di PAOLO PULINA
Nell’articolo pubblicato in questo sito e reperibile al link
ho dato conto della presentazione a Pavia, il 9 novembre 2019, per iniziativa del Circolo culturale sardo “Logudoro”, presieduto da Paola Pisano, della terz’ultima opera letteraria di Renata Asquer: il romanzo storico (Cagliari, Palabanda, maggio 2019) intitolato “Il segreto dell’estofado de oro” e ambientato nella Cagliari spagnola della seconda metà del Cinquecento / inizi del Seicento.
Il “Logudoro” aveva già presentato tre opere della Asquer.
Prima di tutto, nel febbraio 1999, il volume “Fausta Cialente. La triplice anima” (Interlinea, 1998), biografia di questa non adeguatamente valorizzata scrittrice, giornalista, traduttrice, esponente del femminismo, che, nata a Cagliari nel 1898, al seguito del padre, ufficiale di fanteria, ebbe residenza in varie città italiane, formandosi però culturalmente a Trieste. Con il marito visse poi molti anni in Egitto e tornò in Italia solo dopo la Liberazione dai nazifascisti dedicandosi in particolare al giornalismo e alla narrativa (le fu assegnato il Premio Strega 1976 per il romanzo “Le quattro ragazze Wieselberger”). Dopo altre permanenze all’estero si trasferì in Inghilterra, dove morì nel 1994. (Renata Asquer nel 2002 ha pubblicato, presso le edizioni Manni di Lecce, anche la biografia “romanzata” di Dino Buzzati, sul modello di quella riservata a Cialente; è il caso di segnalare questo volume dato che quest’anno ricorre il cinquantesimo anniversario della morte di questo grande scrittore e giornalista bellunese).
A Pavia di Asquer sono stati poi presentati i romanzi “Soldamore” (Arkadia, 2009) e “Dal primo alla zeta” (Arkadia 2011). Infine, prima dell’irruzione pandemica, come ho detto in apertura di questo scritto, “Il segreto dell’estofado de oro”.
In tutti questi libri sono presenti descrizioni geografiche e storico-geografiche di Cagliari, città dove Renata è nata e dove – sia consentito il gioco di parole – lei si sente RINATA ogni volta che vi torna.
All’uscita della sua ultima opera, la raccolta di narrazioni intitolata “Frontiere. Racconti di confine” (edizioni Ensemble, dicembre 2020), trovandoci in pieno clima pandemico e non essendo possibile la presentazione del libro in presenza di uditori, ho dialogato con la scrittrice in una videoconferenza organizzata dalla casa editrice.
L’integrale registrazione del nostro dialogo è visionabile collegandosi a questo link:
https://www.facebook.com/edizioniensemble/videos/1605544812970131
Agli inizi del 2022, Asquer è tornata in libreria con una plaquette di poesie edita da Ensemble e intitolata “Il cinema del prigioniero”,
«“Il cinema del prigioniero” – si legge in Wikipedia – è il fenomeno di uno “spettacolo di luci” di vari colori che emergono dall’oscurità. La luce ha una forma, ma chi l’ha vista ha difficoltà a descriverla. A volte, le luci del cinema si risolvono in figure umane o di altro tipo. Il fenomeno è segnalato da detenuti confinati in celle buie e da altri tenuti al buio, volontariamente o meno, per lunghi periodi di tempo. È stato anche segnalato da camionisti, piloti e praticanti di intensa meditazione. Gli scienziati ritengono che il cinema sia il risultato dei fosfeni combinati con gli effetti psicologici dell’esposizione prolungata all’oscurità».
Renata Asquer, già insegnante di lettere, autrice di romanzi e di poesie, di padre cagliaritano, discendente di un’antica famiglia aristocratica sarda, è nata e cresciuta a Varese, dove vive, ma ha intensi rapporti con il Salento, oltre che con la Sardegna.
In queste poesie Asquer risulta «praticante di intensa meditazione» soprattutto su Amore e Morte. Ma, in rapporto a quest’ultimo tema, mi piace riprodurre i versi di due poesie di pura “geografia emozionale” che descrivono, cioè, anche due “paradisi in terra”, nelle due “regioni” ambientali e sentimentali tanto care a Renata: il Salento e la Sardegna.
Grande, Renata Asquer! Bravissima!
Complimenti vivissimi!!!