di TONINO OPPES
Sognano ad occhi chiusi i due innamorati, teneramente abbracciati. Bastano pochi colori per descrivere una storia di grande tenerezza: predominano il giallo ocra, sullo sfondo e, in primo piano, il viola sfumato della camicia della ragazza.
Quanta serenità c’è anche in quella distesa marina: un delfino danza e ci regala il sapore della libertà mentre disegna cerchi e, nel cielo, la luna si confonde con il sole prendendo in prestito il colore dagli abissi.
Queste due opere, ma tante altre, documentano il rapporto con l’arte, essenziale ed efficace, di Anna Baches che si affida sempre alla delicatezza e alla semplicità del tratto qualunque cosa dipinga.
Nata a Houston, nel Texas, padre americano e madre sarda, la giovane pittrice rientrata a Cagliari cinque anni fa dopo aver vissuto a lungo, per motivi di studio e poi di lavoro, tra Roma, gli Usa, dove ha studiato cinema e recitazione, e Londra dove ha fatto teatro con il marito.
I suoi lavori si basano spesso su fotografie, disegni, video, a volte accompagnati da colori acrilici o ad olio, traggono spesso ispirazione dal vissuto. Cosa serve per dipingere? Anna, così si firma, con il suo estro è entrata nel cuore della questione trasformando quanto già esisteva in nuove forme di arte viva “servendosi” di nuove tecnologie (il suo mondo è quasi del tutto digitale) ma in particolare di quello che ognuno di noi ha a portata di mano e che, normalmente, utilizza solo per il loro uso comune come carta, tovaglioli, pareti e, appunto, foto.
Ci sono passione e amore in ogni suo tratto, dalla scelta del colore al gesto grafico quasi primordiale con segni, simboli arcaici e poetici che accompagnano punti e numeri che tessono pensieri, come il 27 racchiuso in un piccolo triangolo che compare ripetutamente, tanto da sembrare un ulteriore elemento di identificazione dell’autrice che lavora con il drawing pad e la matita del padre apprezzato artista grafico. “E’ un modo per ricongiungermi con lui ora che non c’è più” dice commossa.
La sua arte, eclettica e contemporanea, che a tratti subisce ed esprime l’influenza di Picasso e Basquiat, commuove ed emoziona. Basta osservare l’esile corpo disteso su una fetta di limone: quel dipinto diventa un simbolo artistico che con semplicità riesce ad unire la storia dell’umanità: il dolce e l’acerbo, un sapore delicato e uno aspro. Quel succo è linfa. Come lo è la figura femminile che si adagia e si fa cullare.
Ancora i colori del mare incorniciano il ritratto in primissimo piano di una giovane donna, sguardo fiero, molto bella e sicura di sé: i suoi occhi si riflettono nella profondità e mutano, come il tempo, mentre ti scrutano con una potenza disarmante ma non mettono soggezione. Sempre la donna è protagonista nella “maternità che si avvicina” e ben si lega allo splendore di due bambini dipinti dall’alto. Sono un maschietto e una femminuccia intenti a colorare gioiosamente il proprio corpo, la matita disegna piccoli cuori mentre tutto attorno è un riverbero di tonalità soavi. Per chi vuole saperne di più sui lavori di Anna segnalo la frequentatissima pagina su Instagram, che viene aggiornata continuamente in lingua italiana e inglese: Colors of 84.
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