di OTTAVIO OLITA
Alle soglie dei 90 anni è ancora un fondamentale punto di riferimento, negli Stati Uniti, ma anche in Canada, Asia, Europa, Centro e Sud America, Australia, di quanti credono che i mali del corpo, leggeri o gravi che siano, non possano e non debbano essere curati solo con i farmaci. Si chiama medicina olistica perché prende in considerazione la persona nel suo complesso: fisico, psiche, spiritualità, affetti.
Bruno Cortis, oristanese molto legato a famiglia e terra d’origine, trasferitosi oltre mezzo secolo fa con la moglie Pia prima a New York, poi a Chicago, capitale dell’Illinois, scelse gli Usa affascinato dalle culture e dalla musica di quel Paese nel quale si incontrano popoli di tutto il mondo. Era il 1968.
Bruno Cortis, che dieci anni prima si era laureato in medicina a Cagliari e poi si era specializzato in cardiologia a Torino con il famoso professor Dogliotti, aveva 35 anni e lì, dopo aver conosciuto e sposato a Roma Pia Danubio, anch’ella medico, poi compagna di tutta la vita, mise al mondo due figli, Massimiliano e Veronica.
La svolta professionale avvenne poco tempo dopo. Proprio nella terra dell’ossessione tecnologica che a volte si sovrappone alla capacità di privilegiare l’umanità, il dottor Cortis decise di ribaltare completamente quella concezione operativa e prima di occuparsi di bisturi e stent con i quali intervenire, privilegiò l’incontro, la parola, il ruolo che la mente, lo spirito, il cuore, svolgono nei pazienti per raggiungere la guarigione.
Prima forte curiosità, poi grande attenzione. Rapidamente venne invitato a tenere conferenze, a intervenire in convegni, a pubblicare gli obiettivi e i risultati del suo operato. Un prestigio che rapidamente si estese dagli Stati Uniti a tanti altri Paesi del mondo nei quali, trasformando la sua professione in missione vera e propria, ha sempre indicato nello stress il primo nemico da combattere. Come cardiologo è entrato a far parte dell’Abim American Board Internazional Medicine ed è stato inoltre chiamato a tenere lezioni alla Rush University di Chicago. E’ membro della National speakers association, parla tre lingue.
Non parla mai di farmaci, si sofferma sempre sui punti principali della sua idea di cura: rispetta il tuo corpo; trova il tempo di rilassarti; accetta e apprezza te stesso; condividi le tue emozioni; proponiti un obiettivo; ama senza riserve; arricchisci la tua spiritualità. Sulla base di questi criteri ha fondato l’Exceptional heart patients program.
Non è rivolta solo alla lotta al cancro o alle cardiopatie la sua attenzione. Ad esempio se deve intervenire per combattere l’obesità o la dipendenza dal fumo, lo fa informando i suoi pazienti sui rischi che corrono non cambiando abitudini, non migliorando la dieta o continuando a praticare una vita sedentaria. Incontra i suoi pazienti due volte al mese e non lo fa solo suggerendo meditazioni o spiritualità, ma anche ricorrendo a video illustrativi.
La stessa qualità di vita che dimostra alla sua venerabile età è la diretta dimostrazione dell’efficacia della pratica della pace interiore, dell’amore incondizionato per gli altri, del controllo dello stress. Tanti suoi pazienti possono essere identici testimoni dei risultati sorprendenti conseguiti da questo medico appassionato dell’umanità più che dei farmaci, che, partito dall’oristanese, ha raggiunto fama mondiale mettendo in campo non solo competenza professionale, ma anche e soprattutto sensibilità, altruismo, disponibilità all’ascolto e all’aiuto.