IL LINGUAGGIO DEI FIORI: IL GIOVANE SIMONE LORU ‘COLTIVA’ LA BELLEZZA DEL TERRITORIO

Simone Loru

di FULVIO TOCCO

Un giovane di Villacidro oggi rappresenta un esempio positivo per coloro che amano la campagna. Classe 1977, Simone Loru. Dopo aver visitato di persona il suo terreno in località “Seddas” (agro di Villacidro) dove predominano gli alberi d’olivo della varietà Nera di Villacidro, posso dire, senza essere smentito, che si può parlare di un giovane dal pollice verde che studia il linguaggio dei fiori. Sul medesimo appezzamento impiega i fiori e le damigiane in vetro sulle branche per valorizzare le piante d’olivo volute da Raimondo Loru, suo nonno paterno: belle da vedersi ma anche un contributo importante per promuovere comportamenti ecosostenibili nelle nostre campagne.

Considerata questa sua predisposizione per la valorizzazione territoriale, devo dire che è stato un piacere ascoltare le sue considerazioni che riporto, su questo articolo: «Ho ereditato la passione per la coltivazione dei fiori da mio padre. Dopo aver conseguito il diploma in cucina presso l’Istituto Professionale di stato Industria e Artigianato Alberghiero di Arbus, ho compito una piacevole esperienza seguendo il banco della Gastronomia del Centro Commerciale Sant’Ignazio. Nel tempo libero, non mi sono dedicato allo svago sconsiderato, ho cercato di approfondire le tematiche sulla coltivazione dei fiori e oggi grazie a questa passione continuo a estendere le specie e le varietà antiche che già coltivava mia madre. Nel terreno che vedi, tra le 100 piante d’ulivo della varietà Nera di Villacidro, coltivo I gladioli, girasoli, iris, tagete, garofanini dei poeti, gerani di vario tipo; poi ancora l’astromelia, e agapanthus rosso e bianco, crisantemi di ogni colore e tanti altri fiori ancora. Di queste piantine raccolgo e conservo bulbi e semi al fine di garantire su questo terreno la continuità stagionale dei fiori.  Una sorta di ciclo continuo che non vorrei mai abbandonare».

Ma di Simone ho apprezzato molto i ragionamenti e gli approfondimenti che ha fatto sulle specie da lui trattate. «Partendo dalle ultime, per esempio, l’astromelia, in primavera all’apice dei fusti produce alcuni grandi fiori, in genere riuniti in gruppi di 3-7 fiori su ogni fusto. Sono molto decorativi, simili a piccoli gigli, nei toni del giallo, del rosa e del rosso, con maculature e macchie in colori contrastanti. I fiori recisi durano in vaso anche 10-12 giorni. Gli Agapanti invece sono piante perenni, a radice rizomatosa; il nome botanico, Agapanthus, deriva dalle due parole greche che significano fiore e amore, quindi vengono chiamati, il fiore dell’amore, probabilmente per la bellezza malinconica delle loro grandi infiorescenze; esistono solo poche specie di agapanto, ma il successo che ha avuto questa pianta nei secoli passati, ha dato origine a centinaia di varietà. Si tratta di belle piante ampie e vigorose, che possono produrre numerosi fiori, a partire dalla primavera inoltrata fino all’autunno. Prima di parlarti delle piante d’ulivo vorrei farti conoscere una piantina molto curiosa: Is “Carrognas”, la denominazione sarda del tagete. Il tagete, conosciuto anche come garofano indiano, è un fiore dai colori sgargianti, disponibile in tonalità che spaziano per lo più tra il giallo il rosso intenso e in diverse varietà, dal fusto alto oppure nane. Non è un fiore profumato, ma anzi ha un odore piuttosto sgradevole, e forse per questa ragione i nostri antenati le hanno sopranominate “carrognas; che poi tanto “carrognas” non sono perché in una “agricoltura sinergica” possono essere accostate alle piante di pomodoro e queste non saranno attaccate dagli insetti”.

Del significato dei fiori si può parlare a lungo; il Giglio, infatti, rappresenta la purezza.  Una leggenda narra che Maria abbia scelto Giuseppe tra tanti perché lo vide con un giglio in mano. Nel significato dei fiori oltre che rappresentare la purezza e la castità, significato che ancora permane, il giglio oggi simboleggia la nobiltà e la fierezza d’animo. «Dell’Iris invece posso dirti che in Asia orientale, il significatodi questo fiore era considerato come un talismano contro ogni maleficio, così che veniva dipinto sull’armatura dei soldati per proteggerli dai nemici. Il fiore di iris, ritto e proteso verso il cielo, era ritenuto anche simbolo di longevità. Conoscere il significato ed il linguaggio dei fiori per me è di fondamentale importanza È anche un modo per lanciare un messaggio preciso, soprattutto nel momento in cui non troviamo le parole!»

Con i fiori, in effetti, è possibile dire senza parlare, esprimendo emozioni e sentimenti anche inconfessabili. È risaputo che ci sono fiori adatti a ogni occasione. «Di quelli che coltivo mi piacerebbe presentarli per il linguaggio che esprimono, ma volendo, per questo ci saranno altre occasioni per poterlo fare».

«Come premesso, ti vorrei parlare delle piante d’ulivo. Negli anni Cinquanta mio nonno impiantò il primo lotto con la varietà “Nera di Villacidro”. Questa cultivar da un olio fruttato intenso, con note di tipo erbaceo, di pomodoro verde, mandorla ed erbe aromatiche, in poche parole un extravergine di grande qualità. Gli ulivi, per me, sono dei veri monumenti naturali che mi hanno suggerito le aiuole dei fiori che ho realizzato sotto le loro chiome. Oggi posso dire di seguire non un oliveto ma un giardino dove l’olivo è enfatizzato dalla presenza delle damigiane del nonno e dei fiori che adoro tanto. Questi alberi, ora che guardo vasti areali dell’agro di Villacidro ridotti in cenere, mi consentono di suggerire e promuovere comportamenti ecosostenibili nelle nostre campagne. Le damigiane che stanno sospese tra le branche principali oltre a rappresentare una nota artistica e conservativa suggeriscono, appunto, comportamenti ecosostenibili e di riuso dei contenitori antichi».

Mentre tra gli scintillanti tramonti estivi della cittadina di “Giuseppe Dessì” c’è chi brucia la campagna troviamo un giovane che la cura e l’abbellisce attraverso la persistente presenza dei fiori che coltiva durante l’arco dell’anno.  In campagna, è evidente, che uno non vale uno. Un singolo dall’indole malvagia può distruggere un bosco in poche ore. Chi cura il verde ci impiega anni per abbellire un appezzamento. A Napoli, lo scorso anno, Benedetta de Falco, per “moltiplicare l’effetto positivo delle azioni green” ha avuto l’idea di istituire un premio per chi si prende cura del verde. Mi sembra una bella iniziativa che potrebbe essere mutuata anche da noi.

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2 commenti

  1. Grande Simone Loru , aspetto l’occasione per visitare il tuo magico giardino

  2. Una storia meravigliosa, mi piacerebbe moltissimo vedere questo giardino. Complimenti

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