di EMMA PISTARINO
“L’unica Italia che continua a crescere, è quella che risiede strutturalmente all’estero”, è questo il paradosso dell’inverno demografico del nostro paese. A confermarlo è la sedicesima edizione del Rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes, un’antologia di saggi firmata da 75 autori che riporta diverse riflessioni sul concetto stesso di mobilità umana, e sui modi in cui questa è cambiata durante la pandemia.
Negli ultimi due anni, infatti, sono diminuite le migrazioni nel mondo, circa due milioni in meno nel 2020, e in particolare le partenze degli italiani, che hanno lasciato il bel paese in 109.528 (il 13% in meno rispetto all’anno precedente).
In concomitanza con la pubblicazione del rapporto, il presidente della fondazione Migrantes Gian Carlo Perego ha ricevuto una lettera di Sergio Mattarella, in cui il Presidente commentava il valore dello stesso.
“La portata umana, culturale e professionale di questa presenza [di italo-discendenti all’estero] è di valore inestimabile nell’ambito di quel soft power che consente di collocare il nostro paese tra quelli il cui modello di vita gode di maggior attrazione e considerazione,” ha commentato Mattarella. “Le ‘reti’ che animano e costituiscono questo valore di italianità meritano riconoscimento e sostegno.”
Tra i concetti riportati dal Rapporto, vi è la complessità della migrazione di noi italiani residenti all’estero, che non può più essere vista come una semplice “fuga di cervelli”. Insieme a medici e professionisti qualificati, emigrano infatti molti cittadini in cerca di lavoro, o di fortuna, nei campi più vari: dalla ristorazione all’edilizia, dal turismo alla manodopera. Questo ritorno alla mobilità umana povera, di italiani che cercano lavori non qualificati e spesso a tempo determinato, è iniziato con la crisi economica del 2007, e non potrà che ricevere una spinta aggiuntiva dalla crisi relativa al coronavirus.
Anche gli stati verso i quali orbitano gli italiani sono cambiati, da Stati Uniti ed Australia a un gran numero di nazioni Europee. Durante il 2020, il 78% di italiani che ha deciso di trasferirsi all’estero ha scelto un paese europeo, in primo luogo Inghilterra, Germania e Francia. Solo il 3.4% del totale ha scelto invece gli Stati Uniti, in tempi di pandemia.
Ma da dove partono gli italiani che decidono di “fuggire”? Le percentuali più alte si verificano in Sicilia (14%), ma anche in altre regioni del sud come Campania (9.4%) e Calabria (7.6%). Arriva però seconda la Lombardia, da dove nel corso dell’anno sono partiti in 561.000.
“Le pagine della sedicesima edizione del Rapporto Italiani nel Mondo ci ricordano molto bene quanto la storia dell’Italia sia storia di mobilità e quanto la pandemia abbia reso visibile lo stato di salute del nostro Paese rispetto agli elementi più vari: dalla demografia all’economia, dall’unità sociale alla cultura, dalla politica al sentimento di fede,” così si conclude il Rapporto, a cura della sociologa Delfina Licata.
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