di ALESSANDRA DERRIU
Quando tre mesi fa, la direttrice dell’Archivio di Stato Michela Poddigue, mi proponeva di elaborare un percorso didattico su parte dei documenti deleddiani che l’Archivio di Nuoro conserva, ho avvertito immediatamente il fascino e la responsabilità insiti in questa nuova avventura: il fascino dei documenti inediti che si proponevano alla mia attenzione, la responsabilità di tenere a battesimo allievi di diverse scuole, e anche adulti, nella loro ‘prima volta’ in un Archivio di Stato.
E così, dopo un’attenta analisi e ricerca sulle fonti, è nato il percorso dal titolo ‘Le carte di Grazia’.
I documenti che ho esaminato, non solo sono esemplari unici, ma sono stati anche fonte inesauribile di spunti e di legami da scoprire, fili di lettura che si intrecciano tra i fascicoli, i manoscritti ed i romanzi del nostro premio Nobel. In particolare ho voluto seguire le suggestioni che arrivano dal romanzo di ‘Cosima’ e da lì ho ricostruito alcuni dei legami tra il racconto che sembrava verosimile e si è rivelato poi vero, storie di furti, di omicidi, di pascoli, imprese eroiche di briganti e gesta epiche. Tra queste le storie dei fratelli banditi Serra Sanna, della sorella ‘sa reina’, di Giuseppe Lovicu, della criminalità del primo Novecento; ma anche storie di onore, rispetto, dignità come quella che portò il padre della Deledda a fronteggiare, con la sola forza della parola e dell’onestà il sopruso e l’ingiustizia.
La realtà nella quale Grazia cresce ed ambienta la sua autobiografia, lascia tracce nei documenti custoditi dall’Archivio di Stato, nei procedimenti penali, nelle sentenze, nelle indagini, nelle testimonianze e tanto c’è ancora da ricostruire, tanto ancora da ritrovare e da raccontare di una Sardegna che non è solo delinquenza ma è anche legge, scritta e non scritta, e che testimonia valori di giustizia, rispetto e onestà che sono la tradizione dei nostri paesi e della nostra gente.
E’ stata per me una sfida, non facile, quella di lavorare su una realtà sociale che non conoscevo e di coinvolgere una Comunità con la quale non avevo mai lavorato, ma che ha accolto da subito la nostra proposta con favore ed entusiasmo. Così, sotto gli sguardi di un pubblico attento e partecipe, ho raccontato non la grande storia ma la storia comunitaria, ho spiegato cosa sia un documento e quali siano i requisiti perché venga considerato un bene culturale, e ho assistito alla magia di chi, all’improvviso, da spettatore passivo diviene fruitore attivo di vicende, fatti, avvenimenti, che sono il nostro passato ed il nostro presente. Quale emozione vedere, sopra le mascherine, sguardi di sorpresa, curiosità, meraviglia.
Ho avuto il privilegio di poterli condurre in un nuovo mondo, interessarli, offrire nuovi stimoli per il loro futuro.
E’ stato un percorso di reciproco arricchimento, che non può che concludersi con un ringraziamento a chi mi ha offerto questa grande opportunità e con un invito a scoprire i gioielli che l’Archivio di Stato di Nùoro custodisce.