di LUCIA BECCHERE
Pionieri. Agli albori del turismo in Sardegna (edizioni Tema), ultima fatica letteraria di Bruno Mura di Ussassai, non è soltanto un viaggio nei ricordi ma è anche un voler riproporre ai lettori esperienze umane e lavorative di tanti pionieri del settore turistico, uniti da comuni valori di amicizia, rispetto e stima, valori che si fortificano nel voler perseguire gli stessi obiettivi.
L’autore racconta i suoi esordi quando aveva intrapreso l’avventura della ristorazione, settore allora pressoché sconosciuto nelle zone interne della Sardegna mentre andava sviluppandosi nelle coste. La sua affermazione professionale è stata determinata dalla caparbia volontà di arrivare ma soprattutto dal volersi confrontare e misurare con altri pionieri che come lui avevano intrapreso la stessa strada. Facendo tesoro delle altrui esperienze e animato dal desiderio di raggiungere il suo obiettivo, oggi l’autore, superati gli ottanta e cedute le sue attività al figlio, si dedica alla scrittura e all’escursionismo.
Volere è potere, l’imperativo è non arrendersi, questo è il messaggio che l’autore del libro intende veicolare.
Dotato di capacità imprenditoriale oltre che di grande sensibilità e umanità, Mura ha intessuto proficui rapporti personali e imprenditoriali con la consapevolezza che la solidarietà e il confronto costruiscono ponti e abbattono insicurezze.
Il suo narrare si snoda fin dagli albori della sua attività quando tentava di concretizzare idee e sogni in un settore incerto e difficile. Ricorda con affetto e ammirazione chi come lui ha fatto lo stesso percorso, rivivendo i momenti trascorsi insieme quando per misurarsi con persone già esperte nel settore, intraprendevano viaggi di conoscenza non soltanto nell’isola e nella penisola, ma anche oltralpe.
Ricordi oggi ammantati di nostalgia che l’autore si porta dentro da sempre con grande affetto. Nel libro rivivono figure che hanno lasciato un’impronta indelebile nel settore turistico e che oggi assurgono a monito per dire che non si deve mai smettere di sognare e che, se si vuole raggiungere una meta, occorre soprattutto credere in se stessi.
Un appassionante viaggio umano e professionale quello descritto dall’autore. Nelle pagine del libro sfilano figure di grande spessore, molte delle quali oggi scomparse tuttavia vive nel ricordo di tanti.
Bruno Mura ripercorre tante proficue esperienze formative acquisite nei luoghi che ha visitato: Alghero, Villasimius, Ogliastra, Gonone, Orosei, Monte Spada fino ad approdare alla “Corte di Peppeddu Palimodde”. Pioniere per antonomasia, figura emblematica, esempio d’intelligenza creativa e propositiva ma anche di onestà, grande lavoratore da lui descritto con ammirazione, capace di sapere trasmettere conoscenze e insegnamenti con il solo esempio. L’amico per antonomasia. Ricorda i viaggi fatti insieme a lui nel mondo della ristorazione, partenze e tappe intermedie, momenti vissuti insieme quando a farla da padrone erano le relazioni umane prima che professionali.
Peppeddu è la figura che emerge fra tutte. Nella sua corte svetta la moglie Pasqua che con intelligenza e discrezione ha saputo sostenere e condividere idee e progetti. Pur senza interferire nelle scelte era lei a orientarle mentre lui si lasciava condurre per la stima che nutriva nei suoi confronti. Discrezione e garbo la sua cifra. L’autore ricorda bene tutta la grande famiglia Palimodde-Salis che ha affiancato la coppia Peppeddu-Pasqua: fratelli, genitori, parenti e amici. Ma anche l’amore per il paese di Oliena a cui, il fondatore di Su Gologone, ha dato una grande opportunità lavorativa.
Bruno Mura vanta un grande rapporto di amicizia con Peppeddu, una comune passione per la caccia che li ha portati ad intraprendere frequenti viaggi in paesi lontani e sconosciuti, viaggi che hanno fortificato ancor più i loro già solidi rapporti. Oggi ne rimpiange la scomparsa anche se la sua presenza e il suo insegnamento si percepiscono in ogni angolo da lui creato.
Signor Mura perché ha scritto questo libro? «Da sempre desideravo farlo per lasciare una traccia del mio cammino».
Chi era per lei Peppeddu? «Un amico fraterno per 40 anni, fra noi nessun segreto. Una figura senza eguali. Possedeva un grande carisma. Era positivo, tenace, perspicace, onesto al massimo. Dotato di una intelligenza particolare, aveva la capacità di infondere quel senso di coraggio difficile da esplicitare a parole».
Quando è stata l’ultima volta che lo ha visto? «All’ospedale quando stava già male. Credo mi abbia riconosciuto al tatto mentre gli stringevo la mano».
E così dicendo si lascia sopraffare da una forte commozione.
per gentile concessione de https://www.ortobene.net/