di GIANRAIMONDO FARINA
Vi é un legame importante che ha caratterizzato sempre l’azione politica del grande deputato anelese Giuseppe Sanna Sanna (di cui, quest’anno, nel silenzio generale, ma non di tutti, si sono celebrati i duecento anni della nascita) con il pensiero angioyano. Legame, per certi, versi solo annunciato, poi provato da tanti altri collegamenti, anche di carattere familiare. Uno zio di Sanna Sanna, Giovanni Antonio, risultava essere, unico anelese, fra i primi sostenitori di Angioy in Gocéano durante i torbidi rivoluzionari e lo stesso genitore, Giovanni Maria Sanna Erittu, probomine di Anela, ormai é comprovato che fosse anche mezzadro al servizio di don Costantino Angioy, unico fratello dell’ Alternos ancora vivente a Bono fino agli anni Trenta del XIX secolo e, con donna Mattia Mulas Rubatta, fautore del partito rivoluzionario in Gocéano, nonché amministratore dei beni di famiglia contesi fra gli eredi. Don Costantino, per esempio, fin dall’inizio del XIX° secolo, era impegnato, in Gocéano, in alcune azioni di ampliamento del suo patrimonio terriero, grazie alla richiesta, da parte sua, di apertura di una nuova viddazzone , per cui veniva invitato a rivolgersi al Regio Patrimonio, che ne espresse il proprio parere nell’agosto 1800. Lo stesso, sempre ai primi dell’Ottocento, sarà coinvolto, all’interno del gruppo Angioy- Mulas Rubatta, per la risoluzione di alcune controversie ereditarie sollevate da don Giacomo Fara, cognato di Angioy, in quanto marito della sorella Giovanna Angela, fautore e capo, in quanto arrendatore dei beni del Gocéano, del partito filogovernativo. Nello specifico il Fara chiedeva che il consultore delegato costringesse il cognato a dividere gli altri beni lasciati dalle sorelle di Giovanna Angela.
Giuseppe Sanna Sanna, quindi, nato nel 1821, cresce e si forma, indirettamente, in questo clima, grazie alla presenza, allora, ancora in vita, in Gocéno, di una personalità influente come quella di don Costantino, fratello minore dell’ Alternos e di altri esponenti di un altro ramo collaterale della stessa nobile famiglia, come quello riferibile a don Giuseppe Angioy. Un clima che permetterà di far rimanere viva la “fiamma” rivoluzionaria e progressista, non solo rappresentata dai ricordi, ma anche dalle illustri personalità di quel fondamentale momento che è stata la Sarda Rivoluzione .
Ed è con questi sentimenti che può essere letto l’articolo, consultato dal sottoscritto per celebrare il bicentenario della nascita, con cui il giornalista ed uomo politico anelese, salutava la morte, avvenuta il 9 agosto 1857, di un altro grande protagonista del periodo angioyano: il famoso canonico Salvatore Frassu, nato nel 1777, seguace, in età giovanile, di Giovanni Maria Angioy (lo raggiunse, assieme a don Felice Mulas Rubatta e ad Emanuele Crobu, nel suo peregrinare in Alta Italia alla ricerca di un primo contatto con Napoleone). Dopo il fallimento dei moti rivoluzionari sardi, e l’amnistia generale concessagli, prima della quale subì la persecuzione da parte del governo con il confino impostogli in quel di Orgosolo, Frassu poté abbracciare la carriera ecclesiastica, divenendo prima rettore a Benetutti, sempre in Gocéano, e poi canonico della cattedrale di Oristano. Farà rientro, poi, a Bono, dove morirà nel 1857.
Sanna Sanna, in quel momento, aveva già conosciuto due elezioni nella IV e V legislatura del Parlamento subalpino, ed era, al momento, ancora deputato in carica, essendo stato eletto, proprio per la V legislatura, nella tornata dell’8 e 9 dicembre 1853, quella in cui, al ballottaggio, sconfisse, nel collegio di Cagliari II, il consigliere d’appello Stanislao Caboni. Allo stesso modo, continuando a scrivere per il giornale da lui fondato, la “Gazzetta Popolare” si trovò a redigere il c.d. ”cappello redazionale”, introduttivo di uno scritto più articolato, sempre sul Frassu, di Giorgio Asproni. Scriveva Sanna Sanna il 23 agosto 1857: “Or sono circa due settimane che gli abitanti di Bono vedevano non senza dolore attraversare quelle vie il feretro di un venerando sacerdote che per lungo ordine d’anni visse consacrato all’amore della patria e di Dio. Una grande intelligenza si spense, una intelligenza però modestissima che apparve solo a coloro che ebbero la fortuna di conoscerlo davvicino e nei luoghi ove l’egregio canonico Frassu ebbe occasioni di mostrarsi qual veramente era, ricco di eminenti doti di cuore e di mente. A quest’uomo, che cominciò la sua carriera al fianco di Angioy e l’ha compiuta conservando nell’animo la fede che gli aveva fatta bella e altera la giovinezza, a quest’uomo che seppe dall’altare spargere sul popolo le benedizioni di Dio senza negar culto alla libertà, vita del mondo, è nostro debito tributare pubblico encomio e perché le sue virtù lo meritano, e perché queste giovino, come esempio raro, a chi cammina nell’ardua via della democrazia”. Qualità che, effettivamente, Sanna Sanna poté, indubbiamente, già conoscere, in prima persona ad Anela, grazie anche alla sapiente guida del rettore Giovanni Maria Tiana, anch’egli bonese, sacerdote che, come ebbe a scrivere don Giovanni Ortu nel suo Anela: ambiente, uomini, fatti, morì nel dicembre 1836 in “odore di santità”. Ebbene, pochi sanno che quest’altra eminente figura di “pastore d’anime”, già figurava nel luglio- agosto 1796, come protagonista, in qualità di coadiutore, del rettore di Bono reverendo Agostino Tedde, assieme a don Niccolò Usai. Nello specifico, parroco e vice, a seguito del saccheggio subito dal paese, si recarono a Sassari per reclamare un’amnistia generale e la restituzione degli oggetti sacri rubati, tra cui il famoso calice del XII° secolo, dono del giudice Gonario di Torres. E’ molto significativo, quindi, vedere, come dopo alcuni decenni, quei fatti non erano del tutto spariti dalla memoria del popolo e come anche ad Anela ne abbiamo indirettamente potuto ricostruirne alcune vicende. Oltre al significativo necrologio di Sanna Sanna, che attesta, senza dubbio, la sua conoscenza diretta e frequentazione di Salvatore Frassu (e degli ambienti riferibili ad Angioy), un altro dato, piuttosto rilevante per la piccola storia locale di Anela, individuato dal sottoscritto, è la presenza, proprio in paese, del canonico Frassu, in qualità di padrino, in occasione di una cresima. E’ il 3 giugno 1810 e ci troviamo, più precisamente, nella parrocchia di Santa Margherita del vicino comune di Bultei, dove il vescovo Giovanni Antioco Atzei, primo dell’appena neocostituita (1803) Diocesi di Bisarcio (Ozieri), impartisce il sacramento della confermazione anche per la parrocchia dei SS. Cosma e Damiano di Anela. Ed il primo dato che balza agli occhi, dall’esame attento dei registri parrocchiali, è la cresima (allora s’impartiva in tenera età) di Francesco Maria Barmina, figlio di Raimondo e di Maria Grazia Solinas, il cui padrino fu proprio l’allora reverendo Salvatore Frassu di Bono, rettore, al momento di Benetutti. Proprio in quel periodo, da alcune fonti storiche e documentarie, il futuro canonico della Chiesa arborense, a Bono, era entrato in contrasto con il rettore Salvatore Satta che, dal canto suo, vantava alcuni parenti poco raccomandabili. L’ “oggetto del contendere riguardava la collazione del beneficio parrocchiale di S. Michele. Per quel che ci riguarda il documento d’archivio rinvenuto ad Anela cita testualmente: “Anno millesimo octuagesimo decimo, die 3 junii, Bultei. In confirmatione habita in sancta visitatione (…) Domino Don Joanne Antioco Azzei oppido Bisarchiensi (…) seguentis: Franciscus Maria, filius Raimundi Barmina et Maria Gratia Solinas. Patrinus fuit Don Reverendus Salvator Frassu a Bono”. Altre notizie, importanti per la storia locale, si possono trarre proprio dalla figura del figlioccio anelese del canonico Frassu, Francesco Barmina, figura eminente della vita comunitaria fra i difficili anni quaranta e cinquanta del XIX° secolo, probomine chiamato più volte dalla giustizia ad intervenire nei numerosi fatti di cronaca che insanguinarono la vita del paese in quegli anni, legato certamente ai familiari di Sanna Sanna e degli altri maggiorenti casati.
È una storia che io non conoscevo e mi ha fatto piacere leggerla. E cercherò di rileggerla per capirla meglio. Grazie a. Remunddu…
E’ un intervento di rilievo storico, politico e culturale del Goceano e della Sardegna. Angioy e fam. , il canonicoFrassu e G. Sanna – Sanna sono collegati egregiamente. Meritano tutti e tre il ricordo e tutti gli onori dei Sardi e non solo. Le loro battaglie per dare orgoglio e lìberta’ e diritti a tutti i cittadini continuano ancora.
Eroi Sardi indimenticabili che hanno fatto storia , figure esemplari da seguire
con idee e azioni sulla via del progresso.