L’ARTE SARDA PIANGE LA PITTRICE LILIANA CANO, SI E’ SPENTA A 97 ANNI: HA DIPINTO SINO ALLA SUA MORTE

Liliana Cano

di TONINO OPPES

“Non posso fermarmi, dipingerò finché avrò vita perché la pittura mi regala gioia” mi disse un giorno Liliana Cano regalandomi un grande sorriso. Vola subito a quel ricordo il mio pensiero mentre leggo il messaggio di un caro amico che mi informa della sua scomparsa. Avrebbe compiuto 97 anni, in gran parte trascorsi in compagnia dei colori e dei pennelli.

E’ stata una grandissima artista che ha avuto un rapporto bellissimo con la vita. Ecco perché mi piace ricordarla sorridente.

L’arte le ha regalato molto, ma quanto ha dato!

Di sicuro è stata una protagonista della vita artistica sarda, cresciuta in quel laboratorio che a lungo ha rappresentato Sassari grazie a protagonisti di primo piano come Figari, Spada, Meledina, Manca, Magnani, Dessy, Tanda che hanno segnato la storia della pittura del Novecento in Sardegna.

Liliana Cano ha dipinto instancabilmente tutti i giorni. Zingare, donne spesso nude ma mai volgari nella loro sensualità, paesaggi, cavalli, janas, processioni, la Sardegna dei pastori e poi le feste: tutto questo caratterizza maggiormente la sua grande produzione in cui trova spazio anche il tema religioso che, negli ultimi anni, diventa centrale come confermano le tele quasi sempre di grandi dimensioni che raccontano la vita di Ignazio da Loyola o quella di san Francesco e poi i numerosi pannelli che arredano chiese e conventi in tutta l’isola.

Accanto alla religiosità ecco la mitologia con i dipinti dedicati a Ulisse, nel 2015. Un omaggio al più grande viaggiatore di tutti i tempi ma quasi un riepilogo della propria esistenza, del suo errare per il mondo per sete di conoscenza: caratteristica di una donna straordinaria, come è stata Liliana Cano, viaggiatrice instancabile e, soprattutto, protagonista di una bella e indimenticabile pagina di Storia dell’arte sarda.

Nata a Gorizia nel 1924 da genitori sardi, cresce fino ai 6 anni a Milano. Nel 1930 inizia un lungo periodo di traslochi, cambi di città, viaggi, che portano la Liliana Cano a vivere in mezza Italia, da Roma a Torino, da Barletta a Padova, da Vicenza a Napoli (sfollata per 9 mesi). Il peregrinare della famiglia finisce in Sardegna nel 1945: dopo un viaggio avventuroso a bordo dell’incrociatore Garibaldi. Approdata nell’isola alla fine della seconda guerra mondiale, Liliana Cano inizia a insegnare, frequentando l’ambiente artistico sassarese, del quale sarà tra i protagonisti negli Anni 50 e 60.

Arrivata alla pensione e con i figli già grandi, nel 1977, Liliana riprende il viaggio. Si trasferisce in Francia per quasi 20 anni. Iniziando a dipingere alcuni dei suoi soggetti più fortunati e belli, come le celebri gitane. Nel 1996 ritorna a Sassari, perché sente che si sta avvicinando il momento della sua fine e vuole morire nella sua terra. Il ritorno, però, non è un punto di arrivo. La sua produzione artistica non conosce sosta e nelle sue opere rivivono i ricordi dei suoi viaggi, delle sue emozioni, della gioventù. Il tema che più la coinvolge, dal suo rientro nell’isola, è quello religioso. La sua attività ha infatti lasciato straordinari segni in molte chiese e locali ecclesiali.

Liliana Cano non ha mai smesso di dipingere. Non si è fermata neppure dopo essere stata male, nel giugno del 2020, spostandosi da una stanza all’altra della sua casa di campagna, alle porte di Sassari, con la bombola dell’ossigeno al seguito. Si è fermata soltanto pochi mesi fa e mercoledì scorso la nuova crisi, che l’ha portata in ospedale. Dopo poco più di un giorno di ricovero, la pittrice si è spenta nella notte tra il 2 e il 3 settembre. L’intera Sardegna perde una grandissima donna, una straordinaria artista, dalla produzione immensa. Ogni sua opera è inconfondibile, ogni segno lasciato dal pennello di Liliana Cano porta la sua firma, la sua poetica e i suoi straordinari colori.

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4 commenti

  1. Grande artista, condoglianze alla famiglia

  2. Ho ricordi dell’inaugurazione del suo dipinto al comune di Oliena il 17.05.2016 R.I.P.

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