I GUERRIERI SHARDANA PARLANO ATTRAVERSO LA MUSICA JAZZ DI ZOE PIA: LA RIVISITAZIONE ATTRAVERSO CLARINETTO E LAUNEDDAS

Zoe Pia

di HELEL FIORI

Le launeddas sono lo strumento polifonico più antico del Mediterraneo ed è uno strumento completo: ha un bordone che si suona con la respirazione continua e due canne con cui si fa proprio un’orchestra vera; Zoe Pia è bravissima perché è riuscita a riportare su una strumentazione contemporanea la rielaborazione delle nodas (le frasi delle launeddas) che spesso sono anche improvvisate, quindi c’è un rapporto anche col jazz”.

Parlava così nel 2019 Paolo Fresu riferendosi al brano “Shardana” appena ascoltato nello studio di ‘Nessun Dorma’, trasmissione musicale di Rai5 condotta da Massimo Bernardini dove erano entrambi ospiti.

Zoe Pia, musicista compositrice di Mogoro, continua, infatti, ad affermarsi nel panorama jazz grazie al suo album Shardana (2016, Caligola Records, Roberto De Nittis pianoforte e tastiere, Glauco Benedetti basso tuba, Sebastian Mannutza batteria e violino) in cui grazie alla tecnica del sound recording affianca suoni ambientali tradizionali al linguaggio jazz, messo a sua volta al servizio di sonorità tradizionali rinnovate nel fraseggio e nella timbrica. L’utilizzo delle launeddas in chiave contemporanea amplia le potenzialità dello strumento aprendo nuovi scenari (visione lodata dagli sperimentatori, probabilmente meno gradita a chi abbraccia un approccio purista alla tradizione) e le permette di collaborare anche con artisti lontani dalle sonorità dell’Isola, come la compositrice pianista messinese Cettina Donato con le musiche del disco “I Siciliani” (realizzato in coppia con l’attore regista Ninni Bruschetta che recita Antonio Caldarella) insieme alla quale porta avanti un dialogo musicale tra le due isole, presentato per il momento solo dal vivo dove le composizioni dell’una rispondono alle composizioni dell’altra.

Con la svedese Fire! Orchestra – nata nel 2013 con l’idea di aprirsi a musicisti esterni per esplorare jazz, rock psichedelico, musica contemporanea – Zoe Pia ha appena vissuto la pregnante esperienza di residenza artistica promossa dall’Università di Padova e conseguenti concerti (Forlì e Padova, entrambi sold out, sintomo che la sperimentazione non è solo per pochi visionari) che hanno rinvigorito la sua spinta innovativa e chissà, forse anche riacceso la sua anima elettronica, già nutrita in passato grazie all’esperienza di sassofonista techno al fianco di famosi dj (per Campari Tour, Nastro Azzurro, Bvlgari) facendo suoi linguaggi differenti da quelli accademici studiati al Conservatorio, propri della musica house, techno, chill out, come per esempio la tecnica del fading: “Mi ha sempre affascinato questo incontro, come se fosse un dialogo tra due mondi in cui uno emerge e lascia spazio all’altro, un po’ come succede nell’inter play: si dialoga assieme, c’è la sovrapposizione, come nel free jazz, e poi uno emerge e lascia spazio all’altro. Nel brano Shardana ho inserito queste similitudini di rispetto reciproco tra mondi.”

Il concetto di passare da un livello sonoro all’altro è comunque ben presente in tutto l’album, dove per esempio le code di alcuni brani si allungano sull’intro degli altri, o dove voci e suoni rubano la scena (dopo aver inciso le musiche, durante la campagna di registrazione ambientale l’autrice stessa non sapeva che suoni avrebbe introdotto nel disco, ritrovandosi “guidata” a inserire le cose più forti di cui avesse memoria, come i Mamuthones, le campane della Chiesa di S. Bernardino di Mogoro, la processione per la Madonna di Cracaxia, Is Coggius di Pau).

Le sonorità introdotte nell’album Shardana sono comunque ben più recenti rispetto al mito guerriero dell’omonimo popolo del mare, citato su una stele egizia del II secondo a.C. come “Šrdn” da Ramses II, che seppur dopo averli sconfitti ed arruolati nella propria guardia, ne parla così: I ribelli Sherdana che nessuno ha mai saputo come combattere, arrivarono dal centro del mare navigando arditamente con le loro navi da guerra, nessuno è mai riuscito a resistergli.

Questa forza guerriera tenace e indomabile, per Zoe Pia è l’elemento che lega i sardi di oggi agli Shardana di un tempo, quasi un’empirica prova di una reale discendenza: “Quello che caratterizza gli Shardana secondo me è la profondità d’animo. Nei sardi questa forza la vedo ovunque, un tratto distintivo che ci differenzia dagli altri. Certo magari è una suggestione, d’altronde quando ci si incontra all’estero siamo tutti subito fratelli solo tra noi (ride), ma credo ci sia anche un fondo di verità”.

Proprio allontanandosi dalla propria terra per studiare, Zoe è riuscita a riscoprire l’importanza della cultura sarda e della sua tutela, dapprima attraverso la composizione, poi dal 2018 con l’ideazione e la direzione artistica del ‘Pedras et Sonus – Jazz Festival’ che nel 2019 è entrato in collaborazione con il Time in Jazz di Paolo Fresu.

Festival che nel 2020 ha donato alla musicista l’opportunità di mostrare al pubblico la propria visione di scambio e collaborazione tra arti e identità, portando gli artigiani di Mogoro (intagliatori, impagliatori, stilisti, tessitrici a telaio: Carlino e Alberto Mandis, Maestrodascia, Su Trobasciu, Alessandra Curreli, Andrea Casciu, e gli innesti narrativi dell’archeologa Giulia Balzano del Museo dell’Ossidiana di Pau) a realizzare le loro opere durante l’esibizione di diversi musicisti (Njamy Sitson, Paolo Angeli, Francesco Piu, Francesca Corrias, la stessa Zoe con De Nittis, la Crazy Rambler Hot Orchestra, la Big River Marching Band e la Mogoro Marching Band). Coerentemente con questa impronta Zoe Pia ci rivela che il prossimo lavoro compositivo ancora una volta è ispirato da un antico mito, legato con mistero alla nostra Sardegna e forse destinato a restare tale: si ha quasi paura di sussurrarne il nome, e per fortuna, lei ce lo racconterà in musica: Atlantide, arriviamo!

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