di RICCARDO LO RE
Una vacanza in Sardegna non è da considerarsi completa senza di loro. Le grotte sono il lato profondo di questa isola straordinaria, se non addirittura il cuore. Sotto di essa scorre l’acqua, uno degli elementi vitali per le specie animali e marine. Ma che cos’è che più colpisce di queste grotte? Prima di tutto l’ignoto. Sin dalla antichità l’uomo veniva affascinato da queste aree, scolpite nella roccia dalla natura stessa. Non a caso, alcune di esse furono considerate le dimore delle ninfee o di alcune creature leggendarie. Altre invece venivano usate come luoghi culto. In ogni caso, ciò che le accomunava era sempre quell’alone di mistero, dato che all’epoca non se ne conosceva l’origine. Ora, con gli studi e le perlustrazioni, queste zone oscure sono emerse insieme alla loro bellezza. Con una luce diversa, certo, ma mantenendo tutta la loro carica attrattiva. La Sardegna ne sa qualcosa.
La Grotta di Nettuno. Si parte da quella più conosciuta. La grotta di Nettuno si trova ad Alghero, ed è lunga 4 chilometri. Solo alcune centinaia di metri sono in realtà visitabili dal pubblico, ma ciò non va a sminuire il suo splendore. Ma come si fa a raggiungerla? Esistono due modi. La prima, più rapida, è utilizzando il servizio giornaliero via mare, con partenza prevista dal porto. L’altra, più suggestiva, è a piedi, percorrendo ben 654 gradini. Sono della Escala del Cabiro, che affaccia sul mare regalando uno scorcio di rara bellezza ai turisti. In attesa di arrivare alla meta composta da laghi, labirinti e stalattiti imponenti.
Grotta di Is Zuddas. A Santadi c’è invece la grotta di Is Zuddas, un’area estesa più di 1500 metri. Anche qui, solo 500 sono permessi ai visitatori, che possono comunque rimanere ammaliati da ciò che si può trovare. Oltre ai stalattiti e agli stalagmiti della sala dell’Organo, si possono vedere i cristalli di aragonite sotto diversi aspetti. I primi sono i cosiddetti “fiori di grotta”, con una forma regolare simile a degli aghi. I secondi sono le aragoniti eccentriche, per il loro aspetto unico che li rende davvero unici.
Grotta di Santa Barbara. La scoperta della grotta di Santa Barbara a Iglesias fu frutto del caso. Prima del 1952 non si conosceva la sua esistenza, fino a quando un gruppo di minatori, durante la fase di scavi, non si trovarono di fronte a questa meraviglia. La natura sa come creare dei grandi capolavori architettonici. Non serve altro che i suoi elementi costitutivi: roccia, calcite bianco, e il tempo, che ha permesso la formazione di monumento naturale. Con l’aspetto di una grande chiesa gotica, giusto per non farsi mancare nulla.
Grotta del Bue Marino. Al golfo di Orosei, nella zona di Dorgali, si può invece visitare la grotta del Bue marino, un gioiello sotterraneo diventando uno dei maggiori poli attrattivi della regione. Dal 2016 rientra nel sistema carsico di Codula di Luna, che grazie ai suoi 70 chilometri di lunghezza, collega proprio Bue Marino con Su Palu, Monte Logos e la grotta di Su Molente, diventando la più lunga scoperta fino a questo momento in Italia. Per raggiungere Blue Marino, nome che deriva dalla foca monaca che abitava proprio queste aree, si può prendere la barca da Arbatax, Cala Gonone, Santa Maria Navarres e Caletta.
Grotta di Su Mannau. La Grotta di Mannau si trova a Fluminimaggiore, ed è considerata una delle più antiche presenti in Sardegna. Si parla di circa 15 milioni di anni, e i suoi 8 chilometri di lunghezza sono suddivisi in vari percorsi accessibili al pubblico. C’è la Sala archeologica, usata per il culto dagli antichi per via della presenza di un piccolo lago, che non è l’unico presente in questa grotta. Lì venivano accese delle lucerne a olio per adorare la Dea Madre che simboleggiava l’acqua. C’è poi Parte Speleologica, accessibile a partire dalla sala Centrale.
Grotta di Is Janas. Dietro a Is Janas, si cela una leggenda, che ancora oggi riecheggia all’interno di questa grotta. Secondo il mito, questa era la casa di tre figure leggendarie, le janas. Mezze fate, mezze streghe, erano delle creature che avevano dei grandi poteri magici. Non si spiegherebbe altrimenti l’impatto una volta entrati. A Sadali, l’incanto si trova in profondità, e si manifesta in diverse forme. La più vistosa è la cascata, che crea un sontuoso laghetto circondato dalla vegetazione.
Grotta del fico. A Banuei ci sta invece la grotta del fico. Il suo nome è stato associato alla pianta che cresceva davanti alle cavità si sviluppano lungo la scogliera, aprendo le proprie porte sul mare Mediterraneo. Gli effetti della luce; i colori che si formano sull’acqua e sulle pareti di stalattiti. Tutto questo dovrebbe bastare per partire alla scoperta di questa meraviglia, che come per la maggior parte delle grotte si può raggiungere solo via mare.
Grotta Su Marmuri. A Ulassai si chiude questo viaggio al centro del mondo. Su Marmuri (di marmo, in sardo) è la grotta più maestosa presente in Europa. La roccia non sembra volersi fermare alle basse quote. In alcuni frangenti le vette raggiungono i 70 metri di altezza. Ma non è l’unico numero a impressionare. L’ingresso è a 880 metri dal livello del mare, e una volta entrati, si può visitare i suoi 850 metri ricchi di formazioni rocciose e calcaree, con le concrezioni ancora in atto.
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