di MASSIMILIANO PERLATO
“Fiabe, miti e mitologie sono storie piene di mistero, avventure e magia che rendono la quotidianità meno noiosa e scontata.”
Valentina Usala si sente molto legata al mondo delle leggende e, proprio dalla ricerca di una di queste, è germogliata l’idea per il suo ultimo romanzo “Acque perpetue”.
Da qualche giorno è in libreria la sua nuova fatica letteraria (Edizioni Epoké di Novi Ligure). L’autrice, classe 1987, originaria di Escalaplano ma nata a Tortona, cittadina dell’alessandrino dove risiede, con questa pubblicazione racconta due storie parallele: due fanciulle vittime dello stesso destino, due isole tanto lontane quanto simili. Irlanda e Sardegna sono annodate indissolubilmente dal miracolo della vita e dall’enigma della morte, in un ciclo continuo come lo scorrere di un fiume che non ha inizio né fine.
“Riuscirà il vicecommissario Nevan a donare finalmente pace a quelle fatalità che sembrano già scritte?” questo è il dilemma universale che capeggia nella quarta di copertina del libro.
“Nevan – evidenzia l’autrice – è il personaggio che unisce le due storie, quelle di Clodagh in Irlanda e di Demersa in Sardegna. I nomi sono tutti di fantasia, ma non troppo: dai fiumi, ai paesi, sino ai personaggi. La memoria popolare ancora una volta mi ha accompagnata nel riscoprire i racconti che si tramandano nel tempo, qualcosa che mi ha da sempre affascinata e mi riferisco in particolare alle leggende. In Acque perpetue proprio una leggenda, che vive tra Irlanda e Sardegna, è il fulcro su cui ho snodato l’intero volume, a cavallo tra mistero, immaginazione e realtà”.
Le banshee sono creature misteriose che popolano le narrazioni scozzesi e irlandesi. Si tratta di spiriti descritti generalmente come donne bellissime dai capelli fluttuanti, spesso appaiono mentre piangono avvolte da un velo e sempre con gli occhi arrossati. Sono creature che non si mostrano mai agli esseri umani, con l’eccezione di coloro che sono prossimi alla morte e a cui giunge tale presagio. È probabilmente questa la ragione per cui vengono classificate tra gli esseri malvagi. Alcune famiglie, soprattutto quelle il cui cognome inizia per “O” oppure per “Mac”, hanno una banshee che è legata al destino dei propri componenti, senza dire nulla di più.
“Il titolo nasce dal fatto che l’acqua – ci racconta Valentina – è l’elemento naturale cardine del libro: circonda le due isole in cui è ambientato, è l’elemento che meglio simboleggia l’universo femminile e perchè le protagoniste sono due donne e all’eterea femminilità è dedicato il libro. La leggenda a cui ho preso ispirazione e su cui si snoda il testo, narra di corsi d’acqua. Perpetue perché si rifà al concetto di eternità e continuità.”
La musica è sicuramente una componente essenziale nella vita della maggior parte delle persone. Ci accompagna nei momenti esistenziali sereni e complicati, spesso è legata ad un ricordo e a un’emozione. Per Valentina Usala è tutto questo e anche di più. Anche nel romanzo “Acque perpetue”, la musica è una compagna di avventura per i personaggi e per il lettore: tra i tanti brani ed artisti citati ritroverete anche Ozzy Osbourne, Fabrizio De André e Jocelyn Pook.
Le note sono una grande ispirazione nei suoi progetti di arteterapia che svolge in ambito scolastico, clinico e di recupero nei suoi laboratori di libera espressione. “La musica è soprattutto una grande fonte di ispirazione per la scrittura: i personaggi, i luoghi e le vicende prendono vita davanti ai miei occhi accompagnate dal brano musicale scelto sul momento, senza pensarci troppo, in fondo, non avendo un genere preferito, è facile spaziare dalla classica al rock, dal pop al jazz.”
Valentina Usala è educatrice, arteterapeuta, animatrice e conduttrice di atelier artistico espressivi. “Frida Kahlo e Maria Lai sono le mie artiste del cuore. Ho da sempre amato scrivere e le lettere sono parte di me, sino a testare sulla mia pelle il potere taumaturgico della scrittura, facendo dell’arte, intesa nella sua profonda essenza e qualifica, una professione”.
Ha pubblicato “Filla de nemusu” (2003, Edizioni Fadia); “Passo a quattro mori” (2010, Arkadia Editore); per Edizioni Epoké ho curato il saggio “(s)legàmi. Cinque storie di legami con l’autismo” (2015), l’antologia “Noi siamo gli altri-storie di dipinti diventati racconti” (2020) e pubblicato “Felicita. L’accento ce lo mette Dante” (2021),
Sino all’attuale “Acque perpetue”. “Il libro è nato circa dieci anni fa e solo ai nostri giorni ho deciso di pubblicarlo – mi spiega -. Ambientato a suon di flashback tra il 1985 e il 2002, anno in cui inizia il racconto all’interno di una sala cinematografica, tra viaggi reali e metaforici.”
Come già evidenziato, è dedicato alle donne tutte, al loro posto nel mondo. “A mia madre alla sua forza, che è anche la mia. Me lo ha insegnato lei a non arrendermi mai, a lottare per i miei desideri e soprattutto a credere in me stessa: cosa non semplice.”
Seppur creativa ed estroversa, Valentina Usala nasconde un animo fragile, riservato, “Pur essendo empatica di natura, perchè altrimenti non riuscirei a fare nemmeno lontanamente il lavoro che svolgo. Non dimentico che la mia forza è tramandata anche dalle mie origini sarde, qualcosa che resta vivo e forte in me in egual modo, col passare degli anni”.
La Sardegna è quella parte di vita importante, quell’odi et amo che persiste come un punto di riferimento fermo della vita di tutti coloro che la vivono al di là del Tirreno. E poi l’amore per l’arte intesa come bellezza pura. “Così come la scrittura, il canale creativo che utilizzo nei miei percorsi di arteterapia e ogni volta la sua potenza sa stupirmi, è l’arte col suo grandioso potere dalle mille sfaccettature. L’arte ti fa dire ciò che non vorresti e ciò che non ti aspetti.”
Oggi, mi confida Valentina, ha già in cantiere un nuovo libro. Dice che non vuol far passare così tanto tempo dall’ultimo, malgrado nell’intermezzo ci siano state diverse collaborazioni con altri autori. “L’esistenza mi ha portata a prendere maggior coscienza di me stessa in primis e di tutto quel che concerne i legami in termini di amicizie e passioni. Avere maggiore consapevolezza delle relazioni davvero importanti e di tutti i restanti che sono andati a scemare, che mi hanno fatto capire una cosa importante: chi non voglio essere nella vita.”
Saper trasmettere emozioni e bellezza credo che sia una delle cose più importanti nell’esistenza. E di questo Valentina ne ha raccolto il testimone così come l’esserci per gli altri e in cuor suo, provato sulla sua pelle, sa quanto sia fondamentale. “Ti cito una frase che chiude il libro, in cui ho dato un mio parere su cosa vuol dire scrivere: E così ti accorgi che scrivendo talvolta ti senti medico, talvolta avvocato, commissario, giornalista, imprenditore, scrittore: puoi svolgere qualsiasi mestiere. Ma in conclusione capisci di essere soltanto un maledetto sognatore.”
Noi tutti spesso ci interroghiamo su dove possano portare i sogni, senza ottenere, il più delle volte, delle risposte convincenti. “Sarebbe banale dire che mi piacerebbe ambire ad un mondo fatto di lettere e desideri da inseguire, anche se…”.
Ciao Valentina,finito di leggere il libro,bravissima, certo che ne hai di f antasia,nel finale non mi sarei aspettato che a scrivere lastoria fosse Ted. Cristiona Valentina , non ti abarristi cittida,🤣🤣🤣.buona vita a te e tantissimi auguri per le tue opere.