di SIMONE DELLA RIPA
A Marchirolo, un borgo prealpino in provincia di Varese a pochi passi dal Lago di Lugano, vive una folta comunità di sardi insediatasi qui circa 40 anni fa, come fosse un lembo di Sardegna, una enclave in territorio di acqua dolce.
Bollare questa come una storia di emigranti è forse riduttivo, diciamo che potrebbe essere il punto di partenza da dove si dipana un racconto che a tratti si fa quasi misticismo con simboli precisi da dove comincia una lotta condotta con tutti gli altri sardi che vivono nel continente: quella per tornare a casa propria. Già, perché quello che normalmente è un diritto per chiunque, è un lusso per i sardi che, appunto, da anni si battono per la cosiddetta continuità territoriale.
La comunità dei sardi di questo territorio del nord della Lombardia, moltissimi lavorano in Svizzera come frontalieri, si riunisce sotto il Circolo culturale ricreativo Giommaria Angioy, una vera e propria associazione con centinaia di soci, molti iscritti anche dal Cantone Ticino.
La sede degli incontri è una bella palazzina con tanto di murales tipici dell’Isola e che ritraggono proprio scene di partenze dalla terra madre per arrivare al nord, lavorare, crescere figli e mantenere vive lingua e tradizioni.
Tra le altre cose, il circolo è un punto di riferimento per chi desidera tornare sull’isola, per coloro che hanno bisogno di informazioni su mezzi di trasporto, orari, partenze. Qui si possono leggere anche i quotidiani sardi per conoscere la cronaca locale dei paesi di origine di questi emigrati.
Vi è poi una festa locale di paese organizzata annualmente da questo circolo che porta a Marchirolo un numero importante di persone, ricreando una sorta di enclave con canti, balli, cibo tradizionale isolano. La festa è quella di San Francesco e anche la decisione di dedicarla a lui ha un suo perché quasi mistico. Si narra che durante i lavori di ristrutturazione di un ex convento fu chiesto ad un operaio appena arrivato dalla Sardegna nel Varesotto di fare un buco in giardino per seppellire l’enorme statua di un Cristo in croce abbracciato da San Francesco.
“Di buche ne faccio quante ne volete – rispose l’operaio al capomastro – ma per San Francesco proprio no. I sardi – sentenziò – non seppelliscono i santi”. L’enorme statua di legno e gesso oggi è visibile all’interno del centro culturale ed a questa comunità piace pensare che lo sguardo benevolo del santo sia su di loro.
Qui, a centinaia di chilometri di distanza da casa, non si sopisce l’eterno dibattito su quale deve essere la lingua, “sa limba”, da parlare: quella del nord o quella del sud della Sardegna? Per non sbagliare, soprattutto per non avere frizioni, qui le si parlano tutte in una meravigliosa Babele che porta profumi di lentisco, rosmarino, mirto, cisto e rosmarino perché questa è la lingua della suzione materna. Si viene allattati in sardo, dicono.
E sempre ai santi si appellano ormai tutti i sardi nel continente, anche quelli del circolo Angioy, che combattono la loro lotta per tornare a casa dai territori dove sono emigrati in cerca di lavoro o anche coloro che sono di seconda generazione.
Forse non sempre si fa questa riflessione perché quando si parla di Sardegna il primo pensiero porta a vacanze, mare, spiagge, calette e buon cibo. Non sempre si pensa al fatto che per i sardi tornare a casa, da genitori, nonni, zii, sorelle, è diverso rispetto a qualunque altro ricongiungimento familiare perché un mare li divide, un mare che ha dei costi sempre più esorbitanti per essere attraversato.
Per loro non si tratta quindi solo di ritrovare le spiagge amate ma soprattutto gli affetti di casa. Non si tratta solo di gustare del cibo unico ma talvolta di andare a prendersi cura di un genitore che, visti i ritmi, e visti i costi, qualcuno vede non tutti gli anni.
Gianfranca Canu, direttrice del Circolo di Marchirolo, nell’intervista rilasciata a tvsvizzera.it spiega quelli che sono i costi, le difficoltà per tornare in quella che loro considerano casa. Da qui nasce l’impegno della Federazione delle Associazioni Sarde in Italia (FASI) che riunisce 70 circoli come quello di Marchirolo in tutta Italia in rappresentanza di oltre 350’000 sardi che si sono stabiliti nel “Continente”, come viene da loro chiamato.
Le varie azioni della FASI sono forse poco note ai più ma meritano di essere approfondite. Dai costi al taglio delle tratte per l’Isola, dalle leggi nazionali che regolano questo aspetto dei trasporti a quelle europee che stabiliscono precisi paletti: in gioco, spiegano gli esperti di questa materia, c’è il diritto dei sardi alla piena mobilità. Qualcosa si sta muovendo ma la strada è ancora lunga, soprattutto per chi circa 40 anni fa ha deciso di insediarsi in questa regione, cercando un lavoro, un futuro e forse, nell’acqua dolce del Lago di Lugano, i riflessi azzurri del proprio mare.
Interessante
Complimenti Gianfranca!!
Meritato
Complimenti
Gianfranca… Grande Donna 😘
Ciao gianfranca un caro saluto da bono
Ciao gianfranca. Un caro saluto.