di GRAZIELLA MASSI
Sa Pascha Manna, così chiamata per distinguerla da Sa Paschixedda cioè Natale, è una delle festività maggiormente sentite e celebrate in Sardegna, da nord a sud. Sono tre gli aspetti che la Pasqua sarda ci presenta: quello cattolico celebrato in chiesa, quello rituale dei sardi con le processioni e i riti, alcuni dei quali di lontana ascendenza pagana, ed infine quello alimentare, ricca com’è la gastronomia sarda di ricette tipiche pasquali.
Non tutti sanno il motivo per cui la data della Pasqua è mobile ed è il risultato di un calcolo che si effettua ogni anno. E’ una festa di derivazione ebraica che usa il calendario lunare quindi si festeggia ogni anno in una data diversa poiché cade nella prima domenica dopo il primo plenilunio successivo all’equinozio di primavera.
Sono molti e differenti i riti presenti in Sardegna nelle varie subregioni, riti derivanti da tradizioni delle diverse culture che si sono alternate nella nostra Isola e che si sono stratificate nei secoli.
Riti religiosi si intrecciano a riti pagani, e molte cerimonie religiose sono il risultato di precedenti riti ancestrali connessi alla venerazione di divinità pagane e al ciclo della rinascita della natura. Ad esempio i riti dedicati al dio Dionisio, praticati in epoca pre-cristiana nel bacino del Mediterraneo che si trasformano attualmente in Sardegna in particolari forme di sincretismo.
Altro esempio fra tanti è l’usanza di portare in chiesa il giovedì santo, “su Nennere”, una mistura di semi di lino, grano ed orzo seminati in vasi all’inizio della quaresima e fatti germogliare al buio. Il rito pagano di riferimento è il “giardino di Adone” e il culto della sua morte: le donne piangevano la sua scomparsa gettando nei fiumi piante appassite.
Se la domenica delle palme trascorre in un clima festoso, arricchita dalle bellissime palme sapientemente intrecciate dalle varie confraternite religiose, il giorno seguente, “Lunissanti” l’atmosfera diventa più cupa nella celebrazione dei riti medievali paraliturgici dei “Sos Misterios”.
In una Castel Sardo spettrale e magica, dopo il tramonto, al buio rotto solo da “li Fiaccoli”, si rievoca la passione di Cristo. I confratelli della Santa Croce vestiti di nero portano in processione lungo le stradine del centro storico “Li Misteri” oggetti simbolo della passione come lu Caligi, la Guanta, lu Disciplini (frusta), la Caddena, la Crugi, la Scala, la Tinaglia e lu Malteddu, la Curuna, la Spugna e la Lancia. Durante le numerose soste del percorso, un gruppo di “Cantori” vestiti di bianco intonano in cerchio Lu Miserere, Lu Stabat e Lu Jesu.
Altro rito caratteristico, sempre a Castel Sardo, è quello della “prucissioni di lu Cristu nieddu” del giovedì santo e quello di Alghero che richiama le sue origini catalane, dell’”Esclavement e del “Desclavement” eseguiti da Varons che indossano antichi costumi spagnoli.
Un rito di origine semita è quello della “Chenà Pura” del venerdì santo, introdotto in Sardegna dagli Ebrei che giungevano dall’Africa del Nord e indicava un pasto povero, frugale durante il quale ci si doveva astenere da alcuni cibi.
Non è certo così per il pranzo di Pasqua quando si dà libero sfogo ai “riti culinari” di cui la Sardegna è ricca. Il pranzo di Pasqua infatti rappresenta un rito pagano irrinunciabile che permette di radunare intorno ad un tavolo imbandito tutta la famiglia con parenti ed amici.
L’alimento base per eccellenza, il “Coccoi”, un pane elaborato di pasta dura con un uovo sodo incastonato è presente in ogni tavola come simbolo di rinascita. In passato, quando ancora non si regalavano colombe e uova di cioccolata, era il pane coccoi il regalo con cui si augurava una serena Pasqua. Naturalmente non mancano ravioli e malloreddus con ragù di salsiccia e abbondante pecorino, l’arrosto di porcetto e di agnello e per finire, le immancabili “casadinas”, dolci con ripieno di ricotta, innaffiate da un bicchierino di mirto fatto in casa!
Il rispetto delle tradizioni, cristiane, pagane e culinarie in occasione di ricorrenze particolari ha il pregio di interrompere la routine e portarci a riscoprire sensazioni e conoscenze, di dare spessore alle stesse ricorrenze e di offrire ai giovani esperienze sconosciute. Ricordare è importante e la memoria è contenuta nelle tradizioni. La trasmissione della memoria attraverso le tradizioni è cosa ben diversa dal racconto o dalla lettura di un libro. Tradizioni e riti collegati che hanno il pregio nella varietà. Ogni nazione, ogni regione ha le proprie ed è questa diversità a far emergere le identità, il rispetto e la convivenza rendendo così il mondo vario ed interessante.
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