di CHRISTINE LAURET
Trovo le chiavi di casa sulla porta, inserite nella serratura.
Che faccio? Devo entrare o bussare? Non lo conosco, è la prima volta che vengo… scelgo allora di annunciarmi e suono il campanello.
Esce dal fondo della navata e cammina verso di me… Ho già una mia prima impressione (che si verificherà).
Avete presente un gatto che vi viene incontro? Cammina piano, non in linea retta, ma piuttosto in modo vago, un pò con la testa leggermente inclinata, come per farvi capire che sì, siete i benvenuti, ma non dovete invadere troppo il suo spazio…
Ecco, il mio primo incontro con Leo…
Volto segnato dagli anni trascorsi in mezzo alla natura, occhi che hanno visto tante cose e che le raccontano se sappiamo osservarli. La barba? Quella l’ha lasciata crescere per comodità, per lo stile, oppure per nascondere le sue emozioni…perché devo dire che nel caso è molto bravo a farlo.
Le sue emozioni passano attraverso il pennello e se sappiamo osservare, in ogni pittura, Leo si racconta un pò… ma solo le persone interessate sanno vederlo, è un modo di raccontarsi … Chi vuole «legge», chi non sa, guarda solamente!
Leo rispetta la libertà di ognuno. Non dà neanche un titolo ai suoi quadri, “parlano abbastanza, no?” dice… Quindi, nessuna indicazione né direttiva, nessun aiuto per la “lettura” della sua pittura.
Si possono amare le sue opere, perché sono spesso scene della vita quotidiana dipinte con un realismo acuto, ma chi guarda realmente, può scoprire molto di più… Lo sguardo dei cavalli, le frogie che soffiano, la bocca semi aperta sembra sorridere per gli scherzi che fa ai cavalieri, la testa orgogliosa… e nel tutto, ritroviamo la personalità di Leo… che non fa onde in superficie, ma non fidatevi, sotto c’è un maremoto!
Leo Pes, per chi ancora non lo conoscesse, è un pittore, un acquarellista per essere più precisi. Fa la sua prima mostra a 15 anni e non si ferma più. Acquisisce fiducia, incoraggiato dalle persone che ha intorno, anche se in quel periodo, chi studia l’arte non è visto nel modo migliore. Leo sfida tutti e prosegue la scuola d’arte ad Oristano.
La scuola gli ha insegnato la tecnica, ma la vita gli dà l’esperienza e dalla Sardegna all’Inghilterra, passando per la Svizzera, Leo continua il suo «noviziato» dipingendo ritratti sulle rive del lago di Lugano oppure negli alberghi Sardi. È cosi che si fa conoscere e si fa un nome nell’ambiente artistico.
Oggi, non è del pittore di cui voglio parlare, ma dell’uomo che ha permesso al pittore di essere ciò che è adesso. Quest’uomo metà “selvaggio” metà sociale, metà arcaico, metà proiettato nel progresso (lo so, ci sono quattro metà…ma parliamo di Leo Pes!) potrebbe essere ambivalente… assolutamente no lo è! Basta passare un’ora con lui per capire che può essere selvaggio solo quando ne ha voglia, il progresso lo usa perché è intelligente e sa che si deve vivere nel proprio tempo e adattarsi. Però “sfrutta” poco questo lato della società, solo per mantenere i suoi contatti.
A casa sua, si ascolta musica rock degli anni 70, si visita l’orto, dove passa il suo tempo libero tra le fragole e il rosmarino, si mangia sano senza eccessi, si beve vino, poco ma buono, e lui vive solo… la libertà ha un prezzo, però quando si è Leo Pes, questo prezzo non si nota, preferisce vivere al suo ritmo, a suo piacimento, dove serenità, tranquillità e pace fanno rima con libertà, onestà e indipendenza.
Posso solo incoraggiarvi a dare uno sguardo alle sue opere. I suoi ritratti “sanno parlare”, permettono di intravedere, anche solo per un attimo, l’anima dell’altro attraverso i suoi occhi. Un barlume di gioia, di sofferenza, di nostalgia… Leo cattura tutto e rende vivo il quadro.
Ma vi lascio apprezzare la delicatezza di un artista fuori dai luoghi comuni, appassionato, con un’anima giovane. Non fidatevi del suo lato orso…è una corazza dietro la quale batte un cuore d’oro.
«Gli idioti ridono con i denti…. la gente di spirito ride con gli occhi…»
Sono gli occhi di Leo che terrò a mente!
…centrato in pieno il personaggio… e’ lui!
Nel 1976,quando mia figlia aveva 5 anni,lo incontrammo in un albergo di Desulo. Io non sapevo chi fosse. Ci chiese di poter fare un ritratto alla bambina.Acconsentimmo. Ritrasse, oltre che l’aspetto, l’anima della bimba.
Quandi gli chiedemmo il suo onorario, non volle niente. Rispose che era stato un piacere. Il ritratto da allora è sempre appeso nel nostro salotto.
Bravissimo artista e grande persona.