di PAOLO PULINA
Nell’imminenza della celebrazione de “Sa Die de sa Sardigna”, 28 aprile 2022, ho scritto una poesia in limba e la ho pubblicata insieme a una bibliografia sull’eroe della “Sarda Rivoluzione”, Giommaria Angioy: si veda in questo sito al link
Ovviamente per la bibliografia mi sono basato sulle schede catalografiche presenti
nell’OPAC (Online Public Access Catalogue) del Servizio Bibliotecario Nazionale (SBN) ma mi era sfuggita un’opera che gentilmente mi ha fatto avere l’amico Sandro Ruju: si tratta di “In sos logos de Angioy: lungo le strade della Sarda Rivoluzione: testi e documenti”, a cura di Antonello Nasone e di Stefano Alberto Tedde; Sassari, Edes, 2021, pp. 184; volume pubblicato nella serie “Quaderni di storia” dell’Istituto di Studi e Ricerche “Camillo Bellieni” di Sassari.
L’intento didattico di questo “quaderno di storia” è ben espresso, nell’Introduzione, dagli autori, i quali giustamente rivendicano la novità del metodo adottato: «Nel panorama piuttosto ampio del recente interesse verso la storia dei moti antifeudali di fine Settecento, il ciclo di manifestazioni dal titolo In sos logos de Angioy, promosso dall’Istituto di studi e ricerche “Camillo Bellieni” di Sassari, è da collocare tra le idee più originali e sicuramente innovative. La struttura dell’evento si è sempre articolata su alcuni punti cardine. Alla scelta di un paese, interessato dal passaggio dell’ Alternos Giovanni Maria Angioy o, comunque coinvolto, a vario titolo, nel turbine degli eventi rivoluzionari, seguivano una serie di visite sul posto per studiare luoghi e itinerari più suggestivi, che potessero contemplare anche le produzioni locali, le manifatture o l’artigianato, oltre che la storia, l’archeologia e la storia dell’arte. In seguito, lo studio e la ricerca delle fonti (bibliografiche e archivistiche), la stesura di brevi note sinottiche andavano a costituire un’agile brochure da distribuire ai convenuti. Gli artefici di questa esperienza sono stati Giuseppina Ruggiu, laureata in Scienze dei beni culturali (curriculum archeologico) e guida turistica, Antonello Nasone, dottore di ricerca in filosofia, e Stefano A. Tedde, laureato in Scienze dei beni culturali (curriculum archivistico-librario) e diplomato in archivistica, paleografia e diplomatica presso l’Archivio di Stato di Cagliari. Ogni singola attività coi visitatori in loco è stata scandita da una presentazione dell’evento, curata dal direttore scientifico dell’Istituto Bellieni Michele Pinna, e da una serie di narrazioni, letture, spiegazioni e racconti attraverso i luoghi topici della storia di quel dato paese, una delle tante “ville” protagoniste della storia locale».
I luoghi così “squadernati” sono stati, verso la fine del 2017, Semestene, Bonorva e il villaggio oggi spopolato di Rebeccu. Nel 2018 sono stati al centro dell’esperienza di didattica della storia i comuni di Thiesi, Torralba, Bessude e Cheremule, Ossi, Macomer. Nel 2019 sono stati coinvolti Sassari, Santu Lussurgiu, Ittiri e Uri.
A causa della pandemia non è stato possibile operare in presenza su Alghero, Porto Torres, Florinas, Mores, ma, verso la fine dell’anno, si è continuata la proposta didattica attraverso incontri virtuali favoriti dalle apposite piattaforme di collegamento on line.
I curatori di quest’opera testimoniano che «il pubblico ha risposto in maniera ottimale». Giustamente essi affermano che «riportare su carta quello che è stato l’aspetto performativo che ha caratterizzato la narrazione degli eventi durante le visite a Sos logos è impresa impossibile. Tuttavia, nella scrittura si è cercato di cogliere, pur negli evidenti limiti, quantomeno il ritmo di quella narrazione che amava incrociare momenti salienti ad alto tasso di drammaticità con disincantate riflessioni».
Per quello che può valere, esprimo il mio giudizio positivo sul risultato raggiunto attraverso il riepilogo «su carta» della interessante esperienza di divulgazione storica dispiegata “sul campo” nei territori inclusi nel novero de “sos logos de Angioy” al fine di far vivere alla gente interessata «un percorso di turismo identitario».