di LUCIA BECCHERE
Autore in limba di numerose raccolte di Poesie, Frantzischinu Satta (1919-2001) premiato più volte nelle competizioni poetico-letterarie di tutta l’isola, vanta il Primo premio Città di Ozieri sezione Poesia sarda 1983 e il riconoscimento di «cittadino illustre quale esempio di Civis Probo e operoso, per aver contribuito alla crescita civile, culturale e sociale della città» conferitogli nel 1991 dal Sindaco di Nuoro Simonetta Murru.
Componeva poesie dall’età di 13 anni e molte sue liriche sono state messe in canto da grandi maestri di cori polifonici. Nato e vissuto nella vecchia Nuoro, spesso lo si incontrava nei vicoli stretti dell’antico quartiere di Santu Predu mentre col suo affabile sorriso amava intrattenersi con tutti e da tutti era amato come poeta, insegnante ma soprattutto come persona.
Oggi, a 20 anni dalla sua morte viene dato alle stampe il libro Contos e cantos (Pettirosso editore) curato dai figli Rosalba e Sandro. Nel testo dove sono raccolte poesie e racconti inediti, Mastru Satta ancora una volta si fa interprete dell’animo umano.
Sono versi che come specchio dell’anima sprigionano sentimenti e arrivano a tutti. Tono pacato e contenuto, come è contenuto il suo immenso dolore per la morte precoce dell’amato figlio Paolo. Se la natura e le sue creature sono nei cantos fonte di ispirazione, nei contos rivive l’infanzia, la giovinezza, “sa pizzinia est su frore galanu de sa bida, e che frore acoitat a si sicare” e il paradiso perduto distrutto da una modernità a volte insana “Progressu non semper cheret narrer tzivilidade” perché dimentica de “sos anticos, ùmiles eroes de sa terra” e de “sos betzos chi inscudiant sentèntzias chi pariant essias dae sa Bibbia”.
Versi talvolta tristi, intrisi di sofferenza e solitudine, impegnati quando canta la libertà come elemento essenziale del vivere e quando i cantos sono de amistade la sua voce poetica si eleva al di sopra delle miserie umane per dire che gli affetti, l’amicizia, la pace e il bene devono governare il mondo. Sofferenza e solitudine mitigate dalla presenza divina. Ecco dunque gli inni innalzati al cielo: Babbu Nostru, Deus Onnipotente, Anghelu de Deus, Santu. Per tutti un amico, un padre, un uomo.
Nelle sue liriche non dimentica la scuola, la sua ragione di vita e gli alunni che ha amato tanto (S’iscola).
Di grande pathos i versi rivolti alla madre chi “como guvernat bella in paradisu/comente prima fit in coro meu” (A mama) e “Mama cara, istimada onesta e bona”(Mama cara) e al figlio Paolo dove ogni verso trasuda di dolore (A un’anzelu).
I suoi Contos e Cantos ci riportano indietro “De tempos lontanos” quando una gioventù spensierata amava divertirsi con semplicità e innocenza “focos de brama e ammentos de s’amore” e “su carrasecare arribat ridende”, quando con sottile e bonaria ironia ci ripropone personaggi caratteristici che animavano le serate “S’iscopile de tziu Loru”. Ma tutto ci induce a riflettere sulla condizione umana.
Amava tantissimo la sua famiglia. La figlia Rosalba oggi poetessa affermata, a cui lui ha lasciato in dono la poesia, lo ricorda così: «Eri il gigante buono che ha riempito di favole il mio cielo».
Nei suoi componimenti mai un déjà vu, ma versi spontanei e attuali che vanno oltre il tempo perché frutto di un vissuto interiorizzato, di riflessioni sofferte, di percorsi dolorosi e malinconici che accomunano tutti gli uomini.
La sua voce poetica giunge al lettore senza manierismi, diretta ed emozionale in tutta la sua sardità. Mastru Satta si portava dentro la sua amata Nuoro e la sua gente. Ha sempre cantato la sua appartenenza etnica con amore sincero, con orgoglio rivendica l’identità di una cultura isolana dove era profondamente radicato. Leggere Frantzischinu Satta è come viaggiare nella Nuoro d’altri tempi, quella più autentica: “Fis un’incantu”, como imbetzes ses andande innoromala/ su Redentore uscrau a cada pala/su sartu nostru in prugher e chisina (Nùgoro prima e como).
Nei contos e nei cantos la lingua nuorese più verace, vocaboli e modi di dire oggi in disuso rendono più veri e più reali i personaggi che calati nel tempo si relazionano in quel determinato spazio identitario.
Noi amiamo definirlo così: Poeta dell’anima e della sua gente.
per gentile concessione de https://www.ortobene.net/