di EMILIANO ARRU
Alberto, sei uno dei più importanti cantanti lirici al mondo. Nella tua fantastica carriera, hai calcato alcuni tra i palcoscenici più importanti del pianeta: la Scala di Milano, l’Arena di Verona, il Carnegie Hall di New York, l’Opernaus di Zurigo, il Deutsche Oper di Berlino sono solo alcuni di essi. Come è nata in te la passione per il teatro e l’Opera? Penso che l’Opera e il teatro, siano delle componenti essenziali e necessarie delle nostre vite. Ognuno di noi prima o poi nella propria esistenza, ha la fortuna di incrociare una di queste due componenti. È difficile o molto raro che qualcuno non venga in contatto con l’Opera e il teatro, almeno una volta nella vita. C’è chi resta folgorato ed entusiasta da questo fantastico mondo e ovviamente c’è chi si sente inadeguato o non a proprio agio in esso. Io ho avuto da subito una grande attrazione e curiosità, ricevendo anche una grande accoglienza; mi sono sentito subito parte del teatro, di questo luogo chiuso che dal palco sembra gigante, e con una folla che è una specie di piccolo paese che si sposta all’interno di questa struttura. Dentro il teatro, c’è tutto. Ho sempre pensato che per noi artisti, il teatro sia come un grande utero, nel quale ritorniamo ogni volta e ci sentiamo protetti. Lo percepiamo come il luogo più sicuro al mondo, dove quasi non si può morire e ci si sente eterni. È un luogo rassicurante, dove tutte le paure, le ansie e le timidezze, vanno magicamente via. Per me la passione per il teatro è nata in casa praticamente, varcando la soglia del teatro, sentendo quel particolare odore di legno antico, vedendo quelle luci soffuse. Ho capito subito che quel luogo mi avrebbe dato la possibilità di esprimermi senza vergogna, crescendo come artista e soprattutto come persona. Sono diventato l’uomo che sono, anche grazie agli insegnamenti di questo luogo magico, a cui devo tutto, per quello che sono diventato.
Hai esordito nell’Opera giovanissimo a soli 22 anni. Ricordi ancora quel giorno? Certo, ricordo benissimo quel giorno. Ma in questi primi debutti ero talmente insicuro, che non li consideravo come dei veri e propri esordi nel mondo del teatro, ma più come un passaggio, un’esperienza, un cimento che dovevo superare. Non avrei mai immaginato che un giorno, tutto quello potesse diventare la mia vita. Diciamo che quando debutti, quando compi qualcosa di importante, non ti rendi veramente conto di ciò che stai facendo, ma lo vivi quasi come uno spettatore. L’emozione nei debutti è stata grande, ma posso tranquillamente dire che provo le stesse sensazioni, ogni qualvolta entro in un qualsiasi teatro del mondo o in un qualunque luogo dove ci sono un palcoscenico e una platea. È un senso di benessere, di appartenenza, a quello che definisco il mio posto giusto.
Nel 2014 sei stato insignito dell’International Opera Award, il più importante premio conferito ai protagonisti della lirica mondiale. Cosa ha rappresentato per te questo incredibile traguardo? L’Opera Award è stato un riconoscimento fantastico, del quale sono molto soddisfatto e fiero. Allo stesso tempo però, la cosa più importante per noi artisti, oltre ai riconoscimenti esterni come questo, è sempre il calore, l’amore e il sostegno del pubblico; quando esso ti segue, ti sostiene, ti riconosce, è la cosa più gratificante per chi fa il nostro mestiere. Un qualcosa che vale molto più anche dei premi più prestigiosi del mondo. Ciò non toglie che aver vinto un premio internazionale e molto ambito come l’Opera Award, a cui partecipano i più importanti artisti del mio settore, è stata una soddisfazione enorme che porterò sempre con me.
Dopo ben 13 anni, sei tornato ad esibirti nella tua Sassari, ricevendo una lunghissima standing ovation da parte degli oltre 600 presenti in Piazza d’Italia. Quanto è stato emozionante per te, da sassarese, vedere e sentire questo enorme affetto dalla tua gente? Non posso negare che il concerto nella mia Sassari, è stato davvero speciale per me, per tanti motivi. Innanzitutto, perché è stato organizzato nel bel mezzo di questo difficilissimo periodo di pandemia, in cui non possiamo sapere se l’ultima cosa che abbiamo fatto in teatro, possa essere stata l’ultima; per cui tornare sul palcoscenico dopo mesi di inattività forzata, è stato come rinascere, come sentirsi di nuovo vivi. È stato un concerto fortemente voluto da tutta la comunità, con l’Ente Lirico che ha organizzato l’evento insieme al Comune di Sassari. Questo mi ha veramente riempito profondamente di orgoglio. Tutti hanno dato il loro contributo per pianificare questo spettacolo nei minimi particolari, e sicuramente è un ricordo che porterò sempre nel cuore. Ricordo le emozioni, la tensione e la paura dei giorni precedenti al concerto di non essere all’altezza per qualche motivo, ma invece per fortuna è andato tutto nel migliore dei modi. Sono davvero felice di avere avuto la possibilità di esibirmi in Piazza d’Italia che è il “salotto buono” di Sassari, davanti alla mia gente, alla mia famiglia, alla mia città, ricevendo dei meravigliosi attestati di stima. È stato davvero un momento indimenticabile che non potrò mai dimenticare.
A causa dell’epidemia di Covid-19, è stato un anno molto difficile per tanti settori. Uno dei più colpiti è stato sicuramente il mondo dello spettacolo, con teatri chiusi e pubblico, purtroppo inevitabilmente assente. Quali conseguenze avrà tutto questo sul futuro del vostro settore? Questo terribile virus ha creato davvero degli enormi problemi, dando vita ad un clima di paura e di sconforto. Tanti settori, anche importanti, sono stati fermi per mesi. Tutto il mondo dello spettacolo è stato bloccato e devo dire anche un po’ maltrattato. Il nostro è stato uno di quei settori ai quali sono stati fatti dei tagli facili, in termini di presenza ed assistenza. Ovviamente noi tutti abbiamo pregato per i morti, per chi si è ammalato, per tutti quelli che hanno sofferto o che hanno perso tutto, chiudendo le proprie attività o dovendo rinunciare al loro posto di lavoro. Credo che in questa tragica situazione, dovrebbe uscire fuori tutta la solidarietà delle persone. Per cui il primo pensiero è in primis a chi non è più con noi, e sono tanti, anche nel nostro settore.
L’arte, lo spettacolo e la recitazione sembrano essere doti proprie della vostra famiglia. Tuo fratello Alessandro, infatti, nel 2019 ha vinto il premio “Vittorio Gassman” come migliore attore, al Bari International film festival. Che rapporto hai con lui? Mi viene quasi difficile rispondere a questa domanda. Con Alessandro siamo legatissimi, siamo dei fratelli che si sentono davvero fratelli. Facciamo tante cose insieme e quasi sempre c’è un coinvolgimento reciproco nelle buone notizie o nelle difficoltà, cercando di risolvere i problemi insieme. Le nostre professioni sono due strade parallele e molto vicine tra loro. Mio fratello è sempre stato un punto di riferimento nella mia vita, così come tutta la nostra famiglia che ha sempre supportato le nostre vocazioni e passioni, aiutandoci nei percorsi che abbiamo scelto. Anche ora a distanza di anni, ci aiutiamo a vicenda, anche artisticamente. Il nostro è un grande sodalizio che non potrà essere minato da nulla. Ogni suo successo è anche mio e ogni mio successo è anche suo e sarà sempre così. Avere questo rapporto con mio fratello penso sia una delle mie fortune più grandi. Alberto e suo fratello Alessandro, vincitore dell’ambito premio “Vittorio Gassman” come migliore attore al Bari International film festival, edizione 2019
Avete dei progetti artistici “di famiglia” in ballo per presente e futuro? Direi proprio di sì. Non passa giorno nel quale non parliamo di qualche idea o di qualche progetto da sviluppare insieme. Abbiamo migliaia di punti di vista in comune e in tantissime cose che faccio non posso prescindere dal fatto che ci sia lui come supervisore o come consigliere. Diciamo che l’arte è necessaria nella nostra famiglia, così come siamo necessari gli uni per gli altri. Sino a questo momento abbiamo pensato a tantissimi progetti insieme, e nel 2016 siamo riusciti a realizzare anche un medio metraggio, prologo della “Cavalleria Rusticana” di Pietro Mascagni, con le musiche inedite del premio Oscar Luis Bacalov, coinvolgendo anche grandi artisti di cinema e teatro come: Simona Marchini, Carlo Ragone, Loredana Piedimonte, Elena Lo Forte e tanti altri. Io alla fine ho firmato la regia dell’opera e del film, ma è una cosa che abbiamo ideato e realizzato insieme. Questo è stato solo il progetto più impegnativo che abbiamo fatto insieme sino ad ora, ma ne abbiamo realizzati e pensati davvero tanti altri. Il nostro è un sodalizio forte, e se il buon Dio vorrà questo sarà solo l’inizio di un percorso di idee e progetti che cercheremo di realizzare nel corso del tempo.