di MARIELLA CORTES
“Ci hai mai fatto caso che il profumo della Sardegna è quello del vento caldo? Certo, anche del mirto, delle erbe aromatiche e dei fichi d’India. Ma quello del vento che sembra riassumere tutta la forza della nostra terra, beh, è un profumo unico. E sa di Sardegna”.
È forse questa sua romantica attenzione a particolari inusuali nella loro semplicità che rende Bianca Atzei un’artista unica nel suo genere. La sua capacità di guardare la quotidianità e di renderla universale attraverso il potere della musica l’ha fatta amare dal grande pubblico e, insieme, ha alimentato il forte legame con la Sardegna.
Milanese di nascita ma sarda nelle radici e nel cuore (madre di Siamanna e padre di Siris), Bianca Atzei ha infatti sempre mantenuto un rapporto privilegiato con l’isola, celebrandola nelle sue melodie, raccontando il territorio, supportandola nei momenti di difficoltà e intrecciando collaborazioni con due artisti che hanno sempre saputo reinventare le radici, Antonio Marras e Angelo Mereu.
Ad aprile 2022 è uscito Veronica (Apollo Records), il nuovo album, progetto discografico che diventa un manifesto per raccontare una personalità poliedrica e brillante, un mondo a colori e leggero dove trovare, anche, il tempo per riflettere su quello che si vuole davvero e su nuove opportunità.
“When life gives you lemons, make lemonade”. Se la vita ti offre limoni, fai limonate, diceva Beyoncè al lancio del disco Lemonade.
Per Bianca l’occasione di trasformare lo sconforto in opportunità arriva in un momento drammatico per la musica, il lockdown del 2020.
I limoni sono lì e lei, raccontando le sfumature dell’amore, li trasforma in limonate recuperando memorie, passioni ma, soprattutto decidendo di cambiare, rimettersi in gioco, scrivere nuove regole.
Ed essere, finalmente, se stessa.
Lockdown 2020. Chiusure, niente concerti, palchi, musica dal vivo. Veronica nasce lì? Anche. All’inizio mi sono sentita persa, impaurita. Noi artisti siamo stati messi da parte e non sapevo cosa aspettarmi, avevo paura di star ferma, di rimanere indietro. Mi chiedevo: “E ora, che faccio?” La paura è diventata forza, voglia di combattere, di andare avanti.
E da cosa sei partita? Ho iniziato ad ascoltare musica diversa dalle mie playlist abituali. Ho esplorato la sfera Indie e scoperto un mondo che non conoscevo. Gli spunti sono diventati stimoli per un lavoro artistico e personale, concentrato su alcune cose che non mi facevano star bene.
Che cosa c’era in cima alla lista? Una frase che mi veniva ripetuta dopo i concerti: “Caspita, sei un’altra persona sul palco!”. Non mi è mai piaciuta e rimanevo sempre male nel sentirla perché…era la verità! Insomma, so di avere una personalità durante gli eventi che è diversa da quella del mio quotidiano dove, però, vorrei portare la stessa energia e positività.
Un po’ come canti all’inizio di Videogames: “…Io sono diffidente, una stella cadente, sempre incostante, In mezzo alla gente non mi trovo…” Sono frasi che ho scritto io, che mi rappresentano. Mi ha sempre fatto star male vedermi felice e carica di energia sul palco e malinconica e diffidente nel quotidiano. Quella frase, a un certo punto, mi ha dato la forza di cambiare e di mettere in piedi un progetto discografico che avevo in mente da tempo. Le restrizioni e i sentimenti del lockdown hanno fatto il resto, avviando una nuova consapevolezza: niente ostacoli e libertà di scrivere e, soprattutto, condivisione. Sono molto soddisfatta del risultato, della collaborazione con autori e artisti importanti della scena italiana e orgogliosa: Veronica rappresenta la mia rinascita, un nuovo punto di partenza.
Le collaborazioni musicali hanno sempre fatto parte del tuo percorso artistico e Veronica, di fatto, celebra questa tua peculiarità. Nell’album troviamo rinnovi, sorprese e sperimentazioni. Come hai scelto i tuoi “compagni di viaggio”? Ho fatto scegliere la voglia di sperimentare, giocare, scherzare e ho lasciato fossero le canzoni a comandare, senza fissare un genere. La maggior parte dei brani sono stati scritti durante il lockdown e, non appena ho potuto, ho fatto le sessioni di scrittura con gli autori più importanti della scena italiana. Alcuni incontri sono stati casuali, come quello con Arisa: ci siamo incontrate per caso a Milano e lei immediatamente mi ha detto che ci sarebbe stata, che potevo contare su di lei. La sua spontaneità mi ha aperto un mondo e quello che si sente nel brano “Le stelle” è la registrazione in presa diretta del nostro duetto. Erano anni che non mi emozionavo così! Casuale è stato anche l’incontro con Virginio: ci siamo ritrovati a cantare insieme durante alcune serate con amici e l’alchimia tra noi è stata fortissima sin da subito: voce e pianoforte, è stato un incrocio di voci e anime, come se ci conoscessimo da sempre. L’ho voluto in “Collisioni” perché era la più adatta a lui, a noi.
Facciamo un gioco. 12 tracce per 12 sfumature di Bianca. Mi racconti ogni brano come se fosse una tua descrizione?
Chanel, che apre il disco, è esplosione, grinta, forza.
John Travolta (con Legno) è la leggerezza nella scrittura. Siamo io e mamma che balliamo guardando Grease.
Collisioni (Virginio) è la capacità di creare complicità.
Le stelle (con Arisa) è l’amore in ogni sua sfumatura e forma, la canzone d’altri tempi.
Videogames (con Ciao sono Vale e Danti) è la Bianca che sperimenta, gioca, usa frasi particolari e dirette che non avrebbe mai detto prima!
Fotogrammi (con J-Ax), è uno dei brani che sento più mio, nella melodia e nel testo. Lo vedo come la prosecuzione di Intro. In quel “Baciami che potrebbe essere la fine del mondo”, c’è quello che abbiamo vissuto, la speranza, i ricordi, il bisogno di contatto, di stare insieme. Fotogrammi è nel mio cuore.
La televisione (con Briga) è un calcio alla parte snob della nostra società, quella che non ascolta, dove tutti pensano solo a sé.
Sei la mia città è la capacità di portare qualcosa di bello e di importante ovunque ci si trovi, è l’amore come “porto sicuro”, che ti fa sentire sempre a casa.
Straniero (con Boss Doms & Seryo) è un omaggio alla mia terra e a una grande interprete che non c’è più, Giuni Russo.
Siamo tutte uguali (con Cristiano Malgioglio) è la canzone più vera dell’album pur nella sua ironia e leggerezza. In fondo, chi di noi non è stata male per una cotta?
E infine, Ora esisti solo tu, con Kekko Silvestre. Una canzone che ho amato sin dalla prima volta che Kekko me l’ha fatta ascoltare: lui, piano e voce, alle tre di notte, mentre rientravo a casa da un concerto. Volevo far vivere a chi ha amato questo brano la magia di colui che l’ha scritta e l’ha portata ad avere un grande successo. Nel duetto creiamo una nuova delicatezza e intimità, come se fosse appena stata realizzata.
Torniamo a casa, in Sardegna. Qual è il tuo primo ricordo? I miei nonni, le estati con loro, i ravioli che nonna preparava appena sapeva che stavo per arrivare. E il sentirmi a casa.
Hai un posto del cuore? Is Arutas, la mia spiaggia, da sempre.
E di cosa profuma la Sardegna? Di mirto, fico d’India e di vento caldo, quello che trattiene e poi regala i profumi della nostra terra.
Spesso sui tuoi social racconti i tour sardi, tra affetti e particolarità. Quale luogo metti in cima alla lista dei consigli di viaggio? Tutta la parte di Orosei e Cala Gonone, il nuorese, senza dubbio!
C’è un posto che ti emoziona particolarmente e che vorresti far diventare parte del tuo progetto artistico? Sono rimasta incantata dalla voragine di Tiscali, dalla sua acustica perfetta, la sua luce e quel raggio di sole che da un piccolo foro crea una sorta di occhio di bue naturale. Uno spettacolo meraviglioso.
So che è non è possibile cantarci perché si tratta di un luogo delicatissimo ma chissà che, un giorno, non riesca a girarci un video! Sarebbe un sogno!
La canzone sarda che senti più tua? No Potho reposare è nel mio cuore. Era anche nel primo album, “In bianco e nero”. La canto da sempre. E poi la nostra Ave Maria, fede ed emozione.
Il tuo legame con la Sardegna è, anche, un sostegno sociale attivo, espresso in più occasioni. I sardi mi hanno sempre sostenuta, sin dal primo Sanremo. E ci voglio esserci per loro, sempre. È una cosa molto naturale, sapere di esserci l’uno per l’altro sia per le cose belle che nei momenti di bisogno.
A proposito di legami, ci sono due artisti con i quali è nata un’amicizia insieme alla collaborazione artistica, Antonio Marras e Angelo Mereu. Mi parli di loro? È stato facile entrare in sintonia perché siamo simili, accomunati dall’aver così tanta Sardegna dentro di noi. Mi hanno accompagnata sin da subito nel percorso artistico e si è creata un’alchimia fortissima che continua dopo tanti anni. Entrambi hanno realizzato delle creazioni appositamente per me, già dal Sanremo 2017. Sono anime pure e belle, parte della mia famiglia. Amano quello che fanno e quando in quello che fai c’è amore, tutto diventa unico e riconoscibile.
Sardegna on the road: che colonna sonora scegli? La sceglierei nell’infinita collezione di vinili di mio zio, facendomi guidare dalla curiosità.
E con una sorpresa: in quella collezione tra poco ci sarà anche il vinile di Veronica!