di GIANRAIMONDO FARINA
Una questione ritornata quanto mai attuale di recente, sebbene abbia accompagnato la politica sarda degli ultimi quarant’anni, da quando è iniziata la decrescita, è quella demografica. Se, infatti, fino ad allora, per l’isola, sull’eredità delle politiche pubbliche settecentesche, si poteva continuare a parlare di popolazionismo, poi tradotto nell’ottocentesco “colonialismo” e nelle novecentesche “opere di bonifica”; ora, invece, a dominare il linguaggio specialistico sardo è la terminologia “lotta allo spopolamento”. Chiudere questa centrale e coinvolgente analisi delle “Grandi Utopie” di Giuseppe Sanna sul tema della popolazione, quanto mai decisivo per dipanare la Questione Sarda in tempi moderni e contemporanei, induce a fare un’ulteriore riflessione sulla situazione demografica attuale isolana. E da questo emerge come la lontananza di politici e classe dirigente regionale attuali sia piuttosto evidente dalle impostazioni e dalle visioni di uomini e personalità come Cavour e Sanna Sanna. Eppure la lettura delle “Grandi Utopie sulla Sardegna”, vero e proprio testamento economico e politico del deputato anelese, pubblicata nel 1872, sarebbe potuta essere servita, ai “decision maker” sardi di oggi, a digiuno di cultura politica e storico-economica, a capire ed a conoscere, sostanzialmente, due cose. In primo luogo la non totale avversione dell’uomo politico anelese verso uno dei Padri della Patria, cosi come rappresentata da alcuni studi storici superficiali, condotti senza coglierne le particolari sfumature. Ed il grande tema demografico fu, senza ombra di dubbio, uno dei punti di maggiore contatto e vicinanza fra le due visioni politiche opposte. Motivo, questo, che ben spiegherebbe il silenzio-assenso, inteso come approvazione, di Sanna Sanna (era presente ad entrambe le sedute del maggio e novembre 1852) alle repliche cavouriane concernenti l’approvazione del PdL governativo (proposto dallo stesso Cavour) di concessione in enfiteusi dei beni demaniali sardi del maggio 1852 ed alla discussione successiva al PdL Angius di colonizzazione dell’isola del novembre dello stesso anno. Discussione che vedrà Sanna Sanna, uomo di azione e di pensiero, ben lontano dalle posizioni querule ed astruse di deputati sardi del calibro di Asproni e Siotto Pintor. In secondo luogo il merito di Sanna Sanna fu quello di avere ben compreso, a differenza dei due deputati sardi richiamati, come la questione demografica fosse da intendersi come parte dirimente e centrale della Questione sarda. Una questione, quest’ultima, da affrontarsi non come “tematica esotica”, ma pratica e diretta. Con l’aspetto demografico la questione sarda, per Sanna Sanna, sarebbe dovuta diventare una questione viva, concreta, riguardante, “in primis”, lo sviluppo economico, industriale ed infrastrutturale di tutte le aree dell’isola. Perché, come peraltro aveva inteso lo stesso Cavour (la cui figura prepolitica di imprenditore agricolo sarebbe tutta da rivalutare), non vi sarebbe potuto essere un incremento della popolazione senza che questo fosse preceduto da una reale politica statale di sviluppo economico ed infrastrutturale in aree sostanzialmente difficili come apparivano (ed appaiono) alcune della Sardegna. Interventi da ascriversi non al mero assistenzialismo ma nel rispetto di una cultura imprenditoriale e liberista dove lo Stato (o l’ente pubblico) non entra “a gamba tesa” con finanziamenti a fondo perduto, lasciando nel vago l’implementazione di qualsiasi attività imprenditoriale. Un po’ quanto, purtroppo, è avvenuto con la recente misura, adottata dalla regione Sardegna, per andare incontro alla lotta allo spopolamento di interi suoi territori. Una misura, inclusa nella finanziaria 2022, consistente in 105 milioni di euro per contrastare lo spopolamento sostenendo famiglie ed imprese che scelgono i piccoli centri dell’isola per abitarvi o iniziarvi le proprie attività. Si tratta di due misure specifiche che vorrebbero andare incontro sia a coloro che vorrebbero ristrutturare o prendere casa, sia a chi vorrebbe aprire una nuova attività commerciale. Come si dice: l’intenzione è giusta, lo strumento sbagliato. Ossia, non si può fare lotta allo spopolamento con il continuo ricorso a politiche pubbliche di medio-breve termine. Tralasciando la questione degli investimenti rivolti ai privati, per cui si prevede l’erogazione di 45 milioni di euro a fondo perduto da parte della Regione, un aspetto leggermente più interessante e da rielaborare sarebbe quello riguardante la questione degli incentivi alle attività commerciali da sviluppare ed implementare nei piccoli centri. Segno evidente che qualcuno degli estensori della finanziaria una riflessione seria sulla questione demografica l’abbia fatta, magari non leggendo Sanna Sanna ma almeno Alivia. Tuttavia, dalla disamina di questo secondo aspetto della norma, è evidente che sia mancato il coraggio di osare. Giusta, senza dubbio, l’intuizione di collegare la crisi da spopolamento alla crisi economica. Sbagliato, però,legarla a quella di medio-breve termine dei singoli paesi e non, invece, dei territori, come avrebbe ragionato Giuseppe Sanna Sanna. La finanziaria 2022, infatti, parla di una partita per sostenere le attività economiche nei comuni sardi con meno di 3 mila abitanti pari a 60 milioni di euro da distribuirsi in tre annualità. Il problema o,meglio, la criticità di tale funzionamento risiede proprio qua, ossia nell’ennesima erogazione di un contributo di 15 mila euro alle imprese che, poi, potrebbero (il condizionale è d’obbligo) diventare 20 mila nel caso in cui si incrementasse l’occupazione. È abbastanza evidente, ora, che i fattori di un aumento occupazionale in una singola impresa di un comune (per giunta piccolo comune sardo) non dipendono solo da quel contesto ma sono legati al territorio circostante in cui il comune insiste. Risulta essere chiara l’assenza, in tale dispositivo normativo, di un richiamo ad un minimo di programmazione territoriale, che abbia il quadro generale della situazione e degli interventi economici da effettuarvi, con il rischio reale che quegli stanziamenti pubblici, sia a privati che ad imprese, possano diventare realmente “perduti”. Ecco perché, a nostro modesto avviso, andrebbe ulteriormente studiata quella clausola per cui questa misura andrebbe agganciata a quella di “accompagnamento delle imprese” (comprese le nuove). Misura che prevede, a partire dal 2023, un contributo nella forma del credito d’imposta fino al 40 % delle imposte versate, al fine di sgravare le attività economiche dai costi elevati dell’imposizione. Motivo per cui la rilettura critica delle “Grandi Utopie sulla Sardegna”, testo di oltre 150 anni fa, potrebbe ritornare di grande e stringente attualità.