ALLE ‘RADICI’ DELLA CONTINUITA’ TERRITORIALE E DELLA ZONA FRANCA: L’ULTIMA BATTAGLIA DEL POLITICO SANNA SANNA PER IL PORTO DI OLBIA

il porto di Olbia oggi

di GIANRAIMONDO FARINA

Di solito, per introdurre il dibattito storico economico sull’annosa questione della zona franca in Sardegna, si usa partire dagli ormai consolidati e conosciuti studi del grande economista Giuseppe Todde, perno e cuore della famosa ed unica inchiesta Pais Serra d’indirizzo governativo (e non parlamentare, si noti bene). Inchiesta che, condotta negli anni Ottanta del XIX secolo, porterà, comunque, ad avere un quadro più lineare e chiaro sulle reali condizioni economiche della Sardegna per cui, proprio su impulso dell’illuminato studioso cagliaritano, si chiedeva, per l’isola, al fine di eliminare il divario con il resto del Paese, l’istituzione della zona franca. Pochi, però, sanno che ad anticipare una simile proposta, seppur indirettamente, fu, nel 1865, nell’ VIII legislatura (la prima) del Regno d’Italia, il deputato anelese Giuseppe Sanna Sanna (1821- 1875) di cui quest’anno, nel silenzio quasi generale (ma non di tutti), ricorrono i duecento anni dalla nascita. Siamo sul finire di questa fondamentale legislatura. Sanna Sanna, deputato eletto del collegio di Ozieri (comprendente anche il Goceano, proveniente dalla ex circoscrizione di Nuoro, e buona parte dell’odierna bassa Gallura), si trova a presentare al Governo un proprio memoriale in merito ad una riqualificazione del porto di Olbia, allora detta Terranova Pausania. Un documento che avrebbe dovuto includere anche i primi accenni alla possibile istituzione di una zona franca per la Sardegna. In questo modo il deputato anelese da sempre occupante l’ala della sinistra radicale parlamentare di stampo mazziniano, “coronava” degnamente il proprio impegno, dopo essere stato, agli inizi della stessa legislatura (gennaio 1862) il primo deputato ad aver posto la “Questione Sarda” come questione nazionale in seno al nuovo Parlamento dell’Italia unita.

E’ chiaro che, comunque, il suddetto memoriale si poneva sull’onda lunga del grande dibattito storico, politico ed economico che aveva preceduto e seguito la cosiddetta “fusione con gli Stati Sardi di Terraferma” del 1847, prima voluta ed appoggiata anche dalle classi più illuminate isolane. Speranze che, però, naufragarono ben presto, per cui in Sardegna si svilupperà una richiesta corale per il ristabilimento dell’antica Autonomia isolana, e i cosiddetti “antichi privilegi” in economia, che permettevano, fra l’altro, la libera esportazione del vino, dell’olio, del grano, del bestiame e la distillazione del vino e particolari tariffe sarde per il sale, i minerali e tanti altri prodotti. Gli stessi beni importati godevano, prima della “fusione”, di tariffe particolari e tutte sarde che permettevano di scegliere sul mercato internazionale quelli più vantaggiosi. Sanna Sanna, quindi, quando presentava al governo Ricasoli il suo progetto di studio in merito ad una riqualificazione del porto e della stazione marittima di Olbia, aveva, senza dubbio ben presente questo quadro.

Il primo dato interessante del progetto, visionato dal sottoscritto, e’ che, inizialmente, fu presentato il 25 maggio 1863 dal politico goceanino sottoforma di memoriale al governo, letto perfino dal ministro dei lavori pubblici. Lo scopo ben preciso di Sanna Sanna era quello che proprio il suo studio tecnico, presentato alla fine della legislatura, avrebbe potuto trovare il consenso e l’approvazione degli enti locali coinvolti ed interessati. Cosa che, purtroppo, non avvenne del tutto come nel caso dell’astiosa ed inutile opposizione del comune di Tempio Pausania, storica capitale della Gallura che già vedeva nel potenziamento del terminale marittimo di Olbia i primi segnali della propria perdita di centralità economica prima che politica. Se il progetto Sanna Sanna trovava l’ostruzione, non irrilevante, tempiese, questo, però, non poteva dirsi per le altre amministrazioni galluresi come quella di Luras. Amministrazione che, in data 22 luglio 1865, manifestava direttamente a Sanna Sanna il proprio rincrescimento per il ritiro del progetto. Lo scopo ben preciso dell’uomo politico anelese era, sostanzialmente, quello di “cogliere due piccioni con una fava” ossia che il suo studio tecnico sul terminale marittimo gallurese sarebbe potuto finalmente servire da incitamento al governo per affrettarne la costruzione, proprio come in quel momento stava avvenendo per la rete ferroviaria isolana, nella cui realizzazione della tratta meridionale erano anche coinvolti alcuni interessi del nostro deputato.

Dello stesso tenore era anche la deliberazione della giunta municipale di Aggius del 21 luglio. Anzi, in questo caso, si era ben piu’ precisi nel puntare il dito contro i vicini tempiesi, “rei di aver respinto il progetto Sanna Sanna per meri interessi privati e rancori personali”. La giunta di Aggius, pertanto, come quella di Luras, manifestava il proprio sostegno al progetto Sanna Sanna, inviando copia della propria deliberazione al deputato. Il deputato anelese, in concreto, chiedeva alle amministrazioni locali gallures di aprire un fondo non minore di 10 mila lire per il miglioramento del porto di Olbia al solo fine di ‘stimolare’ il governo. Insomma, una proposta ‘dal basso’, dai sardi che, solo in seguito, avrebbe dovuto coinvolgere Torino con l’impegno di più ingenti capitali. In questo senso la proposta e l’azione di Sanna Sanna sono chiaramente da inquadrarsi e leggersi non nell’ambito di un’assistenza querula, ma come antesignane delle lotte e delle battaglie di quello che, poi, sarà il sardismo moderno. E tutta l’intricata questione legata allo sviluppo del porto di Olbia, di cui l’uomo politico anelese fu, fra i deputati isolani, il primo a rimarcarne le potenzialità, è, ovviamente da ascriversi ad un simile contesto.

Un’ altra chiarissima deliberazione a favore dell’iniziativa di Sanna Sanna era stata quella della giunta comunale di Calangianus, sempre del luglio dello stesso anno. In essa si confutava un altro punto che aveva indotto l’amministrazione comunale di Tempio a bocciare e respingere il progetto tecnico. Ossia il fatto che il Ministero dei lavori pubblici avesse, per l’esecutivo tempiese, già stipulato un appalto generale per lo scavo e l’ampliamento di tutti i porti italiani “per cui il progetto Sanna Sanna per Terranova Pausania sarebbe stato inutile e di aggravio per tutti i comuni dei due circondari di Tempio ed Ozieri”. Posizione subito stroncata dalla giunta calangianese perchè, si legge nella delibera “l’intento dell’on. Sanna Sanna era quello giusto di far concorrere, inizialmente, i comuni di entrambi i circondari alla contribuzione per la costituzione di un apposito fondo per il porto di Terranova, onde preparare i relativi progetti da presentare al governo”. La giunta calangianese, poi, era ancor più dura e drastica nei confronti della decisione presa e comunicata in precedenza da Tempio. “Respingendo il progetto Sanna Sanna”- si legge nella delibera- ” si farebbe torto alla giustizia, negando con la più decisa ingratitudine i benefizi che lo stesso Deputato ha procurato alla Gallura, dopo di aver perorato, con instancabile affezione tutti i suoi veri bisogni che il Municipio di Tempio non dovrebbe dimenticare”. Un atto di riconoscenza, insomma, verso un’azione politica condotta in maniera limpida e scevra da interessi di parte.  Se, dunque, il porto moderno della futura Olbia, nell’Italia postunitaria, può avere, a buon diritto, un “padre” questi non può che essere  che Giuseppe Sanna Sanna.  Ed egli lo esplicita bene nelle pagine finali del suo progetto di studi che sono anche il “testamento parlamentare” delle sue battaglie per la Sardegna condotte, soprattutto in quella prima legislatura del Parlamento italiano, spesso, in solitaria, ma con coraggio e determinazione. Sanna Sanna, quindi, forte delle adesioni favorevoli di quasi tutti i comuni dei circondari di Ozieri e Tempio, si lancia con una dura requisitoria contro il comune di Tempio che, bocciandone la sua proposta, “ne avrebbe snaturato anche gli obbiettivi, che non erano solo quelli della mera pulizia del terminale marittimo di Terranova”.  Infatti, sebbene nel progetto del politico anelese vi fosse, nella parte iniziale un accenno alla pulizia dell’imboccatura del porto, in cui confluiva il fiume Padrongianus, per il resto il disegno di Sanna Sanna era quello d’impegnare un ingegnere specializzato per le relative opere di ampliamento e di riqualificazione di un terminale che, come scriveva profeticamente, “con la realizzazione della prospiciente stazione ferroviaria, diventerà il più importante scalo merci del nord Sardegna”. E la requisitoria contro Tempio, condotta da buon avvocato, era stata  abbastanza emblematica in tal senso :”(…) Chi sa mai”- chiosava Sanna Sanna rivolto ai componenti dell’esecutivo municipale tempiese- ” che quei signori della Giunta non credano che il solo pulimento del porto  debba far scaturire, come incanto, la costruzione degli scali pel trasbordo delle merci, l’arginamento e la deviazione del fiume Padrongianus, la condotta d’acqua potabile ed altro ( tutti progetti previsti nello studio proposto dal deputato anelese, n.d.r.) Chi sa mai che essi non credano che il solo pulimento del porto basti a riabilitare completamente al commercio ed a far rifiorire quella così stupenda stazione marittima nell’ interesse dell’Italia, della Sardegna e, specialmente della Gallura?”. Ancor più chiaro, per non dire ironico, il passaggio successivo: “Se così fosse sarei tentato di domandar scusa per la grande sciocchezza che mi passò per la testa di voler scuotere nel modo che mi è sembrato l’inerzia del governo a proposito del porto di Terranova. Ma i signori amministratori di Tempio mi dovrebbero almeno permettere che prima di tutto ne demandassi l’assenso ai membri dell’intero consiglio e poi a tutta la Gallura”. Ma che cos’e’ che, in realtà, spingeva Sanna Sanna ad occuparsi del porto di Olbia? Come più volte ribadito egli era uomo di pensiero e di azione. E’ stato il primo deputato sardo, come si evince dagli interventi parlamentari e dagli scritti diffusi a mezzo stampa, a propugnarne, proprio nell’ambito dell’VIII legislatura prima del Regno di Sardegna e, poi d’Italia (1860-1865), la completa ed urgente riabilitazione al commercio. Il deputato anelese, poi, non lesinava di fare un ulteriore “passaggio” di attacco ai suoi tanti nemici sardi interni che piu’ volte, ne avevano ostacolato l’elezione a deputato. Nemici cagliaritani ed ozieresi afferenti a quella famosa e tanta vituperata “camarilla” isolana che, fino all’ultimo, tenterà d’impedire l’ascesa di questo “homo novus” goceanino.

Ecco cosa scrive ancora il nostro, giunto quasi al termine della sua avventura parlamentare: ” (…) Era forse per me un tema nuovo, questo del porto di Terranova, per me da vari anni a questa parte? O, forse, non era l’estremo e più efficace mezzo cui io tentava d’appigliarmi approfittando degli ultimi momenti in cui nessuno né per invidia, nè per intrighi, nè per malnate passioni potea togliermi la posizione di deputato?”. Una riflessione, questa, che, poi, portava l’uomo politico anelese a fare un sunto di tutta la sua attività parlamentare che, ormai, volgeva al termine. Attività tutta protesa alla difesa degli interessi della Sardegna.  La battaglia per il potenziamento del porto di Olbia, la prima nell’Italia postunitaria si badi bene, e che dovrebbe essere riconosciuta a Sanna Sanna, si presentava, dunque, come ultimo “tassello” e coronamento di tante altre che, soprattutto, nel ramo dei trasporti e dei collegamenti, avevano avuto nell’ “homo novus” anelese un grande propugnatore. A partire dal collegamento stradale tra il Goceano ed Ozieri, iniziata nel biennio 1863-64, per cui Sanna Sanna era riuscito a far approvare, a fine legislatura, due capitolati d’appalto con i lavori bloccati, però, non per colpa del deputato. Per non parlare del diretto collegamento, sempre viario, fra Tempio ed Ozieri. Le intenzioni di Sanna Sanna erano rimaste sempre quelle di “promuovere e sollecitare ogni bene possibile per la Sardegna, senza distinzione di località e nè predilezione di provincia”. Motivo per cui, già nel 1861 era stato incaricato dall’intero Parlamento a formulare un progetto di circoscrizione generale dell’isola e di redigerne l’apposito memoriale per il ministero. Oppure, evento più solenne di tutti, già ricordato per la prima volta dal sottoscritto, quando, nel gennaio 1862 il deputato anelese sarà il primo politico isolano a “scuotere in Parlamento l’inerzia governativa” ed a fare della Questione Sarda una questione nazionale, chiedendo ed ottenendo due giorni di dibattito. Per tornare, poi, all’annosa questione dei trasporti. In tal senso, per esempio, l’ampliamento e l’ordinamento dei vapori postali fra la Sardegna e la penisola fu sollecitata da una proposta di Sanna Sanna al ministro Jacini risalente fino al 1860, adottata dal governo, poi, nel 1862. Ampliamento ed ordinamento cui rientrava anche la nuova corsa marittima, voluta sempre dal deputato goceanino, fra Napoli e Terranova, nonostante le renitenze manifestate dalla ditta “Rubattino”, la “Tirrenia” di allora. Sempre con riferimento ad Olbia, Sanna Sanna poteva, altresì, portare a proprio favore il collegamento omnibus con Ozieri e la dotazione di una stazione telegrafica proprio in prossimità del porto. Tutti risultati per cui egli, come scriveva nel suo ultimo memoriale parlamentare da deputato, non aveva mai “domandato ne’ applausi ne’ onori”. “Ho diritto, però – concludeva profeticamente il grande figlio di Anela ora, purtroppo, dimenticato – a pretendere rispetto, buona fede e buona coscienza da chiunque voglia giudicare gli atti della mia vita politica. A coloro poi che mi negassero questa soddisfazione lascerò che, ricordando i quindici anni passati di una vita piena di triboli e d’amarezze, rispondano gli uomini onesti e coscienziosi; pago sempre e soddisfatto d’aver in ogni tempo e circostanza adempito con amore, con costanza e con disinteresse ai doveri cui io era vincolato o per mia libera elezione o dalla fiducia del paese”. Un “testamento” politico- parlamentare da leggeri anche come un grande lascito morale.

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