di MATTEO PORRU
Giulio guarda la neve che cade. E quando cade la neve, a Tempio Pausania, sembra che sfiori le case. È perfetta, morbida e lenta. Come la vita, magari. E se cresci negli anni Venti e tuo padre ha fatto una fortuna con il commercio di sughero, c’è una buona probabilità che la vita sia davvero così. E c’è il benessere ideale per assicurarne una bella a Giulio e a suo fratello Fausto, bella e chiara come il bianco che scende dal cielo.
I due Cossu studiano e studiano bene, benissimo, sono vicini e diventano ventenni, ma intanto è già il mille novecento quaranta ed è arrivata la guerra. La vivono tutti e due, ma in maniera diversa: Giulio in aula, perchè la discussione della tesi di laurea in lettere classiche è meglio farla a Macomer, che a Cagliari non sia mai che cada qualcosa dall’alto, di sicuro non la neve. Fausto in battaglia, al fianco della Resistenza che cerca in tutti i modi di liberare, e poi libera, prima Bobbio e poi Piacenza.
Conseguita la laurea e finita la guerra, tutto torna a Tempio. Giulio entra subito nel mondo della scuola e ci entra da docente. È bravo, empatico, comunicativo. Forse perchè la prosa, ma soprattutto la poesia, oltre a insegnarla, la compone e la compone quasi sempre in gallurese. Tante e profonde, le sue le storie: in “Anninnu di notti di luna”, racconta la magia; in “Semini”, la natura. In “Lolghi di fumu”, la vita.
Negli anni, Giulio diventa sempre più un protagonista del mondo culturale tempiese e sardo: collabora con “La Nuova Sardegna”, “L’Unione Sarda” e “Ichnusa”; diventa uno dei più grandi studiosi di Grazia Deledda e, soprattutto, di Gavino Pes, del quale ricostruisce interamente il percorso poetico con le influenze del mondo classicistico e dell’Arcadia sarda e cura una splendida, monumentale antologia su di lui. Approfondisce gli studi etnici, sociali, antropologici della sua terra.
Con il sonetto “Sera” vince il Premio letterario di Osilo, con “Paesi” si aggiudica il Premio Città di Ozieri e con la sua raccolta, “Frondi come parauli” stravince il premio Pira. Tanto per ricordare tre dei molti, meritatissimi premi che hanno ricevuto le sue opere.
Tanto è stato amato da docente, tanto è stato amato da preside del liceo “Giovanni Maria Dettori” ed è con questa qualifica, e con questo amore, che va in pensione. E può dedicarsi con ancora più energie alla riscoperta e alla valorizzazione della letteratura e della poesia dialettale gallurese, dalle origini ai suoi giorni, con il gruppo “Nuova Cultura”.
E alle lezioni private di tanti studenti, anche universitari, che ormai da anni e da generazioni si affidano alle sue parole. È a loro che vorrebbe lasciare qualcosa da conservare e custodire, nel mondo che verrà. Forse un’identità, forse la consapevolezza che la letteratura, specie quella locale, va protetta sempre.
La sua scomparsa, nel 2007, sconvolge la cultura sarda. La sua eredità, invece, la onora. La sua casa viene donata alla città come luogo di cultura e vengono fondati un istituto e un premio letterario in suo onore. Perchè Cossu deve restare. Perché noi glielo dobbiamo.