerarsi figlio della Terra, se ne ritiene l’indiscusso padrone.
Per spiegare il perché della scelta di occuparsi di questo tema, Ugo Collu non usa mezzi termini: “Serve una letteratura distopica sul collasso ambientale. Una letteratura che ci anticipi nell’immaginazione l’estinzione verso cui siamo incamminati, prima di trovarci improvvisamente davanti all’irreparabile”.
Attingendo a piene mani nell’immenso bagaglio delle sue conoscenze in ambito filosofico e scientifico, ma anche proponendo proprie esperienze dirette, soprattutto da amante della montagna, l’Autore riesce a dimostrare quanto fossero vere e profetiche le analisi fatte da cosiddetti ricercatori dell’immateriale – gente come Kant o Pascal – che riuscivano a trasferire nella parola anche l’apparentemente indimostrabile delle nostre esistenze.
Accade così che in tempi nei quali, come questi che viviamo, ci si lascia sedurre dall’idea dello strapotere dell’uomo, si manifesta la “tendenza sfrenata del sistema economico a trasformare in capitale i beni della natura”. Tutto questo, prosegue Collu, accade perché “due grandi menzogne del nostro tempo sono connesse fra loro dal comune denominatore: sono sempre i nuovi imperi multinazionali (privati o statali, orientali o occidentali, democratico o autoritari) a condurre sulla natura ‘la più grande impresa’ economica, sia quando c’è da distruggerla, sia quando si deve far finta di ricostruirla. Nel cuore del capitalismo ‘selvaggio’ appare l’impulso all’autodistruzione e che la psicanalisi smaschera nella pulsione a distruggere”.
Così, in soli 300 anni, dall’inizio della rivoluzione industriale, è completamente cambiato il rapporto tra l’uomo e il suo pianeta. “Parte del sistema ecologico naturale è stato manomesso per poter consumare in un anno una volta, una volta e mezzo di quanto il pianeta può fornire in maniera sostenibile. Progresso? Su questo sfondo da loro stessi ammorbato i superuomini della politica si atteggiano ancora a ridicoli bulli” che utilizzando il negazionismo o un ipocrita scetticismo stanno conducendo verso il disastro: siamo già ai limiti dell’irreversibilità.
Il tema generale così trattato viene poi calato da Collu, nelle singole sezioni, con la dimostrazione di come vengono creati i disastri. Ma anche, in contrapposizione, di quanta poesia e capolavori della spiritualità, gli uomini pienamente rispettosi della natura hanno saputo proporre. Con una flebile speranza, così espressa da Ugo Collu nelle righe conclusive del suo importante libro. “Sarà lei, l’Aria, che tutto e tutti avvolge, a spingerci verso quella ‘solidarietà globale’ che, sola, può trattenerci, senza scarto alcuno, dal baratro”.