di OTTAVIO OLITA
La forza dirompente del pensiero di Antonio Gramsci, la sua crescente attualità, la formidabile utilità che ha nell’interpretazione del mondo di oggi, 130 anni dopo la sua nascita e 84 anni dopo la morte, trovano una conferma nella paura che incute a Jair Bolsonaro. Il presidente brasiliano, che si distingue per l’odio che nutre verso le università e l’istruzione, che perseguita gli indios, che devasta la foresta amazzonica, non perde occasione per definire Gramsci intellettuale ‘dall’egemonia demoniaca’.
La veemente avversione non rappresenta, comunque, alcun ostacolo per il seguito crescente che in quel Paese e in buona parte del Sudamerica hanno le analisi gramsciane sia storiche, sia economiche, in particolare sui processi di modernizzazione che hanno sempre escluso le classi subalterne.
“Giovanni Semeraro – racconta Gianni Fresu, che dal 2014 è andato in Brasile ad insegnare e che attualmente è il presidente della sezione brasiliana della società internazionale di studi gramsciani – mi raccontò un giorno che sì, aveva letto Gramsci, ma non ne aveva mai approfondito la conoscenza. La svolta avvenne in una poverissima favela quando gli chiesero di illustrare l’opera del ‘pensatore sardo’ Antonio Gramsci. Sì – precisa Fresu – lo definirono proprio pensatore sardo, anche se probabilmente non erano in grado neppure di immaginare in quale angolo del mondo si trovasse la Sardegna”.
Nelle favelas come nelle università brasiliane l’interpretazione che Gramsci fa del marxismo in filosofia della prassi rappresenta la traduzione nell’agire politico dell’analisi teorica. E senza deleghe, ad esempio, agli intellettuali da parte dei contadini perché essi stessi sono in grado di diventare intellettuali organici. Il Brasile, come tutto il Sudamerica, dimostra questo forte, particolare interesse per l’opera gramsciana.
Il convegno di quattro giorni tenutosi tra Cagliari, Ghilarza e Ales dedicato proprio al tema ‘Gramsci nel mondo di oggi’ è servito a fare il punto sulla situazione degli studi in 26 paesi di tutti i continenti. Alle nazioni che tradizionalmente e storicamente lo hanno sempre studiato, approfondendone la conoscenza, si aggiungono anno dopo anno nuove realtà, come Cina, India, Paesi Arabi, Egitto, Libano, Croazia, Tunisia, Sudafrica presenti con loro studiosi a Cagliari. Ognuno con interessi specificamente legati alla propria realtà, a dimostrazione di quanto fosse lucida l’idea di Gramsci del collegamento tra teoria e realtà locali.
Un volume raccoglierà i contributi dei circa 40 relatori e sarà di grande valore perché farà storia e potrà diventare un solido punto di riferimento a coronamento degli oltre 30 anni di lavoro svolto dalla società internazionale di studi gramsciani, nato nel 1987.
Il seguito è in programma per l’anno venturo. Dal 29 agosto al 2 settembre in Brasile si svolgerà il prossimo grande convegno internazionale che avrà come tema ‘Filosofia della prassi e traducibilità. L’eredità di Gramsci nell’America Latina’. E’ stata anche costruita una rete di scambi che consente una conoscenza continua degli sviluppi che producono le analisi condotte da tanti studiosi nel mondo con una metodologia assolutamente elastica e democratica.
L’America Latina sarà dunque l’indiscussa protagonista del convegno che si terrà in Brasile. Ma già qui, a Cagliari, ha proposto la straordinaria figura di Isabel Monal 91 anni, cubana, che fece la rivoluzione contro Fulgencio Batista. Filosofa e studiosa di Gramsci ha svolto una relazione acclamata dai convegnisti. Emblema della capacità che ha la progettualità intellettuale di concorrere a cambiare il mondo.